venerdì 23 gennaio 2009

Azione pastorale e cultura digitale: intervista con Mons. Giuliodori (Sir)


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COMUNICAZIONI SOCIALI - Rispetto, dialogo, amicizia

Azione pastorale e cultura digitale: intervista con mons. C. Giuliodori

Un messaggio che "interpella le comunità cristiane e offre precise indicazioni per una pastorale che non sottovaluti l'impatto delle nuove tecnologie sull'esperienza di fede, sulla formazione della coscienza e sulla vita sociale". Mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, sintetizza così il messaggio di Benedetto XVI per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il prossimo 24 maggio e ha per tema "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia". Il messaggio, aggiunge il vescovo, "contiene l'invito a coniugare ogni dimensione dell'azione pastorale con la nuova cultura digitale; ciò richiede formazione, aggiornamento e anche una certa capacità d'innovazione nei metodi e nelle iniziative pastorali". Con mons. Giuliodori analizziamo alcuni aspetti del messaggio del Papa.

Eccellenza, quali pensieri, riflessioni, da una prima lettura del messaggio?

"Il messaggio è molto ricco di spunti e di riflessioni che ci fanno comprendere quanto incidano le nuove tecnologie sulle relazioni umane. Ma il suo vero punto di forza deriva dalla fondazione teologica. Riflettendo sulle attuali dinamiche della comunicazione, infatti, il Santo Padre vi coglie innanzitutto il riflesso della nostra partecipazione al comunicativo e unificante amore di Dio, che vuol fare dell'intera umanità un'unica famiglia".

"Le nuove tecnologie digitali - scrive il Papa - stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani". Quali opportunità e quali sfide per la Chiesa?

"L'avvento delle nuove tecnologie sta modificando la vita delle persone sia nella sfera privata sia in quella pubblica. I cambiamenti in atto vengono visti dal Papa soprattutto come opportunità e risorsa per dare risposte sempre più immediate e concrete al bisogno di relazioni autentiche in cui l'amicizia, il dialogo e il rispetto siano valorizzati, e non penalizzati, dalle accresciute possibilità comunicative. Per questo la Chiesa, senza venir meno al necessario discernimento e alla prudenza, ha sempre guardato positivamente e ampiamente utilizzato i mezzi della comunicazione sociale. Oggi è più facile per la Chiesa arrivare con il messaggio evangelico a tutti in modo capillare ma, nello stesso tempo, la sempre maggiore rapidità e superficialità che sembra accompagnare l'avvento delle nuove tecnologie digitali rischia di rendere epidermico e fugace anche l'approccio all'esperienza religiosa".

Nella prima parte del messaggio, il Papa si sofferma sulle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche. Non dimenticando, però, i rischi quali il cosiddetto "digital divide". Quali "attenzioni particolari" per la comunicazione e per gli uomini della comunicazione?

"I benefici prodotti dalle nuove tecnologie comunicative sono ben richiamati nel messaggio. Vi troviamo anche un forte incoraggiamento ad utilizzare queste nuove opportunità per alimentare la solidarietà e favorire lo sviluppo. Il Papa fin dall'inizio invita a far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile. La sfida più grande per gli organismi internazionali, le singole nazioni e per la stessa Chiesa è fare delle nuove tecnologie uno strumento e una condizione per superare le disuguaglianze e le ingiustizie evitando che l'accesso alle risorse tecnologiche sia appannaggio solo dei Paesi più ricchi o di alcuni centri di potere, con il rischio che le differenze non vengano superate ma diventino più marcate".

Quali identità e quali relazioni per le comunità cristiane nell'era della comunicazione digitale?

"Per la comunità cristiana si tratta, in primo luogo, di assimilare la nuova cultura generata dalle nuove tecnologie digitali. Come avvenuto in ogni epoca anche ai nostri giorni, sottolinea il Papa, l'annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo. La Chiesa italiana, nel contesto del Progetto culturale, ha maturato e offerto preziose indicazioni pastorali a partire dagli Orientamenti per questo decennio, dedicando poi alle comunicazioni sociali il direttorio Comunicazione e Missione e confermando questa linea con il Convegno ecclesiale di Verona del 2006".

Quali prospettive per educare a una comunicazione al servizio della dignità e del valore della persona umana?

"Proprio perché la comunicazione implica sempre un coinvolgimento e, quindi, una responsabilità della persona, quanto più la tecnologia rende immediata e forte la relazione tra gli esseri umani tanto più emerge la questione etica dei processi comunicativi. Per questo il Papa rivolge un forte appello affinché tutti gli operatori dei media si sentano fortemente impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana".

Concludendo il messaggio, Benedetto XVI definisce i giovani "araldi" della fede. Ritorna alla mente l'invito di Giovanni Paolo II durante il convegno sulle "Parabole mediatiche": "In questo campo servono operai… con il genio della fede"…

"I giovani vengono considerati dal Santo Padre nella loro connaturale sintonia con le innovazioni tecnologiche, per cui egli si rivolge a loro invitandoli ad assumere un atteggiamento di grande responsabilità. In particolare, ai giovani cattolici chiede di farsi missionari sulle strade tracciate oggi dalle tecnologie digitali, dove la domanda di senso e di verità rischia di essere soffocata dall'apparenza e dall'effimero. Credo che i giovani visti alle Giornate mondiali delle gioventù e quelli che s'impegnano nei cammini di fede nelle parrocchie e nei movimenti si sentano in particolare sintonia con queste parole del Papa e siano capaci di affrontare in modo coraggioso e positivo queste nuove sfide".

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