domenica 8 marzo 2009
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Yaoundé
Un’occasione per rilanciare l’evangelizzazione
DI ANNA POZZI
«La visita di Benedetto XVI è anche quella del Pastore universale che viene a riconfortare i cristiani del Camerun e dell’Africa nella loro fede e ad assicurarsi della costanza di questa fede».
C’è grande attesa per la visita del Pontefice il prossimo 17 marzo a Yaoundé. E i vescovi del Paese rivolgono ai loro fedeli un appello a prepararsi a questo evento, sottolineandone anche la «grande portata spirituale».
«Mettiamoci dunque – invitano i prelati – risolutamente in preghiera per una pace durevole nel nostro Paese, una pace che sia frutto della giustizia che permetta a tutti di vivere come fratelli, creati a immagine di Dio e uguali in dignità e diritti».
Quello dei vescovi del Camerun ai loro fedeli non è un appello di circostanza.
Il Paese, è vero, gode di una certa stabilità e di una sostanziale pace, ma non è esente da tensioni politiche e sociali. Il governo di Paul Biya, al potere dal 1982, non è certamente tra i più democratici del continente: corruzione e violazione dei diritti umani sono all’ordine del giorno. Da anni, si teme un’implosione, annunciata – e fortunatamente sempre rientrata – ogni volta che esplode qualche protesta o rivolta sociale, come è capitato lo scorso anno a Douala quando la gente è scesa in piazza contro l’aumento spropositato dei prezzi dei generi alimentari.
«L’uomo è diventato davvero lupo per l’uomo – ha messo in guardia monsignor Antoine Ntalu, arcivescovo di Garoua e presidente della Commissione giustizia e pace –. La società camerunese, come una nave in balìa di venti di tempesta, perde la sua immagine di Stato di diritto, vede la sua giustizia pesantemente ipotecata e la pace minacciata».
Durante una recente sessione della Commissione sono stati messi in evidenza, con molto lucidità, i mali che affliggono il Paese: corruzione dilagante, mancanza di trasparenza e del principio del bene comune, cattiva gestione, violazione dei diritti umani, scarsa educazione alla cittadinanza… Per questo la visita del Papa è attesa anche come un forte invito ai cattolici camerunesi, che rappresentano circa un quarto della popolazione, a divenire «sale della terra» e a farsi promotori di un rinnovamento morale, sociale e culturale.
La stessa Chiesa non è esente da problemi interni. Lo aveva sottolineato lo stesso Benedetto XVI durante una recente visita ad limina dei vescovi. Il Pontefice li aveva esortati a lavorare nell’unità e nella collaborazione pastorale per «portare avanti l’evangelizzazione del vostro popolo segnato da differenze etniche ». Inoltre aveva toccato alcune questioni estremamente sensibili all’interno della Chiesa del Camerun: «La necessita di una vita casta vissuta nel celibato, un giusto esercizio dell’autorità e un rapporto sano con i beni materiali».
La visita di Benedetto XVI segue le due di Giovanni Paolo II, nel 1985 e nel 1995, quando fu stata consegnata alla Chiesa d’Africa l’esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa. E proprio in continuità con quel gesto Benedetto XVI porterà l’Instrumentun laboris (le linee guida) del secondo Sinodo per l’Africa che si terrà il prossimo ottobre a Roma.
«Cattolici, protestanti e anche musulmani – commenta Sylvstre Ndoumou, caporedattore del giornale della Conferenza episcopale camerunese, l’Effort Camerounais – sono unanimi nel ritenere che il prossimo viaggio di Benedetto XVI in Camerun sia portatore di speranza sia sul piano spirituale che sociale. Molti pensano che la visita del Papa in Camerun stimolerà un rinnovamento spirituale, grazie alla ricchezza dei messaggi che lascerà al popolo di Dio che è nel nostro Paese. Questa forza è necessaria per stimolare in tutti noi uno spirito evangelico che permetterà di lavorare insieme per lo sviluppo del Paese e per lottare contro le forze negative che vi sono al suo interno».
© Copyright Avvenire, 8 marzo 2009
Luanda
Dopo i venti di guerra spinta alla riconciliazione
Anna Pozzi
«Il Paese vive con speranza nell’attesa della visita di Benedetto XVI, che segna una tappa nel cammino di rafforzamento dell’evangelizzazione ed è uno sprone per tutti i cattolici a rafforzare il loro impegno missionario».
Il nunzio apostolico in Angola, monsignor Giovanni Angelo Becciu, si fa così interprete della grande aspettativa del popolo angolano, alla vigilia dell’arrivo di Benedetto XVI che sbarcherà a Luanda il 20 marzo. Visita particolarmente significativa per un Paese che sta vivendo un momento storico molto importante, carico di aspettative, speranze, ma anche di difficoltà e frustrazioni.
L’Angola, infatti, esce da una guerra civile quasi trentennale, cominciata nel 1975, all’indomani della conquista dell’indipendenza, ma di fatto senza soluzione di continuità con il precedente conflitto contro i colonizzatori portoghesi. Un Paese devastato come pochi altri al mondo, dove oggi è tutto da rifare. Dal 2002 l’Angola vive un processo di riconciliazione, ricostruzione e sviluppo senza precedenti. Ma non senza contraddizioni. Se da un lato la sua crescita economica segna punte record del 25% annuo, grazie soprattutto agli enormi proventi del petrolio, la distribuzione di questa ricchezza resta appannaggio di una ristrettissima élite che vede al suo vertice il leader di sempre, Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979. Gran parte della popolazione, invece, continua a sopravvivere al di sotto della soglia di povertà e l’età media supera di poco i quarant’anni.
«Il Papa – sottolinea lo stesso nunzio – verrà a benedire il processo di consolidamento della pace avviato nel 2002 e i progressi economici registrati negli ultimi anni, i cui benefici devono però essere estesi a tutta la popolazione, specie agli strati più poveri, per promuovere uno sviluppo giusto ed equilibrato del Paese».
Anche l’arcivescovo di Luanda e presidente della Conferenza episcopale angolana, monsignor Damião Franklin, ha sottolineato l’importanza di questa visita invitando tutti i cristiani a sentirsi «più impegnati in una lettura più coerente e solidale del momento attuale, e a lasciarsi interpellare personalmente dal tema del prossimo sinodo africano, che è il motivo cha ha spinto il Papa a viaggiare fino a Luanda: la riconciliazione. Riconciliazione sia a livello personale, che a livello sociale, per ricostruire il tessuto culturale e politico, distrutto da trent’anni di guerra fratricida. In questa ricostruzione i cristiani devono essere protagonisti».
«Sono convinto – gli ha fatto eco monsignor Eugenio Dal Corso, segretario della Conferenza episcopale – che la visita di Benedetto XVI darà frutti meravigliosi, che saranno tanto più abbondanti, quanto più profonda e intensa sarà la nostra preparazione spirituale».
C’è grande attesa per l’incontro del Papa con i giovani nello stadio della capitale, ma anche per la vecchia e spinosa questione dell’emittente cattolica angolana Radio Ecclesia. Quella che anche durante gli anni del conflitto civile si è dimostrata una delle poche voci indipendenti non ha ancora ottenuto i permessi per diffondere in tutto il Paese le sue trasmissioni, che continuano ad essere limitate alla capitale Luanda. La speranza è che la visita del Papa possa sbloccare la situazione.
Lo fa ben sperare anche l’attenzione con cui i media governativi stanno seguendo, in questi giorni, i preparativi, non perdendo occasione per sottolineare 'gli eccellenti rapporto che legano la Chiesa allo Stato angolano', come più volte ribadito dal Jornal de Angola.
Certo, per il più antico Paese cristiano d’Africa, dove la fede è arrivata nel 1491, la visita di Benedetto XVI rappresenta per tutti un grande motivo d’orgoglio e speranza. Anche per la Chiesa, che durante tutti gli anni della guerra civile, e ancora oggi, rappresenta l’unica istituzione capillarmente presente e funzionante in ogni angolo del Paese.
© Copyright Avvenire, 8 marzo 2009
IL PROGRAMMA
SEI GIORNI IN DUE PAESI
Il Papa arriverà martedì 17 all’aeroporto di Yaoundè, la capitale camerunese.
Il giorno seguente sarà ricevuto dal presidente della Repubblica, Paul Biya, quindi incontra i vescovi. Nel pomeriggio la recita dei Vespri con i vescovi, i religiosi, i diaconi, i movimenti ecclesiali e con i rappresentati di altre confessioni cristiane. Giovedì Benedetto XVI l’incontro con i rappresentanti della comunità musulmana e con i membri del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi.Venerdì la partenza per Luanda, capitale dell’Angola, dove nel pomeriggio incontrerà il presidente della Repubblica, Josè Eduardo dos Santos e poi i vescovi di Angola e Sâo Tomé. Nel pomeriggio di sabato l’appuntamento con i giovani nello Stadio Dos Coqueiros.
La mattina di domenica 22 nella spianata di Cimangola a Luanda celebrerà la Messa con i vescovi dell’Imbisa (organismo interregionale che riunisce i presuli sudafricani) mentre nel pomeriggio incontrerà i movimenti cattolici per la promozione della donna. Lunedì la cerimonia di congedo.
© Copyright Avvenire, 8 marzo 2009
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1 commento:
Raffaella,ti segnalo l'ultimo post di Messainlatino.it
Se è vero è un autentico schifo e scandalo!
Antonio
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