martedì 27 gennaio 2009
Intervista a Francesco Cossiga: «Che c’entra il Papa? È Williamson che sparla sulla Shoah» (Rodari)
Vedi anche:
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Baget Bozzo: L’Olocausto non c’entra. Il Pontefice vuole sanare uno scisma
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Prof. Paolo Prodi: «Il ritorno all'ovile può servire a battere l'antisemitismo» (Zuccolini)
Melloni: «Riassorbire i negazionisti? Così si disorienta la Chiesa» (Conti)
Avanti con le pietre e le frecce! Domanda ai giornaloni: non vi sembra di esagerare montando la polemica su una falsità?
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Prolusione del card. Bagnasco: il commento di Andrea Tornielli
Giornata della Memoria: lo speciale dell'Osservatore Romano. Anna Foa: L'antisemitismo unico movente dei negazionisti
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Gattegna (Ucei): Riabilitazione Williamson fatto interno Chiesa. Male sue parole e concomitanza con revoca scomunica (come??????)
"Pseudo Berlicche" scrive a "pseudo Malacoda": ci siamo distratti per un attimo e guarda che cosa ha combinato il Papa! :-))
La Chiesa in Italia presidio sul territorio per rispondere ai bisogni di tutti. La prolusione del card. Bagnasco (Osservatore Romano)
CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI: LA PROLUSIONE DEL CARD. BAGNASCO
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Dichiarazione del card. Ricard (Bordeaux) sulla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani
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Dall’Islam a Obama, un mese di passione per il Papa (Tornielli)
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BENEDETTO XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI VESCOVI LEFEBVRIANI: LO SPECIALE DEL BLOG
Intervista a Francesco Cossiga: «Che c’entra il Papa? È Williamson che sparla sulla Shoah»
di Paolo Rodari
Gen 27, 2009 il Riformista
Presidente Francesco Cossiga, gli ebrei hanno detto che attendono dal Papa un «gesto positivo». Lo accusano perché tra i quattro vescovi lefebvriani ai quali egli ha concesso la revoca della scomunica c’è Richard Williamson il quale, qualche settimana fa, negò in un’intervista l’esistenza delle camere a gas naziste…
Lei ha detto bene. Williamson ha negato l’esistenza delle camere a gas ma non ha negato l’Olocausto. Questo va detto come premessa.
Comunque una frase ridicola…
Sì. Ma probabilmente Williamson “non c’è con la testa”. Le sue dichiarazioni andrebbero meno valorizzate.
Da quando Joseph Ratzinger è stato eletto Papa questo è il momento più duro nei rapporti Chiesa cattolica-ebrei?
Non è un momento facile. Ma non bisogna dimenticare che un forte sentimento antiebraico è connaturato al popolo cattolico. E non bastano di certo due Pontefici (mi riferisco a Wojtyla e a Ratzinger) a eliminarlo.
Benedetto XVI come sta lavorando con gli ebrei?
Più di quello che ha fatto cosa deve fare? Durante il suo primo viaggio apostolico fuori i confini italiani (in Germania) visitò la Sinagoga di Colonia. E lo scorso aprile, negli Stati Uniti, ha visitato la Sinagoga di Park East a New York, accolto dal rabbino Arthur Schneier. C’era la moglie di Schneier: era vestita di nero, con tanto di velo. Quando ha visto il Papa gli ha pure baciato l’anello, segno di una profonda stima verso di lui.
Nell’introduzione all’ultimo libro di Marcello Pera, Benedetto XVI spiega come un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non sia possibile, mentre urge un dialogo interculturale. Forse un certo malcontento ebraico verso il Papa nasce anche da questa affermazione?
È singolare come un Papa attento gli ebrei, un Papa ecumenico (il suo è un “ecumenismo realista”) come è Benedetto XVI, non venga capito proprio su questi temi. Egli ha detto una cosa ovvia: il dialogo interreligioso è impossibile perché cade nel sincretismo. Più intelligente è un dialogo interculturale. Del resto anche le radici giudaico-cristiane dell’Europa altro non sono che un insieme di culture diverse: Roma, Atene e Gerusalemme.
I lefebvriani possono stare nella Chiesa cattolica?
Benedetto XVI, in quanto “Papa ecumenico”, non poteva non provarci anche con loro. È un tentativo legittimo. Ma per ora è soltanto un tentativo.
Cioè?
Cosa è successo fino a ora? Semplicemente questo: la Congregazione dei vescovi ha revocato la scomunica con un decreto. I quattro lefebvriani non erano eretici: avevano soltanto posto in essere un atto di disobbedienza, un illecito. Ovvero erano stati consacrati senza il mandato pontificio. Oggi questi quattro non sono più scomunicati, ma ciò non significa che vi sia piena comunione con Roma. La piena comunione arriverà, forse, in futuro.
La cosa ha scandalizzato molti nella stessa Chiesa.
Ha scandalizzato perché si dice che con questo decreto sia stato compiuto un passo indietro rispetto al Concilio. Ma non è così. Non c’è stato nessun confronto dottrinale coi lefebvriani. Non c’è stata alcuna trattativa. C’è stato soltanto il gesto del Papa che ha voluto revocare una scomunica comminata per disobbedienza.
Non si poteva aspettare lo svolgersi di una trattativa che portasse i lefebvriani a pronunciare parole chiare sul Concilio Vaticano II?
Credo che il Papa non abbia voluto ripetere l’errore commesso da Pio IX coi vetero-cattolici. La Chiesa vetero-cattolica raggruppa quelle comunità che si separarono da Roma nel 1870-71, in polemica con la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale promosso da Pio IX. Se il fenomeno fosse stato arginato in tempo, oggi avremmo queste comunità ancora nella Chiesa. A mio avviso Benedetto XVI non è voluto incappare nello stesso errore del suo predecessore.
© Copyright Il Riformista, 27 gennaio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Il Presidente Cossiga ha un grande dono: parla chiaro! :-)
R.
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2 commenti:
D'accordo con Raffaella: soprattutto, Cossiga non è più interessato a speculazioni politiche
Riprendo le parole o meglio la domanda leggittima che si pone Cossiga....... " Che centra il Papa? è williamson che parla sulla Shoa"
E' quello che ci stiamo chiedendo da quando è cominciata tutta questa assurda storia o meglio ancora, assurda messa in scena!
Il Papa che segue dall'inizio del suo Pontificato il tanto agognato ecumenismo, ovvero l'unità di tutti i cristiani nell'unica Chiesa, non ha fatto altro che revocare una scomunica comminiata 20 anni fa non certo per le idee o se preferite per le opinioni di un solo vescovo sulla shoa ma, per il fatto che il vescovo in questione ed altri tre erano stati ordinati tali, senza l'approvazione del Papa. Questo atto, che da molti viene giudicato anche nella chiesa sempre da esponenti della solita area come un passo in dietro in realtà non lo è per il semplice fatto che lo spirito del Concilio Vaticano II, auspicava una chiesa non preda delle facili condanne ma, del perdono. Se non sbaglio, perdonare e riaccogliere chi ha sbagliato, rientra nell'insegnamento del Vangelo quindi non vedo nessun tipo di ritorno al passato in questa decisione; decisione che non può pregiudicare il dialogo tra ebrei e cristiani, per il fatto che è un atto interno alla chiesa come lo è ad esempio la tanto contrastata beatificazione di Pio XII. Riguardo alle dichiarazioni rilasciate da Williamson e riprese ad arte per scatenare questo putiferio, è da giorni che sitamo ribadendo che sono opinioni personali, di cui il solo soggetto coinvolto è responsabile.
Non vedo, come si possa mettere vergognosamente sotto accusa il successore di Pietro nonchè Vicario di Cristo, per le opinioni dissennate, di un vescovo; piuttosto, queste opionioni sono tornate a vantaggio di coloro che, con sapiente maestria, hanno costruito e tuttora cavalcano questa polemica non solo per creare problemi al Papa ma, per convincere chi porta un grande anello al naso, che il dialogo di questo Papa con gli ebrei è inopportuno forse impossibile. Più volte ho avuto modo di dire che forse in passato un vero e sincero dialogo non c'è mai stato nel senso che non sono mai stati affrontati in modo schietto e definitivo, quei " problemi" causa di attrito; problemi che però ora vengono a galla visto che il modo di dialogare è cambiato e non è più soltanto a pacche sulle spalle e a strette di mano facendo finta vche tutto vada bene.
Questa è stata solo l'ennesima polemica, da cui hanno preso spunto coloro che un vero dialogo non lo cercano o non lo vogliono.
Del resto, non solo soltanto i Santi si pregano in chiesa ma, nessuno obbliga taluni a dilogare. Se non è Pio XII è la preghiera del Venerdì e se non è la preghiera del Venerdì sono le dichiarazioni di Williamson di cui solo lui è responsabile.
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