lunedì 22 dicembre 2008

Il Papa: la Chiesa deve difendere il creato e impedire l’autodistruzione dell’uomo (AsiaNews)


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VATICANO

Papa: la Chiesa deve difendere il creato e impedire l’autodistruzione dell’uomo

Lo Spirito ha creato la natura in modo intelligente e ciò fa parte del Credo della Chiesa, che afferma il valore del matrimonio. Il termine ‘gender’ si risolve nella autoemancipazione dell’uomo dal Creatore. La Giornata della gioventù non è “una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale, con il Papa quale star”.

Città del Vaticano (AsiaNews)

La fede attribuisce all’uomo una responsabilità verso il creato, ma anche verso se stesso, per il suo dover essere “in sintonia” con il disegno dello Spirito creatore, quello che ha strutturato la materia “in modo intelligente”, rendendocela, così, comprensibile. E’ lo stesso Spirito che il Risorto ha donato agli apostoli e del quale è frutto la gioia, quella che dà vita allo spirito missionario della Chiesa, il quale “ non è altro che l’impulso di comunicare la gioia che ci è stata donata”. E che le dà il compito di difendere la natura, ma anche “l’uomo da se stesso”, affermando la verità sul matrimonio tra un uomo e una donna, contro il “gender”.

E’ una articolata riflessione sullo Spirito il discorso che Benedetto XVI ha rivolto oggi alla Curia romana nel tradizionale appuntamento per lo scambio degli auguri natalizi, occasione nella quale, per consuetudine, i papi fanno una riflessione sulla vita della Chiesa nel corso dell’anno.
Nell’analisi di Benedetto XVI, focalizzata in particolare sulla Giornata della gioventù – che non è “una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale, con il Papa quale star” - sul Sinodo dei vescovi e l’Anno paolino, il filo conduttore è dunque lo Spirito, tema dell’incontro di Sydney, ma anche, “in modo più nascosto” del Sinodo sulla Parola e di insegnamenti di San Paolo. E ci sono i due viaggi, l’uno negli Stati Uniti e l’altro in Francia, nei quali “la Chiesa si è resa visibile davanti al mondo e per il mondo come una forza spirituale che indica cammini di vita e, mediante la testimonianza della fede, porta luce al mondo”.
L’anno che sta per concludersi, nelle parole del Papa, ha fatto ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII e del’elezione di Giovanni XXIII, i 40 trascorsi dalla pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae e i 30 dalla morte del suo autore, Paolo VI” esso ha permesso di andare più indietro con la memoria: “la sera del 28 giugno, alla presenza del Patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli e di rappresentanti di molte altre Chiese e Comunità ecclesiali” è stato inaugurao l’Anno Paolino. Esso è “un anno di pellegrinaggio non soltanto nel senso di un cammino esteriore verso i luoghi paolini, ma anche, e soprattutto, in quello di un pellegrinaggio del cuore, insieme con Paolo, verso Gesù Cristo”.
Al Sinodo dei vescovi, “ci siamo nuovamente resi conto che Dio in questa sua Parola si rivolge a ciascuno di noi, parla al cuore di ciascuno: se il nostro cuore si desta e l’udito interiore si apre, allora ognuno può imparare a sentire la parola rivolta appositamente a lui. Ma proprio se sentiamo Dio parlare in modo così personale a ciascuno di noi, comprendiamo anche che la sua Parola è presente affinché noi ci avviciniamo gli uni agli altri; affinché troviamo il modo di uscire da ciò che è solamente personale. Questa Parola ha plasmato una storia comune e vuole continuare a farlo. Allora ci siamo nuovamente resi conto che – proprio perché la Parola è così personale – possiamo comprenderla in modo giusto e totale solo nel ‘noi’ della comunità istituita da Dio”. Dei lavori sinodali il Papa ha ricordato il “contributo prezioso” di “un Rabbì sulle Sacre Scritture di Israele, che appunto sono anche le nostre Sacre Scritture. Un momento importante per il Sinodo, anzi, per il cammino della Chiesa nel suo insieme, è stato quello in cui il Patriarca Bartolomeo, alla luce della tradizione ortodossa, con penetrante analisi ci ha aperto un accesso alla Parola di Dio”.
La Giornata della gioventù, poi, “è stata una festa della gioia – una gioia che infine ha coinvolto anche i riluttanti”. Ma, “qual è la natura di ciò che succede” in una Gmg? “Quali sono le forze che vi agiscono? Analisi in voga tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star. Con o senza la fede, questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio. Ci sono anche voci cattoliche che vanno in questa direzione”. Ma “con ciò, tuttavia, la peculiarità di quelle giornate e il carattere particolare della loro gioia, della loro forza creatrice di comunione, non trovano alcuna spiegazione”. Per capire, va tenuto conto che le Gmg hanno una lunga preparazione e “le Giornate solenni sono soltanto il culmine di un lungo cammino, col quale si va incontro gli uni agli altri e insieme si va incontro a Cristo. In Australia non per caso la lunga Via Crucis attraverso la città è diventata l’evento culminante di quelle giornate”.
La “gioia come frutto dello Spirito santo” ha spinto Benedetto XVI a parlare delle “dimensioni” del tema “Spirito santo”. A cominciare dalla creazione.
Il fatto che la “struttura intelligente” della natura “proviene dallo stesso Spirito creatore che ha donato lo spirito anche a noi, comporta insieme un compito e una responsabilità. Nella fede circa la creazione sta il fondamento ultimo della nostra responsabilità verso la terra. Essa non è semplicemente nostra proprietà che possiamo sfruttare secondo i nostri interessi e desideri. È piuttosto dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci e con ciò ci ha dato i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione”. “Lo Spirito che li ha plasmati, è più che matematica – è il Bene in persona che, mediante il linguaggio della creazione, ci indica la strada della vita retta”.
E “poiché – ha proseguito il Papa - la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell’uomo, intesa nel senso giusto. Non è una metafisica superata, se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato. Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio. Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine ‘gender’, si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore. L’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda. Ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore”. “Partendo da questa prospettiva occorrerebbe rileggere l’Enciclica Humanae vitae: l’intenzione di Papa Paolo VI era di difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione”.
In secondo luogo, “se lo Spirito creatore si manifesta innanzitutto nella grandezza silenziosa dell’universo, nella sua struttura intelligente, la fede, oltre a ciò, ci dice la cosa inaspettata, che cioè questo Spirito parla, per così dire, anche con parole umane, è entrato nella storia e, come forza che plasma la storia, è anche uno Spirito parlante, anzi, è Parola che negli Scritti dell’Antico e del Nuovo Testamento ci viene incontro”.
“Leggendo la Scrittura insieme con Cristo, impariamo a sentire nelle parole umane la voce dello Spirito Santo e scopriamo l’unità della Bibbia”.
La “terza dimensione” sul tema dello Spirito, è stata descritta dal Papa come la “inseparabilità di Cristo e dello Spirito Santo”. “Lo Spirito Santo è il soffio di Cristo. E come il soffio di Dio nel mattino della creazione aveva trasformato la polvere del suolo nell’uomo vivente, così il soffio di Cristo ci accoglie nella comunione ontologica con il Figlio, ci rende nuova creazione”.
“Così, come quarta dimensione, emerge spontaneamente la connessione tra Spirito e Chiesa”, Corpo di Cristo”.
“Così con il tema ‘Spirito Santo’, che orientava le giornate in Australia e, in modo più nascosto, anche le settimane del Sinodo – ha concluso il Papa - si rende visibile tutta l’ampiezza della fede cristiana, un’ampiezza che dalla responsabilità per il creato e per l’esistenza dell’uomo in sintonia con la creazione conduce, attraverso i temi della Scrittura e della storia della salvezza, fino a Cristo e da lì alla comunità vivente della Chiesa, nei suoi ordini e responsabilità come anche nella sua vastità e libertà, che si esprime tanto nella molteplicità dei carismi quanto nell’immagine pentecostale della moltitudine delle lingue e delle culture”.

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