lunedì 12 gennaio 2009

La strada e l’arcobaleno: il battesimo nelle parole del Papa (Zavattaro)


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BENEDETTO XVI - La strada e l’arcobaleno

Il battesimo nelle parole del Papa

Fabio Zavattaro

Un bambino è l’essere più indifeso, più bisognoso di affetto e di attenzioni. Il Creatore ha voluto assumere in Gesù, le dimensioni di un bambino per essere uomo tra gli uomini, per farsi vedere e toccare. Ma è proprio in questo farsi piccolo la sua grandezza. Nel giorno in cui la chiesa fa memoria del battesimo di Gesù – domenica che conclude il tempo natalizio e apre a quello ordinario – ci troviamo, dopo averlo lasciato nel presepio visitato dai Magi, ad ammirare un adulto alla sua prima manifestazione pubblica, in quell’acqua rigeneratrice che da senso alla vicenda del cristiano. È in quell’acqua, e tramite quell’acqua, che avviene il cambiamento, gesto simbolico che porta con se l’elemento della purificazione: ci si immerge per rinascere, per dare spazio a un altro uomo.
La riflessione natalizia di Papa Benedetto ha qui, dunque, una nuova tessera del mosaico: se Natale e Epifania ci devono rendere capaci di vedere, di aprirci al mistero di un Dio che si china sull’uomo, fino a punto di nascere in povertà per essere uomo in mezzo a tutti gli uomini, il battesimo di Gesù, dice Papa Benedetto, ci introduce “alla quotidianità di un rapporto personale con lui”.
Il battesimo “per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l'arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati”.
Nella Cappella Sistina, com’è ormai tradizione, Benedetto XVI amministra il sacramento del battesimo a 13 bambini, per nulla intimoriti dalla meraviglia michelangiolesca del Giudizio universale. Celebra ancora una volta con le spalle rivolte ai fedeli, sull’antico altare posto ai piedi della parete affrescata da Michelangelo. Celebra con il messale riformato da Papa Paolo VI. All’offertorio sono dei bambini che trotterellano verso la cattedra. Ricorda il Papa che il battesimo significa affidare ogni nuova vita a colui che “è più potente dei poteri oscuri del male”, restituire a Dio ciò che da lui è venuto. Già perché “il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità”.
Né genitori possessivi, né permissivi, dunque. La strada che il Papa indica ai papà e mamma è quella di una libertà consapevole; libertà che viene dall’essere “figlio adottivo di Dio, oggetto del suo amore infinito che lo tutela e difende dalle forze oscure del maligno”. Ma proprio per questo, afferma ancora Benedetto XVI, “occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio”.
Il battesimo è l’atto che introduce il bambino “nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti”; e battezzando i bambini “non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali”.
Con il battesimo, afferma infine il Papa, “non ci immergiamo semplicemente nelle acque del Giordano per proclamare il nostro impegno di conversione, ma si effonde su di noi il sangue redentore del Cristo che ci purifica e ci salva. È l’amato Figlio del Padre, nel quale egli ha posto il suo compiacimento, che ci riacquista la dignità e la gioia di chiamarci ed essere realmente figli di Dio”. Un sacramento, il battesimo, dice ai genitori, che introduce i bambini in una nuova famiglia “più grande e stabile, più aperta e numerosa”, la famiglia dei credenti, che ha Dio per padre e tutti si riconoscono fratelli in Cristo; per questo “pur tra le difficoltà della vita, non si sentiranno mai abbandonati”.
Ai genitori, alle famiglie, Papa Benedetto si rivolge anche all’Angelus non solo per ricordare il grande dono del battesimo, una vita che rinasce nella luce di Cristo; ma anche per sottolineare che la famiglia ha un ruolo formativo ai valori umani e cristiani. E lo fa ricordando l’appuntamento di Città del Messico dove avrà luogo il sesto incontro mondiale delle famiglie.
In questo giorno il Papa sembra dunque dire ai genitori: l’acqua della fonte battesimale disseta davvero, fa rinascere attraverso gesti e parole, e ci dice che le nostre vie non sono quelle di Dio, ma sono quelle che lui ha scelto per noi, per far crescere e maturare la nostra esistenza irrigata dall’acqua del battesimo.

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