martedì 23 dicembre 2008

Benedetto XVI: le Gmg non sono festival rock ecclesiali. Ed il Papa non è una star (Bobbio)


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nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Difende il creato e rilancia le parole della Bibbia, quelle della Genesi, quelle che dicono che Dio creò l'uomo e la donna.
Benedetto XVI nel tradizionale discorso di Natale davanti alla Curia riunita nella Sala Clementina, dopo l'omaggio e gli auguri dal cardinale decano, l'ex segretario di Stato Angelo Sodano, invita il mondo intero a non disprezzare il linguaggio della creazione e spiega che questa è una delle principali missioni della Chiesa: «Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico».
Ma non ci sono solo le foreste da proteggere, cioè non c'è solo «la terra, l'aria e l'acqua come doni della creazione appartenenti a tutti». C'è anche l'uomo, una «ecologia dell'uomo», che non è una «metafisica superata», ma «un ordine della creazione», che deve «essere rispettato». Il Papa ricorda dunque che Dio creò «l'essere umano come uomo e come donna». E disprezzare quest'ordine porta non solo l'uomo all'«autodistruzione», ma porta anche a distruggere «l'opera stessa di Dio». Benedetto XVI si riferisce alla cosiddetta ideologia di «gender», quella che annulla le differenze sessuali, quella che si risolve «in una definitiva emancipazione dell'uomo dal creato e dal creatore». Sono parole severe quelle di Joseph Ratzinger. E la sua analisi è altrettanto rigorosa: «L'uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda». Ma in questo modo l'uomo va «contro la verità» e «vive contro lo Spirito creatore». Osserva che questa è la questione più importante dell'ecologia umana: «La foreste tropicali meritano sì la nostra protezione, ma non la merita meno l'uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione». Sta qui la fondazione biblica del rigetto delle «teorie di genere», quelle che portano all'autorizzazione dei matrimoni gay e all'oblio su ogni differenza sessuale.
Ricorda i grandi teologi della Scolastica che «hanno qualificato il matrimonio come il sacramento della creazione». Ed esso è solo il «legame tra uomo e donna». Partendo da questa analisi il Papa invita a rileggere l'enciclica di Paolo VI «Humanae vitae», di cui quest'anno sono stati ricordati i 40 anni dalla pubblicazione: «L'intenzione di Paolo VI era quella di difendere l'amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell'uomo contro la sua manipolazione». La riflessione di Benedetto XVI ieri si è mossa dentro il perimetro di quello che si può definire l'archetipo del pontificato, cioè mostrare una visione aperta a ragionevole della Creazione.
Su queste parole insiste anche il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, in un editoriale che appare nell'edizione odierna, il quale scrive di «segnali di orientamento per un cammino futuro».
Il Papa è convinto che Dio non sta «lontano dall'uomo» e che la Parola di Dio non sia «un reperto archeologico del passato», scrive Vian. Ratzinger nel discorso alla Curia ha rimesso al centro ancora una volta la questione di Dio e dallo Spirito Santo e ha svolto una serie di considerazioni sul ruolo della Chiesa, sul suo personale incarico di Pontefice e sulla missione della Chiesa nel mondo. Ha ricordato date e avvenimenti importanti dell'anno che si sta chiudendo, ricco anche di «sguardi retrospettivi» da parte della Chiesa.
Oltre ai 40 anni dell'Humane Vitae infatti ha rammentato i 50 anni dalla morte di Pio XII e dall'elezione di Giovanni XXIII. Ma ha tralasciato ogni riferimento alle polemiche, quest'anno particolarmente ampie, sulla figura di Pacelli e i suoi presunti silenzi sulla Shoah.
E quando ha fatto memoria del recente Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio ha messo in risalto l'importante contributo del rabbino Coen, senza menzionare le polemiche seguite alle dichiarazioni dell'esponente ebraico su Pio XII ai giornalisti appena fuori dall'aula del Sinodo. Poi il Papa ha proposto una carrellata dei suoi viaggi internazionali, Stati Uniti, Francia e Australia per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) soffermandosi in particolare sul grande appuntamento con i giovani di tutto il mondo a Sidney. Ha difeso la Gmg da alcune «voci cattoliche».
Ha detto che il Papa non è la «star» della Gmg e che le Giornate non sono un «festival rock» in chiave ecclesiale. E non è vero che le Gmg non servono perché dopo tutto rimane come prima, momenti solo di «festosa estasi», che non influiscono nel «profondo della vita». Benedetto XVI è convinto che questo modo di pensare sia un sistema per «rimuovere la questione su Dio». Invece prima e dopo la Gmg c'è un «cammino» incentrato sulla Croce, simbolo di un Dio che è amore e gioia.

© Copyright Eco di Bergamo, 23 dicembre 2008

Che bello questo articolo di Bobbio!
Come Izzo, ha colto esattamente lo spirito del discorso del Papa che cerca di vedere i lati positivi in tutto ed in tutti: ha elogiato il rabbino ospite al Sinodo nonostante il grave sgarbo diplomatico, ha spinto l'acceleratore sul dialogo fra Islam e Chiesa Cattolica senza pero' rinuciare alla propria identita', partecipa alle Gmg con gioia e trasporto precisando pero' di non voler essere al centro della scena perche' il vero protagonista e' un Altro.
E' un Papa mite e coraggioso che vuole abbracciare tutti i suoi figli e che non porta rancora ad alcuno.
E' un Pontefice solare e buono.
Qualcuno, fra le righe, lo accusa di incoerenza...mah!

R.

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