lunedì 9 novembre 2009

L'accoglienza di «Brescia fedele» (Osservatore Romano)


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L'accoglienza di «Brescia fedele»

dal nostro inviato Gianluca Biccini

Brixia fidelis, "Brescia fedele" ha accolto con entusiasmo Benedetto XVI in visita pastorale domenica 8 novembre. Nonostante la giornata piovosa, lungo il tragitto - dall'aeroporto di Ghedi a Botticino Sera, alla città capoluogo, a Concesio - migliaia di persone si sono riversate nelle strade per salutare il Pontefice, venuto a rendere omaggio a Papa Paolo VI.
La diocesi che ha dato i natali al servo di Dio, la terra in cui Giovanni Battista Montini maturò la sua vocazione sacerdotale, ha vissuto una giornata di festa e di preghiera con Papa Ratzinger, che ha voluto ricordare "il legame di affetto e devozione" con il Pontefice bresciano, risalente - come egli stesso ha spiegato - "agli anni del Concilio".
E Benedetto XVI in occasione del suo diciassettesimo viaggio apostolico in Italia ha reso onore alla memoria di questo "maestro di vita e coraggioso testimone di speranza", esaltandone "la personalità e la dottrina", la sua lezione che rappresenta ancora oggi "un dono inestimabile per la Chiesa".
Un viaggio - il secondo in Lombardia, dopo quello a Vigevano e Pavia del maggio 2007 - tutto nel segno del predecessore, che il Pontefice ha voluto suggellare inaugurando la nuova sede dell'Istituto Paolo VI a Concesio, proprio nella casa dove il futuro Papa nacque. In dono ha portato due manoscritti montiniani. Sono i testi del discorso per l'udienza in occasione del iv centenario della Pia Opera dei Bresciani in Roma, del 12 novembre 1969, e dell'omelia nella basilica vaticana nell'ottantesimo anniversario della Rerum novarum, del 16 maggio 1971.
Durante le dieci ore trascorse a Brescia e a Concesio, Benedetto XVI ha anche sostato a Botticino Sera, dove ha pronunciato un discorso non previsto uscendo dalla chiesa parrocchiale in cui riposano i resti mortali di sant'Arcangelo Tadini (1846-1912), il sacerdote bresciano canonizzato in San Pietro il 26 aprile scorso.
L'elicottero con a bordo il Pontefice e il suo seguito aveva lasciato l'eliporto vaticano alle ore 8, diretto allo scalo di Roma-Ciampino, da dove Benedetto XVI era partito in aereo alla volta di Brescia. Lo accompagnavano il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, originario della diocesi lombarda; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia; il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Papa; il medico personale, Patrizio Polisca; il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, il passionista Ciro Benedettini; e il direttore del nostro giornale.
All'arrivo allo scalo militare di Ghedi, l'accoglienza del vescovo di Brescia Luciano Monari e, in rappresentanza del Governo italiano, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta - che per la seconda volta, dopo Cagliari, ha viaggiato sul volo papale - accompagnato dall'Ambasciatore presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi; del presidente della regione Roberto Formigoni, del sindaco di Brescia Adriano Paroli.
Nel percorso compiuto in papamobile, prima di raggiungere Botticino, Benedetto XVI ha attraversato Visano, Castenedolo, Virle e Rezzato. Ovunque fedeli incuranti del tempo inclemente che sventolavano bandierine con i colori del Vaticano. "Ne abbiamo distribuite ventimila", ha riferito uno degli organizzatori. Sulla soglia della chiesa dove ha speso la sua vita sacerdotale Arcangelo Tadini, hanno accolto il Papa il parroco don Raffaele Licini e il sindaco Mario Sonetti. Con i tanti bambini raccoltisi sul sagrato, le suore operaie della Santa Casa di Nazareth, la congregazione religiosa fondata dal santo.
Poi l'ingresso a Brescia - dove era già stato da cardinale il 22 marzo 1986 - passando attraverso il quartiere periferico di Sant'Eufemia: striscioni lungo i viali, tanta gente alla finestra e dietro le transenne, gioiose manifestazioni di benvenuto, come il suono delle campane del seminario comboniano e le percussioni improvvisate da un gruppo di africani davanti alla chiesa dei santi Faustino e Giovita, patroni della diocesi. Rappresentavano il desiderio di integrazione dei tanti immigrati in questa laboriosa provincia.
Il Pontefice è anche transitato, benedicendola, davanti alla stele che in Piazza della Loggia ricorda l'attentato terroristico del 28 maggio 1974, in cui morirono otto persone e novantaquattro rimasero ferite.
Giunto sul sagrato del Duomo, quando la pioggia si faceva più fitta, il Papa ha ricevuto i fragorosi saluti dei tanti giovani presenti e quelli ufficiali del vescovo e del primo cittadino. Quindi è entrato nel tempio - dov'erano ad attenderlo i canonici - per una breve sosta davanti al monumento bronzeo di Paolo VI. All'interno del duomo si trovavano i seminaristi, con i quali ha posato per la foto ricordo; e gli ammalati, che hanno seguito la celebrazione al coperto attraverso gli schermi e che alla fine hanno ricevuto la sua benedizione.
Con il Papa in piazza Paolo VI hanno concelebrato monsignor Monari e i cardinali Re, Dionigi Tettamanzi, arcivescovo metropolita di Milano, e Paul Poupard, gli arcivescovi Filoni e Harvey, il vescovo De Nicolò, monsignor Gänswein, una trentina di presuli lombardi e quattrocento sacerdoti locali.
Alla preghiera dei fedeli, un'intenzione per le famiglie colpite dalla crisi economica. Al termine del rito, con un'ora di ritardo sul programma, il Papa ha guidato l'Angelus. Tra i dodicimila presenti, anche il ministro italiano dell'istruzione, università e ricerca, Mariastella Gelmini. Altri hanno seguito attraverso i maxischermi collocati negli spazi adiacenti.
La mattina del Papa si è conclusa nel cuore della città, al Centro pastorale Paolo VI, dove ha salutato il comitato organizzatore, capace di mobilitare ben duemila volontari. Diretta da monsignor Gianfranco Mescher, la struttura ha ospitato l'Istituto Paolo VI fino al recente trasferimento a Concesio. Al pranzo ha partecipato anche il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano.
Nel pomeriggio, la visita alla cittadina dove il 26 settembre 1897 vide la luce Giovanni Battista Montini. Qui capannelli di gente si sono formati anche lungo i tratti del percorso che non erano stati transennati. Nella casa natale del futuro Pontefice - dov'è stato accolto dal sindaco Stefano Retali e del presidente dell'Istituto Paolo VI Giuseppe Camadini - Benedetto XVI ha incontrato le Figlie di Maria Ausiliatrice, che se ne prendono cura, e alcuni discendenti della famiglia Montini. Poi ha visitato le varie stanze divenute un museo della memoria di Paolo VI e a piedi ha raggiunto la nuova sede dell'Istituto intitolato al Papa bresciano, realizzata nel terreno adiacente. Benedetto XVI ha firmato il libro degli ospiti di casa Montini con la stessa penna stilografica usata nel 1982 da Giovanni Paolo II. Centro internazionale per i ricercatori interessati all'approfondimento della conoscenza della figura e dell'opera del Pontefice lombardo, l'Istituto ha avuto come primo segretario generale Nello Vian.
Nell'Auditorium della moderna struttura si è svolta la cerimonia per l'inaugurazione, durante la quale è stato assegnato alla collana francese "Sources Chrétiennes" il sesto Premio internazionale Paolo VI, ritirato dal direttore Bernard Meunier.
Infine Benedetto XVI si è recato nella frazione di Concesio Pieve, accolto dal parroco monsignor Dino Osio nella chiesa di Sant'Antonino, dove Montini fu battezzato. Qui il Papa si è congedato dalla comunità, prima del trasferimento all'aeroporto di Ghedi, il decollo alla volta di Ciampino, l'atterraggio e il rientro in auto in Vaticano.

(©L'Osservatore Romano - 9-10 novembre 2009)

4 commenti:

sam ha detto...

"Brixia Fidelis"...Cara Raffaella, il libretto della Celebrazione di ieri a Brescia si apriva con un breve discorso di Papa Montini ai suoi fedeli Bresciani in visita a Roma. Ho trovato quel discorso molto significativo e interessante.
Però il libretto della celebrazione di ieri sul sito Vatican.va non l'ho trovato.
Ce l'hai per caso tu da qualche parte nella tua miniera o te lo ricopio stanotte?

Raffaella ha detto...

Ciao Sam, purtroppo la mia fonte per i libretti e' il sito del Vaticano.
:-(

sam ha detto...

Per risparmiare tempo speravo di trovarlo tra i discorsi di Paolo VI nell'archivio dei Papa su Vatican.va. Invece c'è un altro discorso fatto nella stessa data in altra circostanza, ma quello riportato sul libretto della celbrazione di ieri, edito a cura del Comitato per la vistia del Santo Padre, con l'approvazione dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, non c'è.
Quindi è veramente una chicca che merita la trascrizione.
A più tardi.

sam ha detto...

BRIXIA FIDELIS FIDEI ET JUSTITIAE SACRAVIT

Daremo un saluto anche a questi che vengono dalla nostra sempre cara e sempre ricordata città. Li ringraziamo di questo atto di filiale devozione che ci dice i sentimenti buoni e fedeli con cui certamente essi attendano a far onore non solo al nome civile della città ma al nome tradizionale e... cristiano.
Pensiamo sempre alla iscrizione scolpita sul frontone del palazzo comunale "Brixia fidelis fidei et justitiae sacravit", vero? Che è una bella eredità, direi un bel testamento fatto dai nostri padri sulla loro casa, ospite della comunità cittadina, per dire "Brescia sta ferma". E c'è in questa fermezza e in questa coerenza storica e spirituale della tradizione una parentela spirituale con Roma che è fondata anch'essa su una grande fedeltà e questa voluta da Gesù Cristo; la fedeltà di uno che un giorno si chiamava Simone e che Gesù l'ha voluto chiamare Pietra, per dire "questo rimane, qui non si scherza" e bisogna sfidare il tempo, bisogna sfidare le difficoltà, bisogna sfidare, direi, anche le interne vicissitudini e precarietà della vita umana, qualche cosa che non si muove e che sostiene e che fa da base a tutto l'edificio della storia cristiana, custodito appunto sulla Pietra apostolica.
E così voi che venite a salutare San Pietro e l'umile suo successore, vostro concittadino, fortificate nelle vostre anime questo sentimento di fedeltà, questo è atto che tutti devono fare continuamente, ma che voi sapete diventato di maggior attualità nel nostro tempo. Perchè?
Ma perchè nel nostro tempo le cose sono più mutevoli, sono più labili, sono più effimere. C'è tutto uno spirito anche buono, ma di continuo cambiamento, di progresso, di evoluzione, di trasformazione e così sta bene, dicemmo, purchè quello che è eterno, quello che è indispensabile, quello su cui si definisce il destino dell'uomo, la Fede, resti immobile, resti fissa, anzi si alimenti dello stesso processo di trasformazione a cui la vita moderna è soggetta, per rinvigorirsi, per certificarsi, per dare testimonianza della sua necessità e della sua missione.
Se vogliamo convertire il paragone della pietra che è cosa immobile, è cosa statica, in un altro che invece può essere specchio e esempio di cosa viva, dobbiamo usare l'albero! L'albero affronta tutte le stagioni, tutti gli anni e se è veramente albero sano, vivo, sì, ad ogni primavera avrà fronde nuove e ad ogni autunno frutti nuovi; ma la radice, ma il tronco, ma la vita di questa efflorescenza, di questo albero, rimane quello che era. E questa è l'immagine della nostra esistenza: dobbiamo avere una grande vitalità e una grande fedeltà.
E noi auguriamo, anche per esperienza che ne abbiamo personalmente avuto, per il bene che a noi stessi ha fatto questa esperienza, la riconoscenza che dobbiamo all'educazione ricevuta nella nostra Diocesi di origine e per l'augurio che abbiamo sempre nel cuore per Brixia Fidelis, che sia tutto la vostra esperienza: di essere fedeli all'eredità dei padri, la Fede cristiana, ed essere molto vivi e molto bravi per affrontare i tempi, come le leggi della nostra esistenza pur lo richiedono, moderni e fedeli. Siamo d'accordo?

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29 gennaio 1966