mercoledì 21 gennaio 2009

Il Papa: tutti i cristiani diano testimonianza di unità in un mondo sempre più diviso. La benedizione degli agnelli nella memoria di Sant'Agnese (RV)


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Il Papa all'udienza generale: tutti i cristiani diano testimonianza di unità in un mondo sempre più diviso. La benedizione degli agnelli nella memoria di Sant'Agnese

In “un mondo sempre più diviso” è fondamentale la testimonianza “concorde” dei cristiani, che devono proseguire con “perseveranza” sulla strada della piena unità. E’ uno dei passaggi della catechesi del mercoledì di Benedetto XVI, tenuta questa mattina in Aula Paolo VI e dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si conclude domenica prossima.
Al termine dell’udienza generale, il Papa ha provveduto alla rituale benedizione degli agnelli, nella memoria liturgica di Sant’Agnese, e ricevuto la cittadinanza onoraria di Mariazell, la città austriaca dove sorge il Santuario mariano visitato dal Pontefice durante il viaggio apostolico del 2007. Il servizio di Alessandro De Carolis
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Un anno di “incontri, dialoghi, e gesti di fraternità” per i quali rendere grazie a Dio “con gioia”. Benedetto XVI parla del 2008 appena trascorso come di un anno a particolare caratura ecumenica, impreziosito da avvenimenti di portata storica: uno su tutti, la presenza e l’intervento di un Patriarca ortodosso ecumenico in un’assise episcopale cattolica, diventato realtà lo scorso ottobre attraverso le parole di Bartolomeo I al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. L’obiettivo di fondo di ogni incontro - che la Settimana di preghiera rende all’inizio di ogni anno più evidente - il Papa lo ha ribadito subito, davanti alle migliaia di fedeli stipati in Aula Paolo VI:

“La piena unità è quindi connessa alla vita e alla missione stessa della Chiesa nel mondo. Essa deve vivere una unità che può derivare solo dalla sua unità con Cristo, con la sua trascendenza, quale segno che Cristo è la verità. E’ questa la nostra responsabilità: che sia visibile nel mondo il dono di una unità in virtù della quale si renda credibile la nostra fede. Per questo è importante che ogni comunità cristiana prenda consapevolezza dell’urgenza di operare in tutti i modi possibili per giungere a questo obiettivo grande”.

Spiegando l’antica visione del profeta Ezechiele - la ritrovata riunificazione delle tribù di Giuda e Israele che ha offerto il leit-motiv della Settimana di preghiera 2009 - Benedetto XVI ha affermato che si tratta di una “trasparente parabola dell’unità”, “particolarmente eloquente per l’intero movimento ecumenico”, perché “pone in luce l’esigenza imprescindibile di un autentico rinnovamento interiore in tutti i componenti del popolo di Dio”. Un rinnovamento, ha osservato il Papa, possibile solo a una condizione, quella della “conversione del cuore”, che la Settimana di preghiera sollecita con le sue molte iniziative:

“Questo spirito ha animato la Chiesa cattolica, la quale, nell’anno appena trascorso, ha proseguito, con salda convinzione e radicata speranza, a intrattenere relazioni fraterne e rispettose con tutte le Chiese e Comunità ecclesiali di Oriente e di Occidente. Nella varietà delle situazioni, talvolta più positive e talora con maggiori difficoltà, si è sforzata di non venire mai meno all’impegno di compiere ogni sforzo tendente alla ricomposizione della piena unità. Le relazioni fra le Chiese e i dialoghi teologici hanno continuato a dare segni di convergenze spirituali incoraggianti”.

Oltre all’abbraccio con il Patriarca Bartolomeo I - e agli incontri con i capi della Chiesa apostolica armena, Karekin II e Aram I - il Pontefice ha ricordato anche la vicinanza manifestata alla Chiesa ortodossa russa al momento della scomparsa del suo Patriarca, il “fratello in Cristo” Alessio II, affermando di “restare in comunione” con coloro che si apprestano ad eleggerne il successore:

“Ugualmente mi è stato dato di incontrare rappresentanti delle varie Comunioni cristiane di Occidente, con i quali prosegue il confronto sull’importante testimonianza che i cristiani devono dare oggi in modo concorde, in un mondo sempre più diviso e posto di fronte a tante sfide di carattere culturale, sociale, economico ed etico. Di questo e di tanti altri incontri, dialoghi, e gesti di fraternità che il Signore ci ha concesso di poter realizzare, rendiamo insieme a Lui grazie con gioia”.

C’è un “desiderio che ci abita in cuore”, ha concluso Benedetto XVI: quello che “si affretti il giorno della piena comunione, quando tutti i discepoli dell’unico nostro Signore potranno finalmente celebrare insieme l’Eucaristia”. In vista di quel giorno, e sulla scorta degli insegnamenti di San Paolo, è stato l’invito finale del Papa:

“Ogni comunità cresca nell’impegno dell’unità, grazie alle varie iniziative spirituali e pastorali e alle assemblee di preghiera comune, che di solito si fanno più numerose e intense in questa “Settimana”, facendoci già pregustare, in un certo modo, il giorno dell’unità piena. Preghiamo perchè tra le Chiese e le Comunità ecclesiali continui il dialogo della verità, indispensabile per dirimere le divergenze, e quello della carità che condiziona lo stesso dialogo teologico e aiuta a vivere insieme per una testimonianza comune”.

Dopo l’udienza e i saluti ai pellegrini - uno in particolare alle Suore Missionarie della Fede, impegnate nel Capitolo generale - il Pontefice ha benedetto gli agnelli la cui lana sarà utilizzata per la tessitura dei “sacri palli”, le insegne onorifiche che Benedetto XVI imporrà ai nuovi arcivescovi metropoliti il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Da segnalare anche, in Aula Paolo VI, la presenza della delegazione austriaca proveniente da Mariazell, che ha voluto insignire il Papa della propria cittadinanza onoraria, dopo averlo accolto nel settembre di due anni fa nell’antico Santuario mariano per gli 850 anni della fondazione.

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