sabato 6 giugno 2009

Rigore e giustizia per le fragilità del clero (Cardinale)


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Rigore e giustizia per le fragilità del clero

Benedetto XVI ha attribuito facoltà speciali al dicastero vaticano per il clero nel caso di comportamenti gravi contro la castità e il celibato sacerdotale Piacenza: un vaglio rigoroso caso per caso

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Benedetto XVI ha deciso di con­cedere alla Congregazione vati­cana per il clero nuovi poteri («fa­coltà speciali») per procedere contro quei sacerdoti che si macchiassero di colpe particolarmente gravi. E lo ha fat­to col fine pastorale di evitare lo scan­dalo dei fedeli, specialmente dei più semplici tra loro, e di difendere la buo­na fama di quei sacerdoti, e sono la stra­grande maggioranza, che svolgono «fe­delmente il proprio ministero».
Riman­gono di competenza della Congrega­zione per la dottrina della fede i cosid­detti «delicta graviora», i «delitti più gra­vi » che comprendono quello contro il sesto comandamento («non commet­tere atti impuri») commesso da un chie­rico con un minore di diciotto anni.
La notizia era trapelata mercoledì con un dispaccio del Catholic News Service, l’a­genzia stampa dell’episcopato Usa, che aveva riportato anche alcuni commen­ti del cardinale Claudio Hummes, pre­fetto del dicastero. Ieri, a complemen­to delle dichiarazioni del porporato bra­siliano, il notiziario della Radio vaticana ha mandato in onda una intervista al­l’arcivescovo Mauro Piacenza, segreta- rio della Congregazione, il quale ha vo­luto subito specificare che le nuove fa­coltà concesse alla Congregazione non implicano «una semplificazione delle procedure» o «una procedura semplifi­cata », ma costituiscono «uno strumen­to giuridico in continuità e coerenza con il diritto canonico vigente». E che non si applicheranno «automaticamente», ma «solo in taluni e ben circostanziati casi, a prudente giudizio della Sede A­postolica».
«Si deve purtroppo rilevare – spiega Pia­cenza – che talvolta si possono verifica­re situazioni anche di grave indiscipli­na da parte del clero, nelle quali i ten­tativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene co­mune ». Ed è proprio «nell’intento di vo­ler promuovere l’attuazione di quella «salus animarum» («la salvezza delle a­nime»), che è suprema legge della Chie­sa », che lo scorso 30 gennaio il Papa «ha concesso alla Congregazione per il cle­ro alcune facoltà speciali», peraltro già concesse in precedenza anche ad altri dicasteri, come ad esempio a quello per la dottrina della fede e a Propaganda Fi­de per i territori di missione.
Questa de­cisione papale è stata portata a cono­scenza dell’assemblea plenaria della Congregazione per il clero che si è cele­brata a Roma il 16-18 marzo scorso, e i primi di aprile una lettera che illustra­va le nuove facoltà è stata inviata dal di­castero ai nunzi apostolici affinché ne informassero i vescovi latini dei territo­ri di diritto comune.
Ma nello specifico, in cosa consistono queste nuove fa­coltà? Monsignor Piacenza ne elenca tre.
«Innanzitutto – spiega – la facoltà di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale 'in poenam' ('come pena'), con relativa dispensa da tutti gli obbli­ghi decorrenti dall’ordinazione, di chie­rici che abbiano attentato al matrimo­nio anche solo civilmente e che ammo­niti non si ravvedano e continuino nel­la condotta di vita irregolare e scanda­losa; e di chierici colpevoli di gravi pec­cati esterni contro il sesto comanda­mento».
«Inoltre – aggiunge il segreta­rio della Congregazione per il clero – la speciale facoltà di intervenire per in­fliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divi­na o canonica; in casi veramente ecce­zionali ed urgenti, e di mancata volontà di ravvedimento da parte del reo, si po­tranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circo­stanze lo richiedessero».
«Naturalmen­te – specifica Piacenza – ogni eventua­le caso dovrà essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento ammini­­strativo, salvo il diritto di difesa che de­ve essere sempre garantito». In pratica, con queste due nuove 'facoltà specia­li', la Congregazione potrà, nei casi in­dicati, dimettere dallo stato clericale per semplice via amministrativa e senza un processo penale.
E ciò sia perché non tutte le diocesi hanno uomini e mezzi per potersi dotare di tribunali adeguati alla bisogna e sia perché può succede­re che lo scandalo procurato sia tale che è realmente necessario procedere con estrema urgenza.
La terza facoltà spe­ciale segnalata dal segretario della Con­gregazione per il clero è infine quella «di dichiarare la perdita dello stato clerica­le, dei chierici che abbiano abbando­nato il ministero per un periodo supe­riore ai cinque anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero». Negli ultimi an­ni infatti si sono verificati casi di sacer­doti che hanno abbandonato il mini­stero e non hanno fatto più sapere nul­la.
Monsignor Piacenza ha voluto comun­que sottolineare che tutto ciò non im­plicherà nessun automatismo nei tem­pi e che tutto sarà vagliato caso per ca­so e «sempre per situazioni gravi». In­somma: «Nessun automatismo, ma va­glio e vaglio rigoroso!».

© Copyright Avvenire, 6 giugno 2009

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