mercoledì 17 giugno 2009

Il Papa: ogni popolo deve “calare” il Vangelo nella propria lingua e cultura (AsiaNews)


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VATICANO

Papa: ogni popolo deve “calare” il Vangelo nella propria lingua e cultura

I politici prestino attenzione e diano sostegno alle religioni, per l’importanza che esse hanno nelle società. All’udienza generale Benedetto XVI ha ricordato i santi Cirillo e Meotodio, “apostoli dei popoli slavi”, “esempio di ciò che oggi chiamiamo inculturazione”

Città del Vaticano (AsiaNews)

Ogni popolo deve introdure nella propria cultura il messaggio della salvezza, “esprimerlo con il linguaggio che gli è proprio e leggerlo col proprio alfabeto”.
E’ ciò che realizzarono Cirillo e Meotodio, gli “apostoli degli slavi”, “esempio classico di ciò che oggi chiamiamo inculturazione”, ai quali “anche oggi la Chiesa guarda per trarne ispirazione e orientamento”.
I due “fratelli nel sangue e nella fede” sono stati gli “scrittori della Chiesa d’Oriente e d’Occidente” ai quali Benedetto XVI ha dedicato il discorso divolto alle quasi 30mila persone presenti oggi all’udienza enerale. Tra loro gruppi provenienti dalla Malysia e da Singapore, non usuali a questi appuntamenti col Papa.
Nel corso dell’udienza Benedetto XVI ha ricordato l'incontro dei leader religiosi di tutto il mondo, in corso da oggi a Roma in occasione del G8. ''Sono fiducioso - ha detto in inglese - che servirà molto ad attirare l'attenzione dei leader politici mondiali sull'importanza delle religioni nel tessuto sociale di ogni società e sul grave impegno di garantire che le loro decisioni e politiche sostengano e rafforzino il bene comune''.
Quanto agli “apostoli degli slavi”, il più giovane, Cirillo, nacque nell’826 a Tessalonica, oggi Salonicco. Fin da giovane, ha ricordato Benedetto XVI, imparò la lingua slava e a 14 anni fu inviato a Costantinopoli, ove fu compagno dell’imperatore Emanuele III. “Rifiutato un brillante matrimonio”, prese gli ordini sacri e divenne bibliotecario del Patriarcato. Dopo aver tentato di rifugiarsi in un convento, dovenne insegnante di “scienze sacre e profane”. Il suo esempio spinse uno dei sei fratelli più grandi, Michele, nato nell’816, alla vita monastica.
La loro “missione” cominciò quando furono inviati n Crimea, dove Cirillo imparò l’ebarico e ritrovò la tomba e le reliquie di papa Clemente I, che era stato lì esiliato. Furono quindi inviati in Moravia da Michele III, su richiesta del principe Rastislav, perché “non abbiamo un maestro che sia in grado di spiegarci la nostra fede nella nostra lingua”. Fu in tale occasione che Cirillo cominciò a tradurre il slavo il Vangelo. A lui “appare chiaramente l’esigenza di nuovi segni grafici piu aderenti alla lingue parlate. Nacque cosi l’alfabeto che oggi in suo onore si chiama cirillico”. Fu “un momento decisivo per lo svluppo della civilta slava in generale”. Sostneva che “i popoli non avrebbero potuto avere pienamente la rivelazion finché non l’avessero udita nella loro lingue e letta con i caratteri propri”
Ciò gli gli procurò “la simpatia del popolo e la gelosia dei missionari franchi”. Nell’867 furono chiamati a Roma per giusitificarsi. Lungo la strada, a Venezia ebbero grandi discussioni con i “sostenutori dell’eresio trilingue, per la quale si poteva lecitamente lodare dio solo in ebraico, greco e latino”. Ma papa Adriano II li accolse andando loro inconro in processione, in quanto portavano le reliquie di San Clemente. Il Papa si rendeva conto della “importanza della loro eccezionale missione”, visto che vedeva gli slavi come un possibile ponte tra le due parti dell’impero. “Approvò la missione dei due fratelli accogliendo e appprovando l’uso della lingua slava nella liturgia”. “La liturgia in lingua slava fu celebrata a Roma nelle basiliche di san Pietro, san Paolo e sant’Andrea”.
Sentendo avvicinarsi la morte, Cirillo, volle ritirarsi in monastero, probabilmente Santa Prassede, ove morì nell’869.
Metodio fu consacrato vescovo e l’anno dopo poté tornare fra le popolazioni di Moravia e Pannonia, ove però i missonari franchi lo imprigionarono. La persecuzione colpì anche i suoi discepoli, alcuni dei quali furono venduti come schiavi, ma poi riscatttati, a Venezia. Così, in Bulgaria poterono continuare la missone di Metodio, fino nella terra della Rus. La Provvidenza, ha commentato il Papa, “attraverso la persecuzione” poté “salvare l’opera dei fratelli”
Dei due fratelli, che Giovanni Paolo II ha proclamato “compatroni d’Europa insieme a San Benedetto” il Papa ha sottolineato “la passione” per “il valore delle lingue nella trasmissione della tradizione”. Cisillo diceva: “Sono servo del Verbo, mi metto al servizio della parola” e “chiese a Cristo di voler parlar slavo a mezzo suo”. “Ascoltate voi tutte genti slave - scrisse - la parola che viene da Dio, la parola che nutre le anime, la parola che conduce alla conoscenza di Dio”.
Il loro, ha concluso, è un “esempio classico di ciò che oggi si definisce inculturazione: ogni popolo deve calare la rivelazione nella propria lingua ed esprinere la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio”. Ciò “richiede un lavoro di traduzione molto impegnativo, richiede l'individuazione di termini adeguati, e di riproporre senza tradirla, la ricchezza della parola rivelata'”

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