lunedì 9 marzo 2009

L'altra Africa di Papa Benedetto (Baget Bozzo)


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L'altra Africa di Papa Benedetto

GIANNI BAGET BOZZO

Con la prossima visita di Ratzinger in Camerun e in Angola, la Chiesa affronta un grande orizzonte aperto e una fondamentale opportunità.

Il viaggio per visitare le Chiese e le genti fu la forma propria del pontificato di Giovanni Paolo II. E il culmine spirituale del viaggio era l’incontro con il popolo, dove il grande comunicatore riusciva a fondersi, con la sua sola presenza, nello spirito delle comunità che visitava.
Il viaggio non è la manifestazione propria del papato di Benedetto XVI. Egli vuole compiere un’opera dottrinale dando forma cattolica a tutte le acquisizioni fatte dall’esperienza ecclesiale dopo il Concilio Vaticano II. I viaggi papali di Benedetto hanno dunque un aspetto dottrinale: cercano di dare l’interpretazione autorevole al modo di essere ecclesiale dei Paesi visitati. E questo avviene in tempi culturalmente densi e imprevedibili, in cui la figura storica del Moderno cessa di essere la chiave di lettura del futuro. La dottrina consente alla parola del Papa di essere certezza laddove il futuro non è più la finalità del presente.
Ora Benedetto XVI va in Africa: nel Camerun e nell’Angola, nella costa occidentale di quel continente, dove compare una qualche forma di sviluppo per il mondo africano, lontana dall’oscurità della costa orientale, dove il Sudan e la Somalia mostrano il volto di un’Africa segnata dalla violenza islamica e dagli scontri che essa produce. L’Angola che il Papa visita è stato a lungo una terra di conflitti in un altro tempo, quello della lotta tra mondo occidentale e mondo sovietico, espressa nelle due figure di Eduardo dos Santos e di Jonas Savimbi.

L’ombra di Pechino

L’Africa che Benedetto visita è quella in cui è giunta l’ora della Cina. Pechino, nella ricerca delle materie prime necessarie al suo sviluppo che sembra non avere confini, si insedia con le opere pubbliche, i finanziamenti, le sue comunità all’interno del mondo africano, e fa sì che l’influenza delle potenze ex coloniali, e degli Stati Uniti che le hanno sostituite, non sia più un riferimento incontrastato per i governi e per i popoli. L’ombra asiatica si estende sull’Africa sub-sahariana e la Cina diventa l’attore più rilevante per lo sviluppo civile di quei Paesi.
Ma il Papa trova anche i problemi sorti dall’incontro tra la cultura tribale e animistica africana e l’annuncio cristiano. L’impiantarsi del cattolicesimo europeo in condizioni così diverse ha dato luogo prima a un eccesso di assimilazione all’Europa e poi a un eccesso di inculturazione nei costumi africani. Sono nate così liturgie colorate di africanità e la concezione cristiana del matrimonio si è scontrata con quella tribale, per la quale la convivenza degli sposi precede il consenso nuziale.

La forza dell’Islam

La secolarizzazione avvenuta in Occidente, e nello stesso mondo cattolico, spinge le missioni in Africa a ritenersi avamposti dello sviluppo economico più che dell’evangelizzazione e della fondazione ecclesiale. Anche qui il Papa si troverà di fronte l’altra grande forza che è presente in Africa, cioè l’Islam. Basta ricordare il conflitto nigeriano, che ha opposto cristiani e musulmani in lotta armata tra di loro, per comprendere che la convivenza delle religioni non produce pace ma può generare conflitto.
Benedetto XVI esprimerà qualcosa della densità storica del mondo che visita: lo farà portando a Yaoundé, in Camerun, l’instrumentum laboris, cioè il programma del prossimo Sinodo dei vescovi sull’Africa. L’Africa è un grande orizzonte aperto di fronte alla Chiesa ed è una fondamentale opportunità, un nuovo spazio di esistenza nel mondo. Proprio a Joseph Ratzinger si deve la resistenza alle varie teologie che sostenevano l’inculturazione radicale della fede e facevano dell’America Latina come dell’Africa il luogo di lettura dell’evento cristiano.
Papa Benedetto produce discussioni nella Chiesa, ma non vediamo nascere alternative alla sua forma cattolica del linguaggio ecclesiale.

© Copyright La Stampa, 9 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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