sabato 13 giugno 2009

Il Papa: anche nella Chiesa il rischio di una secolarizzazione strisciante (AsiaNews)


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C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia (Omelia Corpus Domini)

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Papa: anche nella Chiesa il rischio di una secolarizzazione strisciante

Celebrando il Corpus Domini, Benedetto XVI alla vigilia dell’inizio dell’Anno ad essi dedicato esorta i sacerdoti a partecipare sempre “con il cuore” alla celebrazione dell’eucaristia, accompagnando il sacrificio di Gesù con quello della propria esistenza.

Roma (AsiaNews)

Anche “nella Chiesa c’è il rischio di una secolarizzazione strisciante” causata dal lasciarsi sopraffare dalle “attività e preoccupazioni terrene” e che si traduce “in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia”. Nel giorno del Corpus Domini, Benedetto XVI è tornato a denunciare così il “rischio” che corre oggi una Chiesa.
E’ una preoccupazione che l’attuale Papa ha più volte espresso, fin da quando, ancora cardinale, nei testi della Via Crucis del 2005 scriveva: “Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui!”.
E’ interamente dedicata all’eucaristia la riflessione che Benedetto XVI ha svolto oggi pomeriggio nel corso della messa celebrata sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano, alla quale ha fatto seguito la tradizionale processione che si è conclusa alla basilica di Santa Maria Maggiore. Un rito ad un tempo solenne e festoso, con le confraternite, le associazioni e i gruppi cattolici che indossano colorati costumi tradizionali, a volte antichi, e innalzano vessilli con immagini sacre legate alla più genuina religiosità popolare. La stessa che spinge la gente a decorare le finestre con arazzi e tappeti, o magari con le tovaglie più belle della famiglia.
Prima della processione, celebrando la messa, il Papa ha commentato le parole “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, pronunciate da Gesù durante l’Ultima cena. Esse “risuonano con singolare potenza evocativa quest’oggi, solennità del Corpus Domini. Esse ci conducono idealmente nel Cenacolo, ci fanno rivivere il clima spirituale di quella notte quando, celebrando la Pasqua con i suoi, il Signore nel mistero anticipò il sacrificio che si sarebbe consumato il giorno dopo sulla croce. L’istituzione dell’Eucaristia ci appare così come anticipazione e accettazione da parte di Gesù della sua morte”.
Quella sera “Gesù rende inoltre manifesto che, grazie alla sua morte, diventa finalmente efficace l’alleanza stretta da Dio con il ‘suo’ popolo. L’antica alleanza era stata sancita sul Sinai con un rito sacrificale di animali e il popolo eletto, liberato dalla schiavitù dell’Egitto, aveva promesso di eseguire tutti i comandamenti dati dal Signore (cfr Es 24, 3). In verità, Israele sin da subito, con la costruzione del vitello d'oro, si mostrò incapace di mantenersi fedele al patto divino, che anzi in seguito trasgredì molto spesso, adattando al suo cuore di pietra la Legge che avrebbe dovuto insegnargli la via della vita. Il Signore però non venne meno alla sua promessa”.
Alla vigilia dell’inizio dell’Anno sacerdotale, la riflessione del Papa sul Corpus Domini, “fermento di rinnovamento, pane ‘spezzato’ per tutti, soprattutto per coloro che versano in situazioni di disagio, di povertà e di sofferenza fisica e spirituale”, ha avuto una particolare attenzione proprio per i preti.
“Mi rivolgo particolarmente a voi, cari sacerdoti, che Cristo ha scelto perché insieme a Lui possiate vivere la vostra vita quale sacrificio di lode per la salvezza del mondo. Solo dall’unione con Gesù potete trarre quella fecondità spirituale che è generatrice di speranza nel vostro ministero pastorale. Ricorda san Leone Magno che ‘la nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende a nient’altro che a diventare ciò che riceviamo’ (Sermo 12, De Passione 3,7, PL 54). Se questo è vero per ogni cristiano, lo è a maggior ragione per noi sacerdoti. Essere Eucaristia! Sia proprio questo il nostro costante desiderio e impegno, perché all’offerta del corpo e del sangue del Signore che facciamo sull’altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal Corpo e Sangue del Signore quell’amore libero e puro che ci rende degni ministri del Cristo e testimoni della sua gioia. E’ ciò che i fedeli attendono dal sacerdote: l’esempio cioè di una autentica devozione per l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù come faceva il santo Curato d’Ars, che ricorderemo in modo particolare durante l’ormai imminente Anno Sacerdotale”.

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