domenica 9 agosto 2009

Il Papa: sono ancora vivi i germi del nazismo. Bellissimo ed esauriente commento di Salvatore Izzo


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Riceviamo e con grande piacere ed infinita gratitudine pubblichiamo:

PAPA: SONO ANCORA VIVI I GERMI DEL NAZISMO

(AGI) - CdV, 9 ago.

(di Salvatore Izzo)

Come Papa Wojtyla aveva interpretato la sua ascesa al Pontificato anche come una chiamata per i polacchi a riscoprire la loro dignita' offuscata dalla dittatura comunista, il Pontefice tedesco si sente chiamato a sradicare i germi ancora vivi del nazismo.
Ce lo ha confermato oggi, con l'accostamento fatto all'Angelus tra i lager hitleriani e le conseguenze del nichilismo nella societa' di oggi (che ha rafforzato l'allarme lanciato mercoledi' scorso all'Udienza Generale sui rischi della "dittatura del relativismo" che esalta la liberta' individuale e non rispetta la sacralita' della vita).
"I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell'inferno che si apre sulla terra quando l'uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa e' bene e che cosa e' male, di dare la vita e la morte", ha detto infatti Benedetto XVI ricordando i due martiri di Auschwitz canonizzati dal predecessore: Edith Stein e Massimiliano Kolbe, per denunciare che "purtroppo questo triste fenomeno non e' circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto la punta culminante di una realta' ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti". Nel suo breve discorso, il Pontefice ha esortato a "riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l'umanesimo ateo e l'umanesimo cristiano; un'antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, e' giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato".
"Da una parte - ha rilevato il Pontefice - ci sono filosofie e ideologie, ma sempre piu' anche modi di pensare e di agire, che esaltano la liberta' quale unico principio dell'uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l'uomo in un dio, che fa dell'arbitrarieta' il proprio sistema di comportamento.
Dall'altra - ha continuato - abbiamo i santi, che, praticando il Vangelo della carita', rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che e' Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell'uomo, creato a immagine e somiglianza divina".
Negli ultimi mesi, Benedetto XVI e' tornato molte volte a parlare dell'ideologia che ha causato la Shoah e la seconda guerra mondiale ma anche tante sofferenze al popolo tedesco.
"La Shoah induca l'umanita' a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo", ha auspicato al termine dell'udienza di mercoledi' 28 gennaio.
"Il grido delle vittime della Shoah - che per il Papa sono state sei milioni - echeggia ancora nei nostri cuori, e' un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza: e' il grido di Abele che sale verso l'Onnipotente", ha detto nella commovente visita allo Yad Vashem di Gerusalemme, l'11 maggio, quando per indicare quanto disumanizzante fosse la follia del nazismo ha esclamato: "per quanto ci si sforzi, non si puo' mai portare via il nome ad un altro essere umano".
Tutto questo Benedetto XVI lo aveva riconosciuto lucidamente fin dal viaggio in Polonia del maggio 2006, nel discorso di Auschwitz, facendo sue le domande radicali dei salmisti a un Dio che appare "silente ed assente".
E tre anni dopo, lasciando Israele, ha rievocato l'emozione di "quella visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz, dove cosi' tanti Ebrei - madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici - furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un'ideologia di antisemitismo e odio".
"Quello spaventoso capitolo della storia - ha scandito - non deve essere mai dimenticato o negato".
Del nazismo il Papa ha parlato recentemente anche a partire dalla propria esperienza personale. "La nostra vita e' stata segnata dalle sofferenze del nazismo e della guerra", ha ricordato il 17 gennaio parlando in occasione del Concerto offerto dalla diocesi di Ratisbona per l'85esimo compleanno di suo fratello, mons. Georg.
La famiglia Ratzinger fu infatti vittima, come tante altre in Germania, della macchina di morte del regime nazista contro "i malati o i difettosi": un cugino, poco piu' giovane di Joseph e Georg, nato con la sindrome di Down, fu portato via dalla sua casa nella Baviera sud-orientale in base alle nuove disposizioni del Terzo Reich, che proibivano ai figli handicappati di rimanere coi propri genitori. Di fronte alle vibrate proteste dei familiari, gli inviati del Reich si mostrarono inflessibili: nessuno vide mai piu' il ragazzino. Molto tempo dopo la famiglia ricevette la notizia che il piccolo era morto. Questo dramma ha segnato profondamente entrambi i fratelli Ratzinger.
Appena un mese dopo quel Concerto, il 21 febbraio, incontrando la Pontificia Accademia della Vita in occasione di un simposio sulle nuove frontiere della genetica, il Papa ha denunciato con forza il rischio di un ritorno a forme di eutanasia eugenetica che il mondo ha gia' conosciuto ad esempio nell'antica Roma, dove i bambini handicappati venivano gettati dalla Rupe Tarpea, e nella Germania nazista.
Nella societa' di oggi, ha detto in quell'occasione Benedetto XVI agli scienziati riunti in Vaticano, "si tende a privilegiare le capacita' operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica a detrimento di altre dimensioni dell'esistenza non ritenute degne.
Viene cosi' indebolito il rispetto che e' dovuto a ogni essere umano, anche in presenza di un difetto nel suo sviluppo o di una malattia genetica che potra' manifestarsi nel corso della sua vita, e sono penalizzati fin dal concepimento quei figli la cui vita e' giudicata come non degna di essere vissuta".
Il Papa ha ricordato le proprie sofferenze in Germania durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale anche nel viaggio dello scorso marzo in Africa.
"Provengo - ha confidato nel discorso all'aeroporto di Luanda - da un Paese dove la pace e la fraternita' sono care ai cuori di tutti i suoi abitanti, in particolare di quanti, come me, hanno conosciuto la guerra e la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa Nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell'oppressione".
Ma e' stato nell'omelia della messa crismale, all'inizio della settimana santa di quest'anno, che il Pontefice tedesco ha confidato fino in fondo i suoi timori di un ritorno sotto altre forme di questo spettro: l'esaltazione della liberta' individuale che sembra dominare la cultura contemporanea ha radici in una visione dell'uomo molto pericolosa, quella di Friedrich Nietzsche, l'ispiratore del nazismo.
Una denuncia, quella del Pontefice, che scaturisce dall'osservazione che "le opinioni predominanti" sul tema della liberta', ovvero "i criteri secondo cui ci misuriamo", rimangono "in fin dei conti, nella superficialita' di tutto cio' che, di solito, s'impone all'uomo di oggi".
E dunque qualunque abominio culturale, a cominciare proprio dalla giustificazione dell'eugenetica, rischia di "passare" nella mentalita' di oggi senza che nessuno faccia nulla per impedirlo.
"Friedrich Nietzsche - ha ricordato il Papa - ha dileggiato l'umilta' e l'obbedienza come virtu' servili, mediante le quali gli uomini sarebbero stati repressi. Ha messo al loro posto la fierezza e la liberta' assoluta dell'uomo".
Di "cattivi maestri", infine, e' tornato a parlare nella Veglia di Pasqua : "persone dalle quali promana un'atmosfera come da uno stagno con acqua stantia o addirittura avvelenata".

© Copyright (AGI)

3 commenti:

sonny ha detto...

Salvatore Izzo for president.

Fabiola ha detto...

Bello.
L'Angelus odierno mi ha fatto ripensare al testo di De Lubac: Il dramma dell'umanesimo ateo. "La morte di Dio porta, inevitabilmente, con sé la morte dell'uomo." E,insieme, ad alcuni versi di Ungaretti che sono riecheggiati, quasi testuali, nelle parole di Benedetto:

'Vedo ora nella notte triste, imparo
So che L'INFERNO S'APRE SULLA TERRA
Su misura di quanto
L'uomo si sottrae, folle,
Alla purezza della Tua Passione.'
( da IL DOLORE-Mio Fiume anche tu)

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che fa onore alla verità e contribuisce, con il Santo Padre a diffonderla. Grazie