martedì 24 febbraio 2009
Card. Cottier: «Pregare per il Pontefice, un atto d’amore» (Rosoli)
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l’intervista
«Pregare per il Pontefice, un atto d’amore»
Il cardinale Cottier: «Così purifichiamo il nostro sguardo sulla Chiesa. È Cristo che la guida, non noi»
DI LORENZO ROSOLI
«Pregare per il Papa ci aiuta a purificare il nostro sguardo sulla Chiesa per entrare nel suo mistero di sacramento, cioè di segno e strumento 'dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano', come si legge all’inizio della costituzione dogmatica Lumen gentium.
Ci aiuta a ricordare che è Cristo a guidare la Chiesa, non noi con i nostri poveri mezzi».
Così il cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia, commenta le parole di Benedetto XVI all’Angelus di domenica, festa della Cattedra di Pietro.
Parole con le quali il Papa ha chiesto ai fedeli di sostenerlo con le loro preghiere, dopo aver riaffermato il profilo autentico del primato del vescovo di Roma – quel servizio dell’unità e della varietà della Chiesa che esige al successore di Pietro di «presiedere alla comunione universale della carità».
«Nel canone della Messa c’è sempre la preghiera per il Papa, come custode dell’unità nella fede e nella comunione fra tutti i cristiani – rammenta Cottier –. Cosa sovrumana, governare la Chiesa! Impossibile all’uomo, senza il carisma e la grazia dello Spirito! Ecco perché a Messa preghiamo per il Papa e per il vescovo della nostra diocesi. Quel pregare è un atto d’amore per Cristo, per la sua Chiesa. E per il successore di Pietro».
Un atto d’amore che 'abita' la celebrazione eucaristica, ma chiede ospitalità anche nella nostra preghiera personale e comunitaria. «Pregare per il Papa ci aiuta infatti a ricordare che è nell’affidamento alla Provvidenza di Dio che crescono la vita e l’unità della Chiesa – prosegue il teologo domenicano –. Affidandoci all’amore e all’onnipotenza di Dio, riconosciamo che è Cristo che guida la Chiesa, non noi. Non i nostri mezzi, i nostri strumenti, ma la vita che viene dall’illuminazione dello Spirito, dono di Dio che invochiamo nella preghiera».
Spesso la vita e le vicende della Chiesa, in particolare gli atti e lo 'stile' di governo delle gerarchie, sono al centro dell’attenzione dei mass media, dell’opinione pubblica e – ovviamente – dei fedeli... «Se ci fermiamo alle cose umane non cogliamo il mistero di quella Chiesa che noi crediamo una, santa, cattolica, apostolica – incalza Cottier – A questo livello, non a livello sociologico, vediamo la realtà più profonda della Chiesa.
Certo: ci sono peccati ed errori, nei membri della Chiesa e nella sua gerarchia. Perciò abbiamo bisogno di pregare: per essere convertiti e illuminati al bene. Lo vediamo in modo esemplare nelle vite dei santi, che nella preghiera chiedono sostegno e illuminazione allo Spirito per essere nella comunione della Chiesa. Pregare per il Papa è espressione fortissima di questa comunione. E ci apre gli occhi su ciò che la Chiesa è veramente».
Pregando per il Papa «chiediamo la carità come dono di Dio. Così come le Scritture sono parola morta se non le incontriamo spiritualmente – conclude Cottier – così la vita della Chiesa ha bisogno di strumenti concreti, storici, ma alla fine ciò che conta – e che invochiamo con la preghiera – è l’azione vivificante dello Spirito».
© Copyright Avvenire, 24 febbraio 2009
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