mercoledì 25 marzo 2009
Il card. Arinze commenta in modo delizioso il viaggio del Papa in Camerun e Angola: Una visita di fede amore e incoraggiamento (Osservatore Romano)
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Il viaggio papale in Camerun e Angola
Una visita di fede amore e incoraggiamento
di Francis Arinze
Cardinale vescovo del titolo
della Chiesa suburbicaria di Velletri-Segni
Da molti punti di vista il viaggio a Yaoundé in Camerun e a Luanda in Angola di Benedetto XVI è stato una grande benedizione per questi due Paesi e per tutta l'Africa. Come quando un padre fa visita ai suoi figli, si è trattato di un incontro gioioso. La gioia delle persone è stata evidente e grande, a volte davvero straripante.
Grandi folle di persone giovani e anziane si sono accalcate lungo il percorso del Papa. Sembrava che nessuno fosse rimasto a casa. Quando la papamobile passava e le persone vedevano Benedetto XVI, i loro volti si accendevano per la gioia. Molte saltavano e danzavano. Alcune si abbracciavano.
Tanti giovani hanno cercato di correre dietro al corteo fino a quando non è stato più possibile seguirlo. Fuori da tutte le chiese gremite in cui si sono svolte le celebrazioni c'è sempre stata folla.
I partecipanti alla messa solenne a Yaoundé nello stadio Amadou Ahidjo il 19 marzo - solennità di san Giuseppe, onomastico del Papa - sono stati circa settantacinquemila, e a quella conclusiva nell'enorme spianata di Cimangola, a Luanda, più di un milione.
Il 18 marzo, per la celebrazione dei vespri, l'enorme cattedrale di Yaoundé era gremita soprattutto di sacerdoti e suore per rendere lode a Dio.
Nel corso delle due visite il successore di Pietro ha rafforzato i suoi fratelli vescovi, incontrando le Conferenze episcopali di entrambi i Paesi.
A Yaoundé il Papa ha presentato ai presidenti delle Conferenze episcopali di ogni Paese del continente l'Instrumentum laboris della prossima assemblea speciale per l'Africa - la seconda dopo quella del 1994 - del Sinodo dei vescovi, e a Luanda ha anche incontrato i vescovi dell'Imbisa, l'associazione interregionale dei vescovi dell'Africa meridionale. Questi incontri sono esercizi, effettivi e affettivi, di collegialità.
Benedetto XVI ha incoraggiato in un modo molto significativo i vari operatori ecclesiali - sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi, uomini e donne, catechisti, membri di associazioni cattoliche e rappresentanti parrocchiali - in incontri che si sono svolti in chiese parrocchiali, e il Papa ha avuto una parola di apprezzamento per ogni categoria.
È stato un fatto davvero eccezionale che il Papa abbia dato grande visibilità internazionale all'Instrumentum laboris, il documento di lavoro del Sinodo per l'Africa che si svolgerà nel prossimo ottobre incontrando i membri del Consiglio speciale dell'organismo sinodale. Come qualcuno ha osservato, in questo modo l'assemblea è già cominciata.
E dal 1967, quando sono iniziate le assemblee del Sinodo dei vescovi, questo è il primo ad avere ricevuto tanta attenzione.
Benedetto XVI, in ogni incontro pubblico durante il viaggio africano, ha sottolineato l'importanza della giustizia, della riconciliazione e della pace. Tutti i continenti ne hanno bisogno, ma l'Africa anche più degli altri. Il Papa ha mostrato grande sensibilità verso quanti sono stati feriti dalle mine in Angola, i rifugiati, gli sfollati e le popolazioni alle quali è negato uno sviluppo adeguato. Ha lodato e incoraggiato le iniziative di riconciliazione e ha esortato il mondo a una maggiore solidarietà con l'Africa.
A centinaia di migliaia di giovani Benedetto XVI ha predicato speranza e disciplina perché si impegnino a costruire il loro futuro. In Africa, e in particolare in Angola e a Luanda, la maggior parte dei giovani ha meno di vent'anni.
Il Papa li ha ringraziati per averlo atteso per ore sotto il sole cocente nello stadio di Luanda dove gli hanno fatto festa con danze tradizionali.
Un momento molto bello e significativo del programma papale è stato l'incontro con le donne - tra le quali vi erano anche molte religiose - nella grande chiesa di Sant'Antonio, a Luanda, il 22 marzo. Due di esse lo hanno salutato con parole molto significative.
E nel discorso che ha loro rivolto Benedetto XVI è sembrato riecheggiare il messaggio che il concilio Vaticano II indirizzò alle donne l'8 dicembre 1965.
L'evento che mi ha commosso di più è stata la visita del Papa al Centro Cardinale Paul Emile Léger, a Yaoundé, il 19 marzo. Il centro è sorto per iniziativa del porporato canadese che - dopo avere rinunciato alla cura pastorale dell'arcidiocesi di Montréal per trascorrere il resto della sua vita in un umile bungalow a Yaoundé - ha edificato questo luogo di speranza per i bambini disabili, dove ogni persona umana è apprezzata, rispettata e amata. Il cardinale ha donato il centro al Governo del Camerun che ora lo gestisce, e il ministro per gli Affari sociali ha pronunciato un discorso che ha reso onore a lei stessa, al Governo di cui fa parte e all'Africa intera. Il Papa ha assicurato ai disabili e ai malati che non sono dimenticati, li ha toccati e benedetti, lodando l'impegno della Chiesa e dello Stato per i più deboli e i sofferenti. Come ha detto ai giornalisti durante il volo di ritorno, il 23 marzo, l'uomo diviene infatti più uomo grazie alla solidarietà con i sofferenti.
Dobbiamo rendere grazie alla divina provvidenza per questa visita papale in Africa perché ha permesso a Benedetto XVI di essere con i suoi figli africani, di vederli, ascoltarli, di celebrare e conversare con loro. Offrendo inoltre ai più stretti collaboratori del Papa l'occasione di conoscere da vicino la realtà africana. Tutto questo è molto importante per la Chiesa, in Africa e in tutto il mondo.
(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2009)
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