domenica 8 marzo 2009
Solidarietà verso gli ultimi, il messaggio dei Papi all'Urbe (Il Tempo)
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Nel dopoguerra due Pontefici, prima di Ratzinger, hanno fatto visita in Campidoglio
Solidarietà verso gli ultimi il messaggio dei Papi all'Urbe
Una visita a lungo attesa
Un legame di secoli. Antico come la storia della Chiesa di Roma. Domani Benedetto XVI attraverserà il Tevere e percorrerrà i tre chilometri fino al Campidoglio. Sono trascorsi undici anni dall'ultima volta che un successore di Pietro entrò nel Palazzo Senatorio. Era il 15 gennaio 1998, e Giovanni Paolo II, dopo aver visitato gran parte del Pianeta, a vent'anni dalla sua incoronazione, entrava nella Sala del Consiglio e parlava alla giunta e ai consiglieri capitolini. Sindaco era Rutelli, commissario straordinario per il Giubileo del 2000. E quella visita fu la consacrazione della missione giubilare e l'importanza del ruolo di Roma. Giovanni Paolo II lo disse senza perifrasi: «Roma si riflette nel Giubileo e il Giubileo fa riferimento alla realtà di Roma». Un appello alla solidarietà e all'uguaglianza quella del discorso di Papa Wojtyla. Un discorso rivolto agli amministratori capitolini perché Roma resti «faro di civiltà e fede». Il rapporto tra Giovanni Paolo II e Roma era già forte. Quella visita lo rese ancor più intenso. Ma il legame con i Papi è indissolubile e proprio Wojtyla lo ricordò in quell'occasione ripercorrendo le visite dei papi. Il suo ultimo predecessore, il Papa del Sorriso, Luciani, il Campidoglio lo vide dai piedi della scalinata: il 23 settembre 1978, unica uscita del pontificato breve, Giovanni Paolo I si fermò per cogliere il saluto del sindaco Argan e della Giunta. Wojtyla era molto legato all'Urbe. Gli studi teologici, le uscite segrete. Quella visita storica dell'aprile 1986 alla sinagoga di Roma e poi l'afflato che si generò con la gente durante le visite alle parrocchie alimentarono un affetto che dura ancora oggi. E come un «vecchio padre» esortò i romani «a fare più figli» e ancora in un'altra udienza esortò gli amministratori esortò ad aiutare i cittadini a superare «l'incertezza della disoccupazione». Un amore profondo che si espresse, quando già la malattia aggrediva il suo corpo nel febbraio 2004, rivolgendosi ai parroci romani con un romanesco «Damose da fà. Volemose bbene». In precedenza anche Paolo VI salì al colle capitolino. Era l'anno 1966. Il 16 aprile Montini fece visita in Campidoglio ma a differenza di Wojtyla e domani di Benedetto XVI non entrò nel Palazzo del potere politico. L'incontro tra Paolo VI e il sindaco Petrucci avvenne nei saloni dei Musei Capitolini. Il Papa ringraziò Roma dell'accoglienza data ai padri conciliari. Appena pochi giorni prima si era infatti concluso il Concilio Vaticano II. In quell'occasione, così lontana nel tempo, il Papa rivolse un accorato appello per una maggiore solidarietà umana. Un filo conduttore di tutti i pontefici che da Pastori di Roma sentono il dovere di sostenere il proprio gregge. «Siamo venuti per ripetere qui umili e grandi cose allo scopo di assicurare la Nostra comprensione per i molti e grossi problemi che assillanno la metropoli». Paolo VI ricordò anche il forte legame tra la Chiesa e Roma: «Senza nostalgia per il potere temporale». Così nel suo discorso fece riferimento al all'ultimo Papa Re, Pio IX, che in Campidoglio salì poco prima di Porta Pia per controllare i restauri del Tabularium. A sottolineare il distacco da quell'epoca, Papa Montini regalò alla città lo stendardo che fu di Cola di Rienzo. Quella di Paolo VI fu una visita contestata. Alla vigilia delle elezioni, parte della sinistra e dei radicali la considerarono uno spot a favore della Democrazia Cristana e di quel sindaco Arrigo Petrucci sotto inchiesta per un scandalo di gestione fondi. E domani sarà la volta di Benedetto XVI. Il Papa del Rione Borgo come qualcuno ama ricordare. Infatti Ratzinger abitò, prima di essere eletto, per quasi vent'anni appena fuori le Mura vaticane. Principe della Chiesa e insigne teologo ha sempre fatto vita di quartiere frequentando le antiche trattorie e passeggiando spesso per le stradine di Borgo soffermandosi a parlare con commercianti e semplici cittadini. Domani incontrerà il sindaco Alemanno. Si affaccerà sui Fori. Benedirà l'Urbe dalla scalinata michelangiolesca. Anche lui come Giovanni Paolo II presenzierà una seduta straordinaria del parlamento capitolino. Al sindaco Alemanno, alla giunta e ai consiglieri si rivolgerà da Vescovo della città. Chiederà più attenzione per i più deboli: «maggiore impegno per la solidarietà verso tutti i popoli» che vivono nella città che vide il martirio di Pietro. E come segno di questo bisogno di maggiore carità verso il prossimo, Papa Ratzinger visiterà il monastero delle suore Oblate a Tor de' Specchi dove visse Santa Francesca Romana: simbolo della generosità di chi dedicò la vita ai poveri.
© Copyright Il Tempo, 8 marzo 2009 consultabile online anche qui.
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