lunedì 22 dicembre 2008

Vian: spesso contro il Papa si coglie ogni occasione per polemiche tanto aspre quanto pregiudiziali, ma soprattutto prive di reale fondamento (O.R.)


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Lo Spirito e la Chiesa

È una lunga riflessione sulla fede cristiana - cioè sulla presenza dello Spirito di Dio e sulla responsabilità della Chiesa - il discorso di Benedetto XVI per gli auguri alla Curia romana. Proprio l'occasione del consueto incontro con i suoi collaboratori più vicini ha permesso al Papa di riflettere sull'anno che sta per concludersi.

Le parole del vescovo di Roma non sono state però di circostanza, ma un vero e proprio contributo di riflessione di cui si dovrebbe tenere conto se si vuole davvero capire le intenzioni di Benedetto XVI e della sua Chiesa, magari anche per criticarle.

Questo invece non avviene sempre: spesso anzi non c'è alcuna volontà di comprensione e si preferisce cogliere ogni occasione per polemiche tanto aspre quanto pregiudiziali, ma soprattutto prive di reale fondamento.

Ma cosa vuole la Chiesa? Semplicemente quello che sempre ha cercato - questo è il senso della tradizione e della sua continuità, dalla presenza dell'apostolo Paolo agli insegnamenti dei Papi più recenti - e cioè permettere, certo con le sue imperfezioni umane, che la grazia di Dio "diventi sempre più visibile".
Per questo il vescovo di Roma parla e viaggia, per questo la Santa Sede e la Chiesa in diversi modi intervengono come "forza spirituale" che indica il cammino. Senza voler imporre nulla, ma proponendo e ragionando. Ed è singolare che un'istituzione in genere additata come macchina di potere oscurantista e spietata venga di frequente accusata - come avviene sulle questioni dell'origine e della fine della vita, dalle manipolazioni genetiche ai segni della morte - di essere dogmatica proprio nel momento in cui propone di discutere.
Benedetto XVI ha ricordato i suoi viaggi, la Giornata mondiale della gioventù e il sinodo sulla Parola di Dio: episodi diversi ma legati tra loro dal fatto che la Chiesa vive anche oggi la presenza dello Spirito, come in quella Pentecoste di quasi venti secoli fa. Dio parla ed è presente anche oggi e la Chiesa vuole ascoltarlo e invitare ogni essere umano ad ascoltarlo, o almeno a prenderlo in considerazione. La fede - fondata sull'incarnazione del Figlio di Dio - ha però bisogno di vedere e di toccare. Ecco allora il senso vero della Giornata di Sydney: non un festival rock intorno a un Papa star come vorrebbero anche "voci cattoliche", ma una celebrazione lungamente preparata e che è destinata a continuare; in definitiva un avvenimento in cui si prende sul serio la questione di Dio e la presenza dello Spirito creatore.
E l'aprirsi a Dio - o almeno alla sua possibilità, una possibilità che non è irragionevole - ha conseguenze: sull'atteggiamento nei confronti della creazione e di una materia "strutturata in modo intelligente" e sulla necessità di una "ecologia dell'uomo". Questa non deriva da una "metafisica superata", ha affermato con nettezza Benedetto XVI, che ha spiegato ancora una volta come invece essa provenga da un ascolto del "linguaggio della creazione". Nel rifiuto dell'ideologia del gender che nega l'essere umano come uomo e donna, e nega dunque la sessualità. Sì, lo Spirito di Dio è entrato nella storia e offre la sua gioia. Sta a ogni essere umano porvi attenzione.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 22-23 dicembre 2008)

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