martedì 16 dicembre 2008

Antonio Socci: Se i Papa laici danno lezione a Ratzinger (Libero)

Clicca qui per leggere lo splendido articolo di Antonio Socci segnalatoci dalla nostra Alessia.
C'è qualcuno che avrebbe molto da imparare...

Se i Papa laici danno lezione a Ratzinger

Antonio Socci

Pietro Citati rosica.
Quando il Santo Padre ricevette in udienza privata la Fallaci, lui pubblicò una scomposta invettiva sulla Repubblica dove strapazzava il Pontefice e la scrittrice: “provo una profonda avversione per Oriana Fallaci: questa donna esibizionista che pretende di essere la nuova Giovanna d’Arco dell’Occidente. Qualsiasi cosa scriva, parla soltanto del suo grandioso Ego. E’ una giornalista ignorantissima e bugiardissima”.

Con questi toni Citati fece una pessima figura. Così ieri, sempre su Repubblica, è parso più moderato nell’attacco a Marcello Pera.
Sospetto che si sia irritato per la lettera di elogi papali allegata al suo libro. Ma stavolta, per evitare scivoloni, Citati non rammenta affatto il pontefice: tuttavia la sua polemica è contro di lui.


Mentre Ratzinger elogia Pera per la sua “conoscenza stupenda delle fonti”, Citati boccia pure lui come ignorante: “Marcello Pera ignora tutto sull’Islam classico e ignora persino cosa sia una religione”.
Il Papa scrive che “un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile” e Citati si inalbera polemizzando su questo con Pera.

Per negare a Papa Ratzinger perfino la sua nota statura intellettuale, Citati si lascia suggerire dall’ira: “Viviamo in tempi mediocri, dove esistono uomini di fede, ma nemmeno un pensatore cattolico”.
Nemmeno un pensatore cattolico. Lo garantisce Citati addetto al rilascio delle patenti di “pensatore”.
Pensa solo lui, evidentemente.
Con tale verdetto, oltre a Ratzinger, ha liquidato intelligenze del calibro di René Girard, Von Balthasar, Giussani, Del Noce, De Lubac, Fabro o Gilson. Nessuno di loro è “un pensatore cattolico”.
Poi Citati evoca Giovanni Paolo II, contrapponendolo implicitamente al papa attuale. Tuttavia pure Wojtyla, secondo Citati, fece un grave errore: “diede interviste a pessimi giornalisti” (e con questa “squalifica” Citati sistema anche André Frossard, Jas Gavronski e Vittorio Messori, rei tutti di aver parlato col Papa).
Da cosa sarà originato tanto rancore? Forse dal desiderio di essere ricevuto dal Papa? Troppo poco. Forse vorrebbe che il Papa seguisse il magistero citatiano. Su cosa? Citati si è scagliato contro la Fallaci e contro Pera per l’Islam. Ma in realtà a Citati più dell’Islam sta a cuore quella terra di mezzo sincretista dove le religioni sembrano incontrarsi che è lo gnosticismo. Dottrina che il papa e la Chiesa aborrono.
Tante volte Citati ha riesumato idee e suggestioni dell’antica gnosi, pretendendo di inserirle a pieno titolo nella Chiesa.
Tempo fa ha scritto: “nelle prime generazioni cristiane, coesistevano due fedi opposte: che Cristo era il Figlio di Dio incarnato (come pensa Paolo), che era ‘un grande angelo’, disceso dal cielo in terra.
Questa seconda credenza viene ricordata nella Lettera agli Ebrei… si trattava di credenze ugualmente legittime: allora non esisteva il concetto di eresia”.
Qui Citati incorre in un errore colossale. Altroché se esisteva il concetto di eresia. Nel Nuovo Testamento saranno definiti “anticristi” coloro che diffondevano simili dottrine. Ireneo di Lione mostrerà tutto il ridicolo e il pericolo dello gnosticismo.
Citati tuttavia si definisce cattolico. Nell’articolo di ieri confessa: “mi considero un cristiano e un cattolico”. Forse si ritiene l’unico “pensatore cattolico”, mentre tutti gli altri sono dei sempliciotti. Infatti scrive: “50 o 60 anni fa le chiese erano piene, ma quasi nessuno leggeva i Vangeli o san Paolo o Origene o sant’Agostino o Giovanni Scoto o Ildegarda di Bingen o san Bernardo, senza i quali non è facile dirsi cristiani”.
Francamente io ho letto questi autori, ma non per questo mi ritengo più cristiano della mia nonna semianalfabeta.
C’è una quantità di santi che sono diventati tali senza mai aver letto Origene o Ildegarda. Mentre una quantità di eretici ha letto fin troppo il Vangelo senza capirlo e trasformandolo in una bandiera della loro apostasia (penso a Lutero).
Bernadette Soubirous era analfabeta e non aveva ancora fatto la prima comunione, eppure venne scelta dalla Madonna. Ritengo sia stata ben più cristiana di Citati e di me (tanto è vero che è una grande santa dei tempi moderni), pur non avendo dimestichezza coi libri, ma molta con l’umiltà, il rosario e le sofferenze della sua malattia.
Di certo pensava così anche san Tommaso d’Aquino, che pure i libri li aveva letti tutti: alla fine della vita dette ordine di bruciare i suoi scritti ritenendoli paglia a confronto dell’unico vero “libro” su cui fissare lo sguardo: Gesù Cristo.
Benedetto XVI spiega: “occorre sempre l’umiltà della ragione per poterlo accogliere; occorre l’umiltà dell’uomo che risponde all’umiltà di Dio”. Il problema di tanti intellettuali è questo. C’è una fortissima attrazione per la persona di Gesù e la fede, un fortissimo desiderio di attraversare la porta della Chiesa, ma quella bellissima porta è stretta: il colossale ingombro dell’Ego non permette di passare se non si fa una cura dimagrante che si chiama umiltà.
Invece molti pretendono di insegnare alla Chiesa il cristianesimo. Pretendono di essere venerati come “Padri della Chiesa” senza prima esserne stati figli.
I figli, com’è noto, si lasciano prima partorire, amare, allattare, lavare, portare in braccio, guidare, si lasciano insegnare, sorreggere e correggere.
Una volta che sono stati figli possono avere l’onore di sorreggere a loro volta la loro Madre.
Ma sempre con l’amore e la devozione (come Tommaso d’Aquino), non con la superbia intellettuale o la boria. Perché si resta sempre figli. Sempre siamo generati.
Se Citati avesse letto bene i Vangeli (che accusa i cattolici di non conoscere) avrebbe potuto meditare sulla pagina dove Gesù gioisce perché il Padre si rivela ai semplici e si nasconde ai superbi intellettuali del suo tempo.
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”.
Ma certi professori pretenderebbero di insegnare pure al Figlio di Dio.
Faceva sorridere Massimo Cacciari, giorni fa, che, intervenendo a un programma di Rai 1 spiegava con sussiego ad alcuni cattolici cosa veramente sia la preghiera e come si prega.
Aggiungendo che lui, non credendo, non ha mai pregato.
Presto spiegherà alle suore di clausura come si vive in castità e insegnerà cos’è il Polo Nord agli esquimesi.
Se Cacciari avesse letto Bernardo di Chiaravalle avrebbe potuto apprendere: “expertus potest credere quid sit Jesum diligere” (solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
Ma Cacciari può essere stato indotto in errore da prelati come l’arcivescovo di Milano che lo ha chiamato in cattedrale a insegnare.
Scrive Magister: “Nel 2005, l'11 maggio, per introdurre un ciclo dedicato al libro di Giobbe è stato chiamato a parlare in Duomo il professor Massimo Cacciari: oltre che sindaco di Venezia, filosofo ‘non credente’ come altri che in anni precedenti avevano preso parte a incontri promossi dal cardinale Martini col titolo, appunto, di ‘Cattedra dei non credenti’. Cacciari ha tessuto l'elogio del vivere senza fede e senza certezze”.
Ma torniamo ai “nuovi laici”, quelli che simpatizzano. “Da un po’ ci si impegna per mostrarsi vicini alla Chiesa cattolica: ‘atei devoti’ (Ferrara), ‘Dio, Patria e Famiglia’ (Tremonti), ‘Perché dobbiamo dirci cristiani’ (Pera)”. Così ironizza, sul Corriere della sera di ieri, il non credente Emanuele Severino che però aggiunge “con quel che circola, una società che adotti valori cristiani è per noi preferibile”.
Come Voltaire che sparava a zero sulla Chiesa, ma aggiungeva che non avrebbe mai voluto vivere sotto un sovrano ateo o fra una popolazione atea.
In forme diverse tutti sono accomunati dall’attrazione per Cristo. Ma come il giovane ricco….

Fonte: © Libero - 16 dicembre 2008

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Vittimismo? La lista dei pensatori cattolici viventi presentata par l'autore mi pare molto strana. Balthasar et de Lubac sono morti. Quella lista conferma il diagnostico di Citati sulla debolezze del pensiere cattolico di oggi.

Raffaella ha detto...

...ma non giustifica l'attacco a Benedetto XVI di cui non viene nemmeno citato il nome.
Serve una nuova generazione di politici ma anche di pensatori cattolici.
E' tempo di darsi tutti una svegliata, magari prendendo esempio dal Successore di Pietro.
R.

Anonimo ha detto...

qualcuno spieghi a citati e politi che il loro amato (dopo la morte) giovanni paolo ii non spostò di una virgola né la dottrina né rivide il primato petrino.
politi si lamenta perché quella meraviglia di bxvi snobba alla grande i giornalisti.
la colpa é del papa o dei signori della stampa?
ciao

Anonimo ha detto...

Non prendetevela per quello che scrive Citati.
Vi ricordo che nel 2005 insultò pesantemente Benedetto XVI salvo poi cercare di scusarsi:

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=25868

http://aconservativemind.blogspot.com/2005/09/quel-che-resta-di-pietro-citati.html

mariateresa ha detto...

Mettiamola così Anonimo: Citati dicendo che non c'è nessun pensatore cattolico valido , ha implicitamente sostenuto che anche il cardinale Martini è una mezza calzetta. Ti piace così?
E prima di ironizzare su Balthasar et de Lubac pulisciti la bocca.
Cosa si dovrebbe pulire Citati l'ho già detto in altri post.

Anonimo ha detto...

Grande Socci