martedì 4 agosto 2009

L’eclissi del sacerdozio. Dal 1978 a oggi il numero dei sacerdoti è calato drasticamente in Italia e nel mondo: analisi (30Giorni)


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L’eclissi del sacerdozio

Dal 1978 a oggi il numero dei sacerdoti è calato drasticamente in Italia e nel mondo. L’Annuarium Statisticum Ecclesiae fotografa una situazione drammatica che pone domande

di Stefano Fachin

Professore ordinario di Statistica economica, Facoltà di Scienze statistiche - Università di Roma “La Sapienza”

La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato da poco l’ultimo volume dell’ Annuarium Statisticum Ecclesiae, con i suoi numeri su sacerdoti, seminaristi, abbandoni del sacerdozio e del seminario, oltre ai numeri riguardanti i fedeli (i battesimi, le prime comunioni, le cresime, ecc.).
Un susseguirsi di aride cifre che sicuramente non possono misurare la grazia di Dio sulla terra, ma certo hanno un loro valore intrinseco, sono una sorta di fotografia della situazione della Chiesa cattolica in Italia e nel mondo. Statistiche che forniscono indicazioni e chiavi di lettura e che a volte, pur nella loro semplice realtà numerica, sorprendono. Tra le tante cifre riportate nell’Annuarium Statisticum abbiamo analizzato soprattutto quelle relative ai sacerdoti, ministero che nel testo edito dalla Libreria Editrice Vaticana viene definito con felice espressione: «Forza lavoro per l’apostolato».

Sacerdoti in Italia

Secondo le ultime rilevazioni, relative al 2006, i sacerdoti diocesani in Italia sono 33.409. Nel 1978, anno della morte di Montini e Luciani e dell’ascesa al soglio di Pietro di papa Wojtyla, erano 41.627, ovvero il 25% in più. Un calo notevole, dopo un decennio, quello degli anni Settanta, che aveva fatto registrare sì un declino, ma non molto rilevante, dal momento che nel 1971 i sacerdoti erano 42.603, solo mille in più rispetto al ’78. I fattori di questo calo sono ovvi: gli ingressi, ossia le ordinazioni, sono stati di gran lunga inferiori alle uscite, ovvero i decessi (l’altra causa di uscita, l’abbandono dell’abito talare, è rimasta alquanto costante nel tempo e riguarda cifre esigue, che possono essere trascurate in questa sede). Insomma, a stare ai numeri, dopo un decennio di lievissima flessione, dalla fine degli anni Settanta inizia un’emorragia progressiva che ha portato, al presente, alla riduzione di un quarto dei ministri di culto inquadrati nelle diocesi italiane. Secondo i dati della Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism) pubblicati dall’Annuarium Statisticum, il calo dei sacerdoti religiosi è stato ancora più drastico: da 21.500 nel 1978 a circa 13mila nel 2007. Il 40% in meno.

È interessante anche esaminare l’età media dei sacerdoti, in particolare quelli diocesani cui in genere sono affidate le parrocchie italiane. A questo proposito si può partire da una prima constatazione: poiché nel periodo 1978-2006 si sono avute 13.430 nuove ordinazioni, circa 20mila dei 33.409 sacerdoti in servizio nel 2006, cioè il 60% del totale, è stato ordinato prima del 1978, ultimo anno di pontificato di Montini. Quindi, dal momento che la maggioranza dei sacerdoti è stata ordinata in anni piuttosto remoti, ci dobbiamo aspettare che la loro età media generale sia piuttosto elevata. In effetti, Luca Diotallevi e Stefano Molina, in un ponderoso studio fondato su dati dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero (La parabola del clero, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2005), calcolano al 2003 un’età media di ben sessant’anni, con quasi il 13% di ultraottantenni e il 19% scarso con meno di quarant’anni.

Uno dei dati che emergono da questo studio è l’innalzamento dell’età in cui si giunge all’ordinazione sacerdotale (è quanto avvenuto negli anni anche per l’età del matrimonio o del passaggio dalla scuola al lavoro): in media nel 1978 si giungeva all’ordinazione a 27 anni, mentre nei primi anni del nuovo millennio, dopo i trent’anni; un fattore, questo, che va ulteriormente a incidere sull’anzianità dei sacerdoti ordinati in questi ultimi tre decenni, i quali di conseguenza hanno un’età media non particolarmente verde (circa quarantadue anni).

L’età media indicata sarebbe ancora più alta se prendessimo in considerazione solo i preti italiani. Infatti, ad abbassare l’età media dei sacerdoti che prestavano servizio in Italia nel 2003, concorreva il fatto che tra loro c’erano anche circa 1.500 sacerdoti stranieri (quasi il 5% del totale), la cui età media era di 44 anni, molto più bassa di quella degli italiani. Una “legione straniera” sparpagliata nel territorio in maniera niente affatto uniforme: nel Lazio la quota degli stranieri era addirittura del 21%, attorno al 10% in Abruzzo, Umbria e Toscana; all’opposto, era meno dell’1% in Lombardia. Per la gran parte (80%) gli stranieri provenivano da Paesi non occidentali: Africa (24%), Europa orientale (23%) e America Latina (20%). Circa il 10% risultava di origine asiatica.
Questi numeri presumibilmente non hanno subito cambiamenti notevoli negli ultimi anni e dicono di un clero italiano che necessita di un significativo aiuto esterno perché riesca ad andare incontro alle necessità della Chiesa e dei fedeli.

Italia: proiezioni future

La constatazione di un clero sempre più invecchiato, al di là di facili e forse gratuite considerazioni circa la vivacità o meno di una comunità sociale, ha ovvie ricadute sul futuro che, a meno di miracoli, vedrà una sempre più tragica emorragia di sacerdoti in Italia. In uno dei capitoli dello studio di Diotallevi e Molina, ancora di stretta attualità come confermano i numeri degli ultimi annuari statistici, si cerca proprio di delineare possibili scenari futuri, provando a far interagire fattori come la mortalità dei sacerdoti e le nuove ordinazioni. Gli effetti della prima si possono stimare utilizzando le probabilità di sopravvivenza medie (ovvero le probabilità di un individuo di una data età di essere ancora in vita l’anno seguente) per la popolazione maschile pubblicate dall’Istat, mentre per le seconde, tra i molti possibili, si possono ipotizzare due principali scenari diversi. Assumendo per il futuro un numero di ordinazioni di nuovi sacerdoti italiani stabile alla media 1993-2003, ovvero circa 420 annue, il primo scenario prevede che nel 2023 in Italia ci saranno circa 22.800 sacerdoti, quasi il 30% in meno rispetto al 2006.
Questa proiezione ha però il difetto di prescindere da un fattore importante, ovvero la sempre più bassa natalità italiana. Ciò comporta un restringimento delle classi di età più giovani, quelle dalle quali, normalmente, provengono le nuove vocazioni. Tenendo conto proprio di questo dato, il secondo scenario prospettato nello studio di Diotallevi e Molina (quello più credibile), parte dall’assunto che le ordinazioni rimangano costanti non in assoluto, ma relativamente al numero di giovani italiani anno per anno: in questo modo il numero di preti italiani che ci possiamo aspettare nel 2023 diventa circa 21.300, ovvero due terzi degli attuali.
In entrambi i casi per avere il totale dei preti diocesani in Italia dobbiamo aggiungere a queste cifre i sacerdoti di origine straniera. Ipotizzando che i flussi di «importazione di personale», come sono definiti nel testo di Diotallevi e Molina, si mantengano sui livelli degli ultimi anni (circa 70 all’anno), la “legione straniera” dei preti diocesani raggiungerà nel 2023 la ragguardevole quota di 2.600 unità circa. Il totale dei preti diocesani attivi in Italia sarà quindi nei due scenari rispettivamente pari a 25.400 o 23.900 unità (di cui il 10-11% stranieri), circa un 70-75% dei 33.409 presenti oggi.
Ma si tratta di scenari affidabili? Per rispondere occorre analizzare i due fattori che sono alla base delle proiezioni dello studio della Fondazione Agnelli, ovvero la probabilità di sopravvivenza (che dà informazioni sulla sopravvivenza negli anni dei sacerdoti attualmente in servizio) e le ipotesi circa il numero di ordinazioni future. La prima, eguagliando la probabilità di sopravvivenza dei sacerdoti a quella della media maschile italiana, è credibile.
Il principale punto critico, invece, riguarda le ipotesi sulle future ordinazioni annue. Innanzitutto, è da chiedersi se dall’Europa orientale, dall’Africa e dall’America Latina continuerà a esserci un’identica disponibilità di giovani sacerdoti da inviare nel nostro Paese. È possibile, infatti, che anche nei continenti di “esportazione” possa esserci un calo di vocazioni; oppure, ed è il caso dei Paesi dove la crescita del numero dei battezzati è particolarmente veloce, potrebbe verificarsi che le necessità pastorali locali scoraggino fenomeni di emigrazione ecclesiale. Inoltre, proiettare nel futuro una media relativa agli anni 1993-2003 laddove i seminari vanno sempre più svuotandosi, come annotato anche dall’Annuarium Statisticum, rischia di portare a valutazioni eccessivamente positive. In effetti, se si osserva il numero di seminaristi, si vede come dal ’78 i valori siano costanti fino alla metà degli anni Ottanta, per impennarsi una prima volta nel 1986 (+13%, 498 studenti in più) e una seconda, dopo alcuni anni di stagnazione, nel 1992-93 (+8%, 288 studenti in più). Da allora ha inizio una flessione lenta ma pressoché costante, che ne ha ridotto il numero del 20% (corrispondente a quasi 800 unità), rispetto al massimo raggiunto nel 1992-93.
È ovviamente impossibile sapere se questa tendenza negativa continuerà nel tempo, si arresterà o aumenterà, ma, certamente, si tratta di un indizio che, insieme ad altri, suggerisce di considerare la stima di 24-25mila sacerdoti diocesani al 2023 come probabilmente ottimistica.
Un’annotazione a margine riguarda infine un accenno contenuto nello studio di Diotallevi e Molina che forse meriterebbe un articolo a parte, ma certo è indicatore più di altri del cambiamento avvenuto nella società italiana: mettendo a confronto la percentuale per abitante di alcune categorie professionali (notai, ricercatori universitari, ecc.) con quella dei sacerdoti, si scopre che la densità di psicologi in Italia (0,66 per mille abitanti) è più alta di quella dei sacerdoti (0,58 per mille)...

Sacerdoti nel mondo

La tendenza negativa del numero dei sacerdoti non è un fenomeno esclusivamente italiano, ma è comune a tutti i Paesi dell’Occidente: dal 1978 al 2006 il calo dei sacerdoti diocesani è stato del 17% nell’America del Nord e del 20% in Europa. Al contrario, nello stesso arco di tempo, il numero dei sacerdoti africani è invece quadruplicato (da 5.500 a oltre 22mila), cresciuto del 137% in Asia (da 12.700 a oltre 30mila) e quasi raddoppiato (da 23.500 a 43.500, +86%) in America Latina (America del Sud, America centrale e Antille). A livello mondiale il numero dei sacerdoti diocesani, pur leggermente in crescita, non riesce tuttavia a tenere il passo del numero dei battezzati (+5% contro +48%).
Diversa la curva che indica il numero dei sacerdoti incardinati negli ordini religiosi. Anche se la maggiore mobilità dei religiosi (con spostamenti addirittura tra un continente e l’altro) rende i confronti geografici non del tutto appropriati, i dati forniscono comunque alcune interessanti indicazioni di massima. Innanzitutto, a livello mondiale, tra il 1978 e il 2006 si registra una sensibile flessione (-14%, da quasi 158mila a poco più di 136mila). Nel dettaglio geografico, questo calo è fortissimo in Nord America (-36%), ampio in Europa (-22%) e, sorprendentemente, non trascurabile nemmeno in America Latina (-8%). In Africa, dove pure, come abbiamo visto, la crescita dei sacerdoti diocesani è stata impetuosa, il numero di quelli religiosi è stabile. In conclusione, l’unica parte del mondo in cui si nota una crescita è l’Asia, dove si è passati da 13.500 a oltre 21mila (+57%).
Considerando l’insieme dei sacerdoti dal ’78 a oggi, sia diocesani che appartenenti a ordini religiosi, troviamo un numero a livello mondiale in leggera flessione (-2%, da 416mila a 407mila), come conseguenza di dinamiche tuttavia molto eterogenee: da una parte Africa e Asia (quasi 100% in più) e America Latina (+36%) e dall’altra Nord America ed Europa (rispettivamente -25% e -20%). Poiché nel frattempo in molte parti del mondo è risultata sostenuta la crescita del numero dei battezzati, che sono passati in totale da poco meno di 764 milioni nel 1978 a quasi un miliardo e 131 milioni nel 2006, la situazione del numero di preti in relazione a quello dei battezzati offre un quadro un po’ più negativo. A livello mondiale, il numero di preti per 100mila battezzati è infatti calato considerevolmente, da 55 a 36 (in altri termini, da un prete ogni circa 1.800 battezzati a uno ogni 2.800). Anche se con notevoli differenze tra continenti, la flessione è comune a tutto il mondo.
Oltre che in Nord America (da 120 a 65, quasi il 50% in meno) ed Europa (da 92 a 70), il calo è notevole anche in Africa, da 31 a 21 preti per 100mila battezzati (ovvero da 3.200 a 4.800 battezzati per sacerdote), mentre è invece minimo in America Latina e in Asia (rispettivamente, da 16 a 14 e da 44 a 43 preti per 100mila battezzati). Da notare che il carico pastorale in queste ultime due aree è molto diverso: nel 2006 oltre 7.000 fedeli per sacerdote in America Latina, il valore massimo mondiale, contro i circa 2.300 in Asia (un dato non lontano dai circa 1.500 di Europa e Nord America).
Insomma, un quadro con luci e ombre (e più ombre che luci) che, nella sua nuda realtà statistica, sembra confermare l’accenno del Papa contenuto nella recente lettera inviata ai vescovi (10 marzo 2009), nella quale Benedetto XVI scriveva: «Nel nostro tempo in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento».

© Copyright 30Giorni, maggio 2009

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessantissimo fare una comparazione percentuale (è chiaro che numericamente non avrebbe senso) con la crescita dei sacerdoti "tradizionali" (fino al 1988 solo della FSSPX, da quella data in poi anche degli altri istituti Ecclesia Dei). Esiste tale tabella o qualcuno potrebbe farla?

Antonello

massimo ha detto...

sarebbe interessante incrociare le cause e rifletterci sopra,vedere cosa succede nelle chiese anglicane dove avendo perso gran parte dell'ortodossia della "dottrina" e la tradizione s'è perso tutto.loro non avranno più vocazioni,in pochissimi anni anche dopo aver ordianto donne e gay.....
chediamoci quanta causa ha avuto una lettura,una applicazione "progressiata" e ideologica del concilio V.II,..........

Anonimo ha detto...

Vorrei chiedere ad "Anonimo" per quale ragione ritenene "interessantissimo" sapere se esiste la tabella a cui fa riferimento. Cosa intende dimostrare, anche ci fosse una comparazione di questo tipo? Pura interesse personale, niente di chè.

Ciao e Buona Giornata a tutt*

Matteo.

Raffaella ha detto...

Segnalo due articoli:

I numeri considerevoli della Fraternità San Pio X (Messainlatino)

Les Ordres religieux fidèles à la Tradition (La Porte Latine)

R.

massimo ha detto...

appunto,Raffa,tenendo conto della grave crisi demografica dei paesi occidentali vi sono ordini religiosi che le vocazioni le hanno,talvolta in paesi ormai per la maggioranza(di questi numeri)si presentano come paesi secolarizzati,atei o peggio,perchè è il peggio davvero,laicisti,questi ordini sono fedeli al magistero petrino,hanno in grande considerazione lo studio della teologia sui padri e su san Tommaso,e considerano l'obbedienza la virtù attraverso la quale ci si può assimilare completamente all'amore di Cristo.queste cominità vivono il vangelo con entusiasmo e radicalmente,hanno molte vocazioni,un molto che io incrocio sempre con i numeri della demografia dei territori da cui questi "ragazzi" vengono.dico questo perchè propio ieri festa a Bologna di San Domenico sono arrivati alcuni religiosi "nuovi" accompagnati da altri,i loro compagni di studi e dalle loro famiglie(con un sacco di vivacissimi marmocchi)i "nuovi"religiosi sono tutti giovani,contenti,pieni di entusiasmo,così come le loro famiglie,(è la gioia del vangelo che benedetto XVI ci indica come senso di vita)e sono per me motivo di speranza,questi"nuovi"vengono dalla francia e dalla svizzera.
ciao a tutti.