mercoledì 4 novembre 2009

Il crocifisso, i giudici e Natalia Ginzburg (Giuseppe Fiorentino e Francesco M. Valiante)


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La sentenza della Corte di Strasburgo

Il crocifisso, i giudici e Natalia Ginzburg

di Giuseppe Fiorentino e Francesco M. Valiante

Tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani, la sentenza emessa ieri dalla Corte di Strasburgo - che proibisce l'esposizione del crocifisso dalle aule scolastiche italiane perché sarebbe contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e al diritto dei bambini alla libertà di religione - ha colpito quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del Continente europeo.
"Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l'immagine della rivoluzione cristiana che ha sparso per il mondo l'idea dell'eguaglianza tra gli uomini fino allora assente".
A scrivere queste parole, il 22 marzo 1988, era Natalia Ginzburg sulle pagine de "l'Unità", il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, allora organo del Partito comunista italiano.
Le parole della scrittrice, a oltre vent'anni di distanza, esprimono un sentimento ancora ampiamente condiviso in Italia. Ne sono dimostrazione le tante reazioni seguite al pronunciamento della Corte europea.
Mentre il Governo italiano ha annunciato di aver presentato ricorso contro la sentenza, il mondo politico ha evidenziato quasi unanimemente la mancanza di buon senso insita nel provvedimento, ribadendo come la laicità delle istituzioni sia un valore ben diverso dalla negazione del ruolo del cristianesimo. "Stupore e rammarico" sono stati espressi in particolare dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, in una severa dichiarazione trasmessa dalla Radio Vaticana e dal Tg1.
"È grave - ha affermato - voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana". E ha continuato: "Stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all'identità storica, culturale e spirituale del popolo italiano. Non è per questa via che si viene attratti ad amare e condividere di più l'idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini". Di "visione parziale e ideologica" ha parlato la Conferenza episcopale italiana, sottolineando che nella decisione della Corte "risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale".
Va ricordato che in Italia il Consiglio di Stato nel 2006 aveva già ritenuto legittime le norme che prevedono l'esposizione del crocifisso nelle scuole, affermando che questo non assume valore discriminatorio per i non credenti perché rappresenta "valori civilmente rilevanti e, segnatamente, quei valori che soggiacciono e ispirano il nostro ordine costituzionale".
In effetti la sentenza della Corte di Strasburgo, con l'intento di voler tutelare i diritti dell'uomo, finisce per mettere in discussione le radici sulle quali quegli stessi diritti si fondano, disconoscendo l'importanza del ruolo della religione - e in particolare del cristianesimo - nella costruzione dell'identità europea e nell'affermazione della centralità dell'uomo nella società. Sotto altro profilo, la decisione dei giudici di Strasburgo sembra ispirata a un'idea di laicità dello Stato che porta a emarginare il contributo della religione alla vita pubblica. Si potrebbe così prefigurare un futuro non tanto lontano fatto di ambienti pubblici privi di qualunque riferimento religioso e culturale nel timore di offendere l'altrui sensibilità. In realtà, non è nella negazione, bensì nell'accoglienza e nel rispetto delle diverse identità che si difende l'idea di laicità dello Stato e si favorisce l'integrazione tra le varie culture. "Il crocifisso rappresenta tutti" - spiegava Natalia Ginzburg - perché "prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi".

(©L'Osservatore Romano - 5 novembre 2009)

5 commenti:

Domenico ha detto...

La recente sentenza della corte di Strasburgo va letta con le categorie della psicanalisi che con quelle del diritto.

Anonimo ha detto...

Ma avete visto lo spettacolo indecoroso nella trasmissione condotta da Sposini dsu RAI UNO? Come si può dare tutto questo spazio a quattro"morbosi" laicisti e risorgimentali che vedno nel crocifisso il superstite dellera fascista?

Poi ci sono i "cattolic adulti" gliamichetti di Kasper, che adesso gridano allo scandalo e vorrebbero che i cristiani alzassero la loro voce, quando invece hanno predicato in nome del rispetto di tutti "Siate buoni, tutto è bello , tutto è buono" I risultati sono davanti agli occhi di tutti.

Mi dispaice che Kasper non vivrà abbastanza per vedere il collasso del cristianesimo in Europa granzie anche alle sue nefaste scelte ecumeniche.

Raffaella ha detto...

Ho visto anche io la trasmissione.
Troppo sbilanciata verso gli atei e gli amici di Odifreddi.
Comunque, parliamoci chiaro: il sacerdote in studio non era in grado di reggere il confronto con gli altri. Mancava di passione, di slancio.
Ha sprecato tempo contestando il cognome del giudice italiano.
Ma che discorso e'?
Buttiglione e' sempre fermo ai mea culpa del Giubileo.
La trasmissione era sbilanciata ma rendiamoci conto che noi Cattolici non siamo ben rappresentati dai nostri sacerdoti.
Quando si fanno dibattiti del genere o si invitano monsignori con i fiocchi, come Fisichella, oppure ci si lanci su Ferrara, su Sgarbi, su Socci, capaci di parlare chiaro!
Lodi lodi e lodi al ministro La Russa che, facendo rimanere di stucco il conduttore, ha rimarcato in una intervista successiva che il dibattito mancava di brio e di slancio ed era troppo sbilanciato da una parte.
Un vero smacco in diretta per raiuno!
R.

Anonimo ha detto...

IL Crocifisso sarebbe il simbolo dei valori costituzionali (ammesso e non concesso, a tanti oggi non frega nulla neanche di quelli).

Gesù sarebbe morto per un ordine politico.

Gesù ha sofferto, è morto e risorto perché da Lui discendesse la "Repubblica italiana fondata sul lavoro".

Incredibile, sembra di sognare...

L'"Osservatore" è sempre più prigioniero del cattolicesimo liberale, vero danno alla nostra nazione. Cosa che tutti i papi Pii, da Mastai a Pacelli, avevano capito benissimo.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, mi chiamo Loris e vi seguo spesso. Ho visto anch'io il programma su RAI 1, ma su Buttiglione non dite niente? personalmente lo stimo (almeno è uno che cerca di portare la Fede in pubblico, anche nelle situazioni più ideologizzate), ma come si fa a essere d'accordo sull'esposizione accanto al Crocifisso di tutti i simboli religiosi? ma stiamo scherzando? era ubriaco o, come diceva qualcuno, è l'ennesima trovata di certo ecumenismo sciocco? Non accetterei MAI di umiliare così nostro Signore! e che veramente dovrei acconsentire a vedere il Redentore insieme a un buddha qualsiasi o magari accanto alla foto di sai baba? e poi con quale criterio includeremmo certe religioni invece di altre?
Meglio niente allora, piuttosto che questo puzzle relativista! Anche le giustificazioni elencate tradivano un certo 'tatticismo'-strumentale, legato al momento storico. Come si fa a dire che va esposto solo perchè è il volere della maggioranza? e allora quando non saremo più la maggioranza (molto presto ormai) che faremo lo toglieremo rimettendoci allegramente alla legge dei numeri? La motivazione non può essere questa! Bisogna superare le giustificazioni legate al contingente altrimenti saremo sempre deboli! Il Crocifisso è l'Italia, la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro, il Crocifisso siamo noi...senza di Lui non possiamo vivere! come dicevano i primi cristiani riguardo alla Domenica...questo andrebbe detto, anche scoppiando a piangere visto che in quelle trasmissioni idiote piangono tutti per cretinate, tranne che per l'unica cosa per cui bisognerebbe veramente piangere! Però, certo, per piangere bisogna sentire qualcosa nel cuore dinanzi a Lui...