domenica 8 marzo 2009
Il teologo Martin Nkafu: «Si attende Papa Ratzinger in Africa come il pastore che ci incoraggi e ci sostenga nella fede» (Pozzi)
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Il teologo
«Grande aspettativa, anche di pace»
«Si attende Ratzinger come il pastore che ci incoraggi e ci sostenga nella fede»
«C’è grandissima aspettativa e molta curiosità. È la prima volta che Benedetto XVI si reca in Africa e la gente lo attende davvero come un Pastore».
Martin Nkafu, teologo e filosofo camerunese, docente di Cultura, Religione e Pensiero africani presso le Pontificie Università Lateranense e Gregoriana di Roma, ha già lavorato per il Sinodo africano nel 1994, in qualità di supervisore delle traduzioni e dei traduttori. È appena rientrato dal suo Paese, dove ha potuto toccare con mano l’entusiasmo dei suoi concittadini alla vigilia della visita del Papa.
Che cosa si aspettano i camerunesi da Benedetto XVI?
Quello del Santo Padre è innanzitutto un viaggio pastorale. I popoli africani, rappresentati da camerunesi e angolani, attendono di essere incoraggiati, sostenuti e confermati nella fede. E si aspettano che il Pontefice li sostenga nella loro vita con la sua parola, le sue preghiere e la sua benedizione. E poi sanno che verrà a promulgare l’Instrumentum laboris in vista del prossimo Sinodo e si sentono molto coinvolti.
«La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace» è il titolo della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. Come giudica la scelta di questo tema?
Assolutamente positiva e opportuna. Il Sinodo del 1994 è stato più pastorale e teologico. Si trattava, in un certo senso, di 'verificare' la maturità africana nella fede cristiana. Ovvero di riflettere insieme su dove siamo arrivati, sul volto di Cristo in Africa. Oggi, c’è bisogno di affrontare questioni più concrete: pace, riconciliazione, giustizia, dignità dell’uomo... Ci sono ancora molte guerre in Africa, spesso anche per interessi economici esterni. Non ci può essere pace quando c’è sfruttamento. E poiché l’evangelizzare in Africa coincide anche con la promozione umana, non è possibile portare il Vangelo e proclamarlo senza la pace e senza tener conto dello sviluppo e di tutti quei fattori che contribuiscono al benessere dei popoli.
Spesso però si parla della necessità in Africa di una evangelizzazione che vada più in profondità…
Si afferma spesso che l’evangelizzazione è il compito primario della Chiesa e quindi del missionario. Nella situazione africana, l’evangelizzazione oggi non può essere portata avanti solo dal missionario proveniente da fuori o dai religiosi, ma è compito di tutti i cristiani. Non c’è bisogno di un nuovo annuncio, ma ormai di una nuova testimonianza della Parola, Parola vissuta. Occorre presentarsi come testimoni del Regno. Per questo, ogni cristiano diventa così missionario nel suo ambiente di lavoro e nel proprio territorio e per tutte le genti. ( A.Poz.)
© Copyright Avvenire, 8 marzo 2009
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2 commenti:
Raffa, in amicizia, mi chiedo come mai tu non abbia ancora postato sul blog il BELLISSIMO messaggio del Papa che ringrazia il cardinal Arinze per come ha predicato gli esercizi spirituali alla Curia. Esemplare davvero della forma mentis di Benedetto.
http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/23500.php?index=23500&po_date=07.03.2009&lang=en
Un passo per tutti: "La Sua non è stata un'acrobazia teologica. Non ci ha offerto acrobazie teologiche, ma ci ha dato una sana dottrina, il pane buono della nostra fede."
Da mettere in assoluta evidenza..
Ma come no?
Eccolo qui:
http://magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2009/03/il-papa-al-card-arinze-non-ci-ha.html
:-))))
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