giovedì 26 febbraio 2009

Mons. Guido Marini: "Senza parole dinanzi alla grandezza e alla bellezza del mistero di Dio" (Radici Cristiane)


Vedi anche:

Come mai la stampa cattolica non prende una posizione chiara sugli attacchi inaccettabili di cui il Papa è fatto oggetto?

Incontro del Papa con il clero romano: lo splendido commento di Salvatore Izzo

Dichiarazione di Williamson alla Ecclesia Dei: "Chiedo perdono a vittime Shoah"

Dal Papa una denuncia ragionevole e ragionata delle cause della crisi economica (Osservatore Romano)

Il cardinale Poletto ed i vescovi piemontesi rispondono a Kung e a "La Stampa": attacco infondato al Papa (Asca e Apcom)

Il Vescovo Williamson chiede perdono alle vittime dell'Olocausto e alla Chiesa

Comunicato della Pontificia Commissione Ecclesia Dei: dichiarazione di Mons. Richard Williamson (inglese e italiano)

Il Papa: Avarizia ed idolatria dietro il crollo delle grandi banche americane (Asca). "Fenomenale" titolo di Repubblica

Il Papa: Sulla crisi economica bisogna fornire argomenti seri e competenti e non dare risposte dettate solo dal "moralismo" (Asca)

Il Papa: "Oggi la ragione è oscurata. La radice dell’avarizia è l’egoismo che offusca la ragione" (Sir)

Card. Vallini: "Fra il Papa ed i sacerdoti un incontro in famiglia" (Sir)

Il Papa ai sacerdoti romani: "Non sono un oracolo". "Non perdiamo la semplicità della verità"

Il Papa al clero romano: parola e testimonianza per raggiungere il cuore dell’uomo di oggi. E sulla crisi economica:le radici sono nell’egoismo (R.V.)

Il vescovo di Arezzo: riscoprire il valore del digiuno per aprirsi all'amore di Dio e del prossimo (Radio Vaticana)

Il Papa: "Il battezzato, affinché Cristo possa regnare pienamente in lui, deve seguirne fedelmente gli insegnamenti; non deve mai abbassare la guardia, per non permettere all’avversario di recuperare in qualche modo terreno" (Omelia Mercoledì delle ceneri)

Il Papa: apriamo il nostro cuore ai poveri (Mazza)

Deliri di un ottuagenario: Padre Giovanni ribatte a Küng (Senza peli sulla lingua)

Padre Cervellera: In Quaresima preghiamo per il Papa (AsiaNews)

Offensiva intellettuale anticattolica: è una "replica sismica" delll’affaire lefebvriano. Patrice de Plunkett ribatte, punto per punto, a Küng

Don Joseph Bauer: "Un'attitudine anticattolica alberga nel clero di Linz"

Williamson vivrà in una località segreta. Potrebbe dedicarsi alla revisione delle sue tesi sulla Shoah, come chiesto dal Vaticano (Corriere)

José Luis Restán: Intellettualismo e arroganza. Il Papa e Hans Küng

Il Papa presiede il rito delle ceneri e invita a vivere l'itinerario quaresimale sulle orme dell'apostolo Paolo (R. V.). Il commento di Eufemia

Il retroscena: C’è chi soffia sulle polemiche contro il Pontefice (Tornielli)

Ecco perché il Papa è finito sotto attacco: teologi, intellettuali e giornali scatenati (Baget Bozzo)

Messaggio del Papa alla Chiesa brasiliana: La vera pace è frutto della giustizia

Tempo di Quaresima: l'utilissimo "vademecum" di Cantuale Antonianum

La risposta del cardinale Sodano, Decano del Collegio cardinalizio, alle critiche del teologo Hans Küng, apparse su "Le Monde" e "La Stampa" (R.V.)

Mons. Fisichella: Riflessioni sulla «Dignitas personae». Per non riportare indietro le lancette della storia (Osservatore Romano)

Il vaticanista collettivo che fa dire ai vescovi solo quello che i lettori di Repubblica sanno già

Mons. Ranjith: la crisi liturgica va riconosciuta e le sue cause indagate, per rimediare (traduzione in italiano)

L'abate primate benedettino, Notker Wolf: "Il Papa non vuole annullare il Concilio"

La disperazione del povero Kung: La Chiesa rischia di diventare una setta (Le Monde)

"Paolo dice: "Voi divenite come belve, uno morde l’altro".
Accenna così alle polemiche che nascono dove la fede degenera in intellettualismo e l’umiltà viene sostituita dall’arroganza di essere migliori dell’altro"
(Lectio divina del Santo Padre presso il Seminario Romano Maggiore)

Il Papa ha perso la pazienza con i vescovi (Volonté)

I problemi che Benedetto XVI si trova a risolvere sono vecchi di decenni. A lui il merito di avere voltato pagina su varie questioni (Di Giacomo...articolo da incorniciare!)

BENEDETTO XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI VESCOVI LEFEBVRIANI: LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione di Alessia e degli amici di "Messainlatino.it" leggiamo:

UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE

INTERVISTA DI MONS. GUIDO MARINI AL PERIODICO MENSILE “RADICI CRISTIANE”

N. 42 DEL MESE DI MARZO 2009

Senza parole dinanzi alla grandezza e alla bellezza del mistero di Dio

A cura di Maddalena della Somaglia

Il Santo Padre sembra avere nella liturgia uno dei temi di fondo del suo pontificato. Lei, che lo segue così da vicino, ci può confermare questa impressione?

Direi di sì. D’altra parte è degno di nota che il primo volume dell’ opera omniadel Santo Padre, di ormai prossima pubblicazione anche in Italia, sia proprio quello dedicato agli scritti che hanno come oggetto la liturgia.
Nella prefazione al volume, lo stesso Joseph Ratzinger sottolinea questo fatto, rilevando che la precedenza data agli scritti liturgici non è casuale, ma desiderata: sulla falsariga del Concilio Vaticano II, che promulgò come primo documento la Costituzione dedicata alla Sacra Liturgia, seguita dall’altra grande Costituzione dedicata alla Chiesa. E’ nella liturgia, infatti, che si manifesta il mistero della Chiesa. Si comprende, allora, il motivo per cui la liturgia è uno dei temi di fondo del pontificato di Benedetto XVI: è dalla liturgia che prende avvio il rinnovamento e la riforma della Chiesa.

Esiste un rapporto tra la liturgia e l’arte e l’architettura sacra? Il richiamo del Papa a una continuità della Chiesa in campo liturgico non dovrebbe essere esteso anche all’arte e all’architettura sacra?

Esiste certamente un rapporto vitale tra la liturgia, l’arte e l’architettura sacra. Anche perché l’arte e l’architettura sacra, proprio in quanto tali, devono risultare idonee alla liturgia e ai suoi grandi contenuti, che trovano espressione nella celebrazione. L’arte sacra, nelle sue molteplici manifestazioni, vive in relazione con l’infinita bellezza di Dio e deve orientare a Dio alla sua lode e alla sua gloria. Tra liturgia, arte e architettura non vi può essere, dunque, contraddizione o dialettica. Di conseguenza, se è necessario che vi sia una continuità teologico-storica nella liturgia, questa stessa continuità deve trovare espressione visibile e coerente anche nell’arte e nell’architettura sacra.

Papa Benedetto XVI ha recentemente affermato in un suo messaggio che “la società parla con l’abito che indossa”. Pensa si potrebbe applicare questo anche alla liturgia?

In effetti, tutti parliamo anche attraverso l’abito che indossiamo. L’abito è un linguaggio, così come lo è ogni forma espressiva sensibile. Anche la liturgia parla con l’abito che indossa, ovvero con tutte le sue forme espressive, che sono molteplici e ricchissime, antiche e sempre nuove. In questo senso, “l’abito liturgico”, per rimanere al termine da Lei usato, deve sempre essere vero, vale a dire in piena sintonia con la verità del mistero celebrato. Il segno esterno non può che essere in relazione coerente con il mistero della salvezza in atto nel rito. E, non va mai dimenticato, l’abito proprio della liturgia è un abito di santità: vi trova espressione, infatti, la santità di Dio. A quella santità siamo chiamati a rivolgerci, di quella santità siamo chiamati a rivestirci, realizzando così la pienezza della partecipazione.

In un’intervista all’Osservatore Romano, Lei ha evidenziato i principali cambiamenti avvenuti da quando ha assunto la carica di Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Ce li potrebbe ricordare e spiegarcene il significato?

Affermando subito che i cambiamenti a cui lei fa riferimento sono da leggere nel segno di uno sviluppo nella continuità con il passato anche più recente, ne ricordo uno in particolare: la collocazione della croce al centro dell’altare. Tale collocazione ha la capacità di tradurre, anche nel segno esterno, il corretto orientamento della celebrazione al momento della Liturgia Eucaristica, quando celebrante e assemblea non si guardano reciprocamente ma insieme guardano verso il Signore. D’altra parte il legame altare - croce permette di mettere meglio in risalto, insieme all’aspetto conviviale, la dimensione sacrificale della Messa, la cui rilevanza è sempre fondamentale, direi sorgiva, e, dunque, bisognosa di trovare sempre un’espressione ben visibile nel rito.

Abbiamo notato che il Santo Padre, da qualche tempo, dà sempre la Santa Comunione in bocca e in ginocchio. Vuole questo essere un esempio per tutta la Chiesa e un incoraggiamento per i fedeli a ricevere Nostro Signore con maggiore devozione?

Come si sa la distribuzione della Santa Comunione sulla mano rimane tutt’ora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle Conferenze Episcopali che ne abbiano fatto richiesta. E ogni fedele, anche in presenza dell’eventuale indulto, ha diritto di scegliere il modo secondo cui accostarsi alla Comunione. Benedetto XVI, cominciando a distribuire la Comunione in bocca e in ginocchio, in occasione della solennità del “Corpus Domini” dello scorso anno, in piena consonanza con quanto previsto dalla normativa liturgica attuale, ha inteso forse sottolineare una preferenza per questa modalità. D’altra parte si può anche intuire il motivo di tale preferenza: si mette meglio in luce la verità della presenza reale nell’Eucaristia, si aiuta la devozione dei fedeli, si introduce con più facilità al senso del mistero.

Il Motu Proprio “Summorum Pontificum” si presenta come un atto tra i più importanti del pontificato di Benedetto XVI. Qual è il suo parere?

Non so dire se sia uno dei più importanti, ma certamente è un atto importante. E lo è non solo perché si tratta di un passo molto significativo nella direzione di una riconciliazione all’interno della Chiesa, non solo perché esprime il desiderio che si arrivi a un reciproco arricchimento tra le due forme del rito romano, quello ordinario e quello straordinario, ma anche perché è l’indicazione precisa, sul piano normativo e liturgico, di quella continuità teologica che il Santo Padre aveva presentato come l’unica corretta ermeneutica per la lettura e la comprensione della vita della Chiesa e, in specie, del Concilio Vaticano II.

Qual è a suo avviso l’importanza del silenzio nella liturgia e nella vita della Chiesa?

E’ un’importanza fondamentale. Il silenzio è necessario alla vita dell’uomo, perché l’uomo vive di parole e di silenzi. Così il silenzio è tanto più necessario alla vita del credente che vi ritrova un momento insostituibile della propria esperienza del mistero di Dio. Non si sottrae a questa necessità la vita della Chiesa e, nella Chiesa, la liturgia. Qui il silenzio dice ascolto e attenzione al Signore, alla sua presenza e alla Sua parola; e, insieme, dice l’atteggiamento di adorazione. L’adorazione, dimensione necessaria dell’atto liturgico, esprime l’incapacità umana di pronunciare parole, rimanendo “senza parole” davanti alla grandezza del mistero di Dio e alla bellezza del suo amore.
La celebrazione liturgica è fatta di parole, di canto, di musica, di gesti…E’ fatta anche di silenzio e di silenzi. Se questi venissero a mancare o non fossero sufficientemente sottolineati, la liturgia non sarebbe più compiutamente se stessa perché verrebbe a essere privata di una dimensione insostituibile della sua natura.

Oggigiorno si sentono, durante le celebrazioni liturgiche, le musiche le più diverse. Quale musica, secondo lei, è più adatta ad accompagnare la liturgia?

Come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, e con lui tutta la tradizione passata e recente della Chiesa, vi è un canto proprio della Liturgia e questo è il canto gregoriano che, come tale, costituisce un criterio permanente per la musica liturgica. Come anche, un criterio permanente, lo costituisce la grande polifonia dell’epoca del rinnovamento cattolico, che trova la più alta espressione in Palestrina.
Accanto a queste forme insostituibili del canto liturgico troviamo le molteplici manifestazioni del canto popolare, importantissime e necessarie: purché si attengano a quel criterio permanente per il quale il canto e la musica hanno diritto di cittadinanza nella liturgia nella misura in cui scaturiscono dalla preghiera e conducono alla preghiera, consentendo così un’autentica partecipazione al mistero celebrato.

© Copyright Radici Cristiane marzo 2009 consultabile online anche qui.

Nessun commento: