martedì 23 dicembre 2008

La "teoria del genere" nei testi di Giovanni Paolo II


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Cari amici, ieri Benedetto XVI ha fatto un bellissimo discorso: molto ampio ed articolato.
I media si sono soffermati solo su due termini "rockstar" e "gender" forse per evitare di sottolineare il successo dei viaggi internazionali del Santo Padre o forse perche' e' piu' facile e meno faticoso parlare di sessualita' e di Gmg.
Il Papa ha detto una cosa ovvia: Dio ci ha creati maschi e femmine, uomini e donne.
Qualcuno puo' contestare questa verita'?
Ci sono soloni che possono dire il contrario e provarlo scientificamente?
Non mi pare. Noi nasciamo uomini o donne.
Il Papa non ha affatto parlato dell'orientamento sessuale ma "solo" del disegno della Creazione.
Esistono le femmine ed i maschi, nel genere umano come fra gli animali, che poi possono avere orientamenti sessuali diversi, ma non e' questo il discorso del Santo Padre.
Alla mamma incinta si chiede se il suo bambino sara' maschio o femmina, non quale orientamento avra' da adulto.
O sbaglio?
Affiancare il discorso di ieri e al tema dell'omosessualita' e' un'operazione disonesta e meschina.
Visto che per alcuni Benedetto XVI si e' alzato ieri mattina e si e' "inventato" la distinzione fra il genere maschile e femminile (tertium non datur), rinfreschiamoci un po' la memoria e rileggiamo che cosa disse in alcune occasioni ed in alcuni testi Giovanni Paolo II, che per alcuni sembra diventato il simbolo della Chiesa moderna e non arroccata, come se Benedetto XVI avesse riportato le lancette (o le meridiane?) al Medioevo.
Ringraziamo di cuore Lapis per il prezioso e sapiente lavoro di ricerca
:-)
Raffaella

DALLA LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II ALLE FAMIGLIE "GRATISSIMAM SANE" (2 febbraio 1994):

Maschio e femmina li creò

6. Il cosmo, immenso e così diversificato, il mondo di tutti gli esseri viventi, è inscritto nella paternità di Dio come nella sua sorgente (cfr Ef 3, 14-16). Vi è inscritto, naturalmente, secondo il criterio dell'analogia, grazie al quale ci è possibile distinguere, già all'inizio del Libro della Genesi, la realtà della paternità e maternità e perciò anche della famiglia umana.
La chiave interpretativa sta nel principio dell'« immagine » e della « somiglianza » di Dio, che il testo biblico mette fortemente in rilievo (Gn 1, 26). Dio crea in virtù della sua parola: « Sia! » (p.es. Gn 1, 3). È significativo che questa parola di Dio, nel caso della creazione dell'uomo, sia completata con queste altre parole: « Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza » (Gn 1, 26). Prima di creare l'uomo, il Creatore quasi rientra in se stesso per cercarne il modello e l'ispirazione nel mistero del suo Essere che già qui si manifesta in qualche modo come il « Noi » divino. Da questo mistero scaturisce, per via di creazione, l'essere umano: « Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1, 27).
Ai nuovi esseri Dio dice benedicendoli: « Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela » (Gn 1, 28).
Il Libro della Genesi usa espressioni già adoperate nel contesto della creazione degli altri esseri viventi: « moltiplicatevi », ma è chiaro il loro senso analogico. Non è questa l'analogia della generazione e della paternità e maternità, da leggersi alla luce di tutto il contesto? Nessuno dei viventi, tranne l'uomo, è stato creato « ad immagine e somiglianza di Dio ». La paternità e la maternità umane, pur essendo biologicamente simili a quelle di altri esseri in natura, hanno in sé in modo essenziale ed esclusivo una «somiglianza » con Dio, sulla quale si fonda la famiglia, intesa come comunità di vita umana, come comunità di persone unite nell'amore (communio personarum).
Alla luce del Nuovo Testamento è possibile intravedere come il modello originario della famiglia vada ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario dell a sua vita. Il « Noi » divino costituisce il modello eterno del « noi » umano; di quel « noi » innanzitutto che è formato dall'uomo e dalla donna, creati ad immagine e somiglianza divina. Le parole del Libro della Genesi contengono quella verità sull'uomo a cui corrisponde l'esperienza stessa dell'umanità. L'uomo è creato sin « dal principio » come maschio e femmina: la vita dell'umana collettività - delle piccole comunità come dell'intera società - porta il segno di questa dualità originaria.
Da essa derivano la « mascolinità » e la « femminilità » dei singoli individui, così come da essa ogni comunità attinge la propria caratteristica ricchezza nel reciproco completamento delle persone.
A ciò sembra riferirsi il passo del Libro della Genesi: « Maschio e femmina li creò » (Gn 1, 27). Questa è anche la prima affermazione della pari dignità dell'uomo e della donna: ambedue, ugualmente, sono persone. Tale loro costituzione, con la specifica dignità che ne deriva, definisce sin « dal principio » le caratteristiche del bene comune dell'umanità in ogni dimensione ed ambito di vita. A questo bene comune ambedue, l'uomo e la donna, recano il contributo loro proprio, grazie al quale si ritrova, alle radici stesse della convivenza umana, il carattere di comunione e di complementarietà.

______________________

Giovanni Paolo II dedico' poi numerosissime udienze generali al tema della sessualità e alla cosiddetta “teologia del corpo” (non risulta che Papa Benedetto si soffermi sullo stesso argomento).
Ecco il link all'ultima udienza generale sul tema
:

UDIENZA GENERALE (Mercoledì, 28 novembre 1984)

Ed ecco un articolo molto interessante:

La teologia del corpo (JEAN-MARIE GUÉNOIS)

Giovanni Paolo II, nell'udienza generale citata, esaltava cosi' l'enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI:

Attraverso queste due dimensioni siamo risaliti continuamente alle riflessioni sulla teologia del corpo, unite alle parole-chiave di Cristo. A queste riflessioni siamo risaliti anche intraprendendo, alla fine di tutto questo ciclo di catechesi, l’analisi dell’enciclica Humanae Vitae.

La dottrina contenuta in questo documento dell’insegnamento contemporaneo della Chiesa resta in rapporto organico sia con la sacramentalità del matrimonio sia con tutta la problematica biblica della teologia del corpo, centrata sulle “parole-chiave” di Cristo. In un certo senso si può perfino dire che tutte le riflessioni che trattano della “redenzione del corpo e della sacramentalità del matrimonio”, sembrano costituire un ampio commento alla dottrina contenuta appunto nell’enciclica Humanae Vitae.

Tale commento sembra assai necessario. L’enciclica infatti, nel dare risposta ad alcuni interrogativi di oggi nell’ambito della morale coniugale e familiare, al tempo stesso ha suscitato anche altri interrogativi, come sappiamo, di natura bio-medica. Ma anche (e anzitutto) essi sono di natura teologica; appartengono a quell’ambito dell’antropologia e teologia, che abbiamo denominato “teologia del corpo”.

Le riflessioni fatte consistono nell’affrontare gli interrogativi sorti in rapporto all’enciclica Humanae Vitae. La reazione, che ha suscitato l’enciclica, conferma l’importanza e la difficoltà di questi interrogativi. Essi sono riaffermati anche dagli ulteriori enunciati di Paolo VI, ove egli rilevava la possibilità di approfondire l’esposizione della verità cristiana in questo settore.

Lo ha ribadito inoltre l’esortazione Familiaris Consortio, frutto del Sinodo dei vescovi del 1980: “De muneribus familiae christianae”. Il documento contiene un appello, diretto particolarmente ai teologi, a elaborare in modo più completo gli aspetti biblici e personalistici della dottrina contenuta nella Humanae Vitae.

Cogliere gli interrogativi suscitati dall’enciclica vuol dire formularli e al tempo stesso ricercarne la risposta. La dottrina contenuta nella Familiaris Consortio chiede che sia la formulazione degli interrogativi, sia la ricerca di un’adeguata risposta si concentrino sugli aspetti biblici e personalistici. Tale dottrina indica anche l’indirizzo di sviluppo della teologia del corpo, la direzione dello sviluppo e pertanto anche la direzione del suo progressivo completarsi e approfondirsi.

3. L’analisi degli aspetti biblici parla del modo di radicare la dottrina proclamata dalla Chiesa contemporanea nella rivelazione. Ciò è importante per lo sviluppo della teologia. Lo sviluppo, ossia il progresso nella teologia, si attua infatti attraverso un continuo riprendere lo studio del deposito rivelato.

Il radicamento della dottrina proclamata dalla Chiesa in tutta la tradizione e nella stessa rivelazione divina è sempre aperto agli interrogativi posti dall’uomo e si serve anche degli strumenti più conformi alla scienza moderna e alla cultura di oggi. Sembra che in questo settore l’intenso sviluppo dell’antropologia filosofica (in particolare dell’antropologia che sta alla base dell’etica) s’incontri molto da vicino con gli interrogativi suscitati dall’enciclica Humanae Vitae nei riguardi della teologia e specialmente dell’etica teologica.

L’analisi degli aspetti personalistici della dottrina contenuta in questo documento ha un significato esistenziale per stabilire in che cosa consista il vero progresso, cioè lo sviluppo dell’uomo. Esiste infatti in tutta la civiltà contemporanea - specie nella civiltà occidentale - un’occulta e insieme abbastanza esplicita tendenza a misurare questo progresso con la misura delle “cose”, cioè dei beni materiali.

L’analisi degli aspetti personalistici della dottrina della Chiesa, contenuta nell’enciclica di Paolo VI, mette in evidenza un appello risoluto a misurare il progresso dell’uomo con la misura della “persona”, ossia di ciò che è un bene dell’uomo come uomo, che corrisponde alla sua essenziale dignità. L’analisi degli aspetti personalistici porta alla convinzione che l’enciclica presenta come problema fondamentale il punto di vista dell’autentico sviluppo dell’uomo; tale sviluppo si misura infatti, in linea di massima, con la misura dell’etica e non soltanto della “tecnica”.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Non per essere oltraggiosi , ma in natura esiste anche il fenomeno dell'ermafroditismo. E ribadisco in natura.

Raffaella ha detto...

L'ermafroditismo non e' un terzo genere.

Anonimo ha detto...

Gli ermafroditi sono persone però!
E questa distinzione di "genere" le lascia forse in un limbo?

Raffaella ha detto...

Assolutamente no!
Tutte le PERSONE (anzi: tutti gli essere viventi) hanno diritto alla vita, a non subire discriminazioni, a non essere sottoposti a violenze, ad essere rispettati sempre e comunque in quanto esseri umani.
Le persone vanno sempre rispettate ed amate indipendentemente dal sesso e dall'orientamento.
Il punto non e' questo ma il tentativo di riconoscere piu' generi.
R.

Anonimo ha detto...

Lo sbaglio, per me, è quello di voler distinguere dei generi. A cosa serve? Serve solo a costruire tutto un discorso successivo utile a creare teorie sui comportamenti sessuali sbagliati o meno. La natura è una cosa troppo complessa per essere tagliata con l'accetta.

Anonimo ha detto...

Esiste anche l'aborto naturale. Questo non vuol dire che ci è permesso praticare l'aborto. L'ermafroditismo è una patologia con la quale si può convivere bene, ma non è una scelta dell'uomo su sè stesso. Il gender invece si configura come una persona che si plasma da sè. La Bibbia è chiara: "maschio e femmina li creò". e tali si deve rimanere anche se per qualcuno è difficile. Marco

Raffaella ha detto...

L'essere umano nasce uomo o donna.
Da questa realta' non si scappa. Ci sono dei casi particolari che investono la genetica e non certo la cultura!

Per quanto riguarda l'ermafroditismo (quello vero) ho trovato il seguente articolo che spiega come si tratti di alterazioni genetiche.
E' chiaro che parliamo di persone che meritano ed hanno diritto al massimo rispetto.
Non parliamo della teoria "gender", ma di genetica:

Il genetista Novelli: «Ci sono casi di coesistenza dei sessi»

di CARLA MASSI

ROMA - «In alcune persone troviamo la coesistenza di tessuto ovarico e tessuto testicolare. Si chiama ovotestis. In questi casi, ma sono rari, parliamo di ermafroditismo vero».

Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica e preside della facoltà di Medicina a Tor Vergata a Roma entra nel dettaglio delle anomalie genetiche. Di chi, di fatto, non è né uomo né donna perché porta in sé segni più o meno forti di ognuno dei due sessi.

Queste persone possono generare?

«Non sono in grado. Perché hanno una parte di ovaio e una parte di apparato maschile ma, ovviamente, non possono riprodursi. Sono sterili».

Si può parlare di danno genetico?

«Parliamo di anomalia dello sviluppo sessuale o dei cromosomi. Si tratta di anomalie che possono generare anche tumori».

Quando, nell’arco dei nove mesi di gravidanza, si è sviluppata questa anomalia genetica?

«E’ possibile che accada anche quando si è ancora nella fase embrionale. Per esempio, in alcuni casi, è stata riscontrata una fusione di due zigoti di sesso diverso. Due sono diventati uno e il bambino è nato con caratteristiche sessuali da ermafrodita».

Esistono anche casi in cui, in un corpo di donna, prevale il cromosoma maschile o viceversa?

«Certo. In questo caso si parla di pseudoermafroditismo. Non riscontriamo tutte e due i tessuti ma o l’uno o l’altro con i caratteri sessuali secondari ambigui».

Una dissonanza tra l’immagine estetica e le caratteristiche sessuali?

«Esattamente. E’ possibile trovarsi davanti a persone con caratteristiche esteticamente femminili che non hanno mestruazioni e non possono avere figli perché maschi geneticamente. Spesso ce ne accorgiamo quando la donna inizia a fare le analisi per scoprire le cause della sterilità».

Vuol dire che esistono uomini con caratteristiche genetiche femminili?

«Sì. Mancano, per esempio di peluria, hanno il bacino largo e altre caratteristiche conseguenti alla mutazione genetica».

Anche nel mondo animale e nel mondo vegetale esistono forme di ermafroditismo?

«Sono frequenti tra gli organismi marini, tra i funghi, tra molte piante e molti insetti. Questi, a differenza degli umani, riescono a riprodursi».

Il Messaggero

Anonimo ha detto...

"L'essere umano nasce uomo o donna.
Da questa realta' non si scappa. Ci sono dei casi particolari che investono la genetica e non certo la cultura!"

Cosa c'entra la cultura?
Non si parlava di natura?
L'articolo della Massi non aggiunge granchè alla discussione.
Se si identifica la natura con Dio(e io sono daccordo), allora si deve ammettere che tutto ciò che accade in natura è voluto da Dio, e quindi dire che Dio ci crea solo uomini o donne è un inesattezza.

Raffaella ha detto...

E' la teoria gender che insegna che la distinzione fra i sessi e' un fatto culturale.

Cito:

Gli studi di genere sostengono che le categorie del "femminile" e del "maschile" sono costruzioni sociali e culturali che vengono in un certo qual modo associate al corpo.

Anonimo ha detto...

Certo, se tu,fin da piccolo, insegni ad un maschio che lui è una femmina, lui ti dirà che è una femmina.
Ma qui non si parlava di natura?

Raffaella ha detto...

Appunto!

Anonimo ha detto...

Allora ribadisco:
dire che alla nascita Dio ci crea o uomini o donne è un inesattezza.

Raffaella ha detto...

Per favore!
Tutti abbiamo cromosomi XX o XY.
Purtroppo ci sono delle anomalie che confermano la regola!
R.

Anonimo ha detto...

Intersessualità è un termine usato per descrivere quelle persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili.

Anonimo ha detto...

E non è una patologia.

Raffaella ha detto...

Sono alterazioni cromosomiche e/o endocrine.

Anonimo ha detto...

Poi se sia giusto o meno cambiare sesso da adulti è tutto un altro discorso.