lunedì 22 dicembre 2008

BENEDETTO XVI ALLA CURIA ROMANA: NOTA SETTIMANALE, “UN INNO ALLA GIOIA” (Sir)


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BENEDETTO XVI ALLA CURIA ROMANA: NOTA SETTIMANALE, “UN INNO ALLA GIOIA”

Pubblichiamo la nota Sir di questa settimana.

E’ come un inno alla gioia, il discorso di Benedetto XVI al tradizionale incontro natalizio con la Curia Romana.
Su questa chiave modula la lettura dei principali avvenimenti ecclesiali dell’anno, dalla Gmg al Sinodo, dal viaggio negli Stati Uniti a quello in Francia. E’ questa la radice dell’augurio natalizio, proiettato nel dinamismo del nuovo anno. L’andamento del ragionamento del Papa è patristico, riecheggia i grandi Padri: usa Nietzsche, il grande filosofo nichilista, per estrarne la nostalgia e nello stesso tempo la necessità del fondamento autentico. Si rifà all’esempio della gioia autentica, contagiosa e gratuita della Gmg per sostenere, con san Paolo, il grande festeggiato di quest’anno, che “la gioia è frutto dello Spirito Santo. Non è estasi momentanea”. La festa si può organizzare, ripete Benedetto XVI, la gioia no: “La gioia è il dono nel quale tutti gli altri doni sono riassunti. Essa è l’espressione della felicità, dell’essere in armonia con se stessi, ciò che può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e con la sua creazione”.
Così diventa contagiosa: “Fa parte della natura della gioia l’irradiarsi, il doversi comunicare. Lo spirito missionario della Chiesa non è altro che l’impulso di comunicare la gioia che ci è stata donata”. Ecco che allora il Papa propone un percorso, che ha la sua sostanza teologica in una essenziale ma robusta “pneumatologia”, cioè in dense pagine sullo Spirito Santo. Questa tensione a ricapitolare, ad ordinare, a mettere bene in fila le cose è forse una delle cifre più significative del pontificato di Benedetto XVI. Di questo discorso armonioso, teso a far recuperare una consapevolezza di sintesi, una circolarità di visione che ha appunto come risultato la gioia autentica, risalta un passaggio: quello sulla creazione, a partire dalla fede nel Creatore. La Chiesa, argomenta così il Papa, “ha una responsabilità per il creato e deve fare valere questa responsabilità anche in pubblico”. E’ chiamata a difendere tutti i doni della creazione, l’acqua, l’aria, la terra, che “appartengono a tutti”. Ma soprattutto “deve anche proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso”. Ecco allora che il Papa propone “una ecologia dell’uomo”. Questo significa non parlare ambiguamente di “genere”, ma “della natura dell’essere umano come uomo e donna” e coerentemente “chiedere che quest’ordine della creazione venga rispettato”. Così come si chiede il rispetto della foresta amazzonica, chiosa il Papa. C’è qui una partita cruciale per il futuro dell’umanità. Benedetto XVI, come ha più volte ripetuto non propone una noiosa e arroccata Chiesa dei “no”, ma una gioiosa realtà di “sì”, di affermazioni positive. Sono “sì” che non rappresentano una contraddizione della libertà, ma ne sono la condizione e indicano la strada della gioia. Permettono in concreto “di difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione”.

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