lunedì 22 dicembre 2008
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Galileo, l'omaggio del Papa «La scienza spiega la natura»
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Bruno Bartoloni
Il Pontefice ha colto la coincidenza con il solstizio d'inverno per salutare gli scienziati per l'anno dell'astronomia
CITTA' DEL VATICANO — Affacciato sul più straordinario orologio solare del mondo, la piazza San Pietro, Benedetto XVI ha reso omaggio ieri agli uomini di scienza, a partire da Galileo Galilei, «che ci hanno fatto capire sempre meglio» le leggi della natura, ed ha salutato quanti daranno vita alle numerose iniziative previste per l'anno mondiale dell'astronomia che sarà celebrato nel 2009.
Una semplice citazione, quella di Galileo, che non apre alcun nuovo scenario sul rapporto non sempre facile tra Chiesa e scienza.
In onore di Galileo, tra l'altro, il Vaticano si appresta ad erigere il prossimo anno una statua di marmo nei pressi della Casina di Pio IV, sulla collina che sovrasta la cupola di San Pietro non lontano dall'appartamento nel quale tra il 1632 e il 1633 lo scienziato fu ospitato, prima di venire condannato a ritrattare le sue tesi eliocentriche.
Il papa ha ricordato ieri ai fedeli che la festa del Natale è legata al solstizio d'inverno, quando le giornate, nell'emisfero boreale, ricominciano ad allungarsi.
«A questo proposito — ha detto in una piccola ed inconsueta lezione storico-scientifica — forse non tutti sanno che piazza San Pietro è anche una meridiana: il grande obelisco, infatti, getta la sua ombra lungo una linea che corre sul selciato verso la fontana sotto questa finestra, e in questi giorni l'ombra è la più lunga dell'anno. Questo ci ricorda la funzione dell'astronomia nello scandire i tempi della preghiera. L'Angelus, ad esempio, si recita al mattino, a mezzogiorno e alla sera, e con la meridiana, che anticamente serviva per conoscere il "mezzogiorno vero", si regolavano gli orologi».
Il pontefice ha poi ricordato che fra i suoi predecessori, vi sono stati degli astronomi, come papa Silvestro II che addirittura fu un docente di questa scienza, Gregorio XIII al quale
Benedetto XVI si deve la riforma del calendario e San Pio X, che sapeva costruire orologi solari. «Se i cieli "narrano la gloria di Dio" — ha detto — anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore».
La meridiana e la rosa dei venti realizzate sul pavimento della piazza San Pietro vennero eseguite nel 1817 dall'astronomo L. Gilij che usò l'obelisco come gnomone (tecnicamente lo gnomone è l'estremità del-l'asta, o anche l'asta stessa, che con la sua ombra indica l'ora sugli orologi solari). L'obelisco, come si sa, fu trasportato al centro della piazza solo nel 1586, perché prima si trovava a poche centinaia di metri, al centro del circo di Nerone. Alto 25 metri e pesante 350 tonnellate, l'aveva rubato a Eliopoli l'imperatore Caligola e l'aveva trasportato a Roma su una nave che aveva una chiglia zavorrata con mille tonnellate di lenticchie ed un abete di 25 metri a far da albero.
© Copyright Corriere della sera, 22 dicembre 2008 consultabile online anche qui.
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