lunedì 8 giugno 2009
Un'inchiesta su religiose e religiosi in Italia: La sfida del «per sempre» (Osservatore Romano)
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Un'inchiesta su religiose e religiosi in Italia
La sfida del «per sempre»
di Silvia Guidi
"Per sempre", due parole che suscitano un misto di paura e desiderio, il bisogno di appartenere stabilmente a qualcosa e insieme il terrore di restare imprigionati in una situazione non più gradita che chiede la fatica quotidiana della fedeltà; una frase talmente "scottante" che l'autore del libro, Fabrizio Mastrofini, giornalista di Radio Vaticana, ha dovuto attenuarne l'impatto con un punto interrogativo per poterla usare come titolo del suo reportage (Siena, Cantagalli, 2009, pagine 111, euro 13,50). Perché di un reportage si tratta, o meglio, di un'"inchiesta vecchio stile" un genere sempre più raro perché richiede vasta documentazione, verifica dei dati raccolti, un lungo lavoro di valutazione che raramente porta a clamorose scoperte e quasi mai procura titoli a effetto sulle prime pagine dei giornali.
Mastrofini si è scelto un tema particolarmente difficile: raccontare come sono cambiati frati e suore in Italia, cercando di non cadere nelle trappole che rendono dimenticabile il lavoro di tanti suoi colleghi. Libri in cui i preconcetti e i malintesi nell'affrontare l'argomento sono tanti e tali che domande e risposte a volte sembrano un dialogo tra sordi: il giornalista è sconcertato dalla "stranezza" della verginità, mentre il consacrato è sconcertato dalla superficialità del giornalista. Diffidenza - giustificata o meno - e luoghi comuni sono il maggiore ostacolo a un dialogo autentico, come pure un eccesso di diplomazia, da ambo le parti. Il cronista non ha il coraggio di fare l'unica domanda che gli interessa ("perché vivere così?") e nasconde a stento la sua insofferenza perché gli sembra che i religiosi rispondano sostanzialmente sempre le stesse cose: che il centro della vita (di ogni cristiano, dei consacrati in particolare) è la preghiera. "Perché questa scelta vocazionale?". "Nessuna "scelta"; la vocazione la decide Dio" risponde il consacrato, venendo meno alle aspettative del suo intervistatore.
Per evitare questo empasse, nel suo libro Mastrofini cerca di far parlare il più possibile i religiosi, ad esempio chiedendo loro di visualizzare cos'è per loro il convento (una palestra a più livelli, un alveare, una porta aperta, un distributore di benzina, una pianta di ortica da maneggiare con cura, per citare qualcuna delle immagini raccolte) rendendosi conto che in ogni vocazione la fatica è parte integrante della gioia, come sanno le madri che educano i loro figli, come sa chiunque prende sul serio la sua vita.
E cerca di far parlare i numeri: se "le claustrali sono un esercito, 7.650, sparse da nord a sud, in aumento, mentre altre congregazioni si trovano a fare i conti con il calo numerico" forse è proprio vero che il segreto di una vita così "strana" è la preghiera, il rapporto quotidiano, personale con Cristo curato, approfondito e alimentato dall'"eterno presente" della liturgia.
(©L'Osservatore Romano - 7 giugno 2009)
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