lunedì 9 marzo 2009
Benedetto XVI, pellegrino di pace in Terra Santa e Africa (Zavattaro)
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BENEDETTO XVI - Pellegrino di pace
In Terra Santa e Africa
Fabio Zavattaro
Un ramoscello di mimosa stretto tra le mani.
Mani di donna che si uniscono nel gesto della preghiera. L’otto marzo, in piazza San Pietro, è anche un fiore per riflettere sulla condizione della donna e per ribadire la sua dignità. In questa domenica, 8 marzo, il mondo ricorda le 129 operaie morte a New York nel marzo del 1908. Anniversario che annualmente si ripete, e che nel tempo è diventato festa. Anche se l’auspicio è che non ci sia solo un giorno, ma tutti i giorni del calendario dedicati al rispetto e alla dignità della donna.
Per la Chiesa è la seconda domenica di Quaresima. Il Papa ricorda che digiuno, misericordia e preghiera compongono la struttura portante della nostra vita spirituale. Parole che pronuncia nel tradizionale appuntamento per la recita della preghiera mariana dell’Angelus e che vedono il Papa ricordare il suo ormai imminente viaggio in Africa, Camerun e Angola: la partenza è il 17 marzo, il ritorno in Vaticano il 23. Ma c’è un altro viaggio che il Papa vuole mettere in primo piano: la Terra Santa.
Viaggio annunciato ma solo da Israele; viaggio cui papa Benedetto dà una valenza particolare, dicendo che compirà il pellegrinaggio – è la prima volta che lo annuncia – dall’8 al 15 maggio “per domandare al Signore, visitando i luoghi santificati dal suo passaggio terreno, il prezioso dono dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per l’intera umanità”. Sarà il terzo Papa a mettere piede sui luoghi di Gesù, dopo Paolo VI, gennaio 1964, e Giovanni Paolo II, marzo 2000.
Non entra nel dettaglio del programma, il Papa, ma dalla Sala Stampa arriva un comunicato con l’elenco delle località che visiterà, e cioè Amman, in Giordania, e poi Gerusalemme, Betlemme e Nazareth.
Conto sul sostegno spirituale di tutti i fedeli, ha detto all’Angelus, “perché Iddio mi accompagni e ricolmi delle sue grazie quanti incontrerò sui miei passi”.
Sappiamo già della visita, perché l’aveva annunciata, il 15 febbraio scorso, l’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert: “A maggio ci sarà una visita importante, quella di Benedetto XVI”, aveva dichiarato alla stampa. “Il capo dello Stato Shimon Peres l'accompagnerà durante tutto il suo soggiorno, che sarà organizzato dall'ufficio del primo ministro”. E sappiamo ancora che il Papa ad Amman andrà nella moschea dedicata al re Hussein – sarà la terza volta che un Papa sosterà in preghiera in un luogo di culto musulmano: la prima, papa Wojtyla a Damasco nel 2001; la seconda, Benedetto XVI nella Moschea Blu di Istanbul nel 2006 – e poi andrà sul luogo del battesimo di Gesù e sul monte Nebo, Abramo che vede la terra promessa ma che non la raggiunge.
In Israele, lo apprendiamo dai giornali di Gerusalemme, tappa importante sarà la visita al memoriale dell’Olocausto, lo Yad Vashem. E lì bisognerà vedere come sarà risolta la questione della didascalia che sottolinea i silenzi di Pio XII. Intanto c’è da registrare che proprio nel museo si è aperto, domenica, un colloquio tra studiosi dello Yad Vashem e dello Studium Theologicum Salesianum, che esamineranno, in un simposio a porte chiuse, è quanto si evince da un comunicato, questioni relative al periodo prepontificato di Pio XII, alle relazioni con i vescovi tedeschi, al Papa e l’Olocausto, alla situazione dell’Italia durante l’Olocausto e infine al periodo dopo la guerra. Un passo importante che segna la ripresa di un dialogo basato sulla ricerca della verità, e segnato dalla speranza, ha detto il nunzio apostolico in Israele, monsignor Antonio Franco. Gli altri momenti della visita del Papa saranno i colloqui con l’Autorità palestinese, l’incontro con il gran Muftì, la visita al Muro Occidentale, la preghiera nel Santo Sepolcro.
Il presidente Shimon Peres ha espresso il suo compiacimento, dicendo: “Sono molto lieto che il Papa abbia risposto positivamente al mio invito di visitare la Terra Santa. Benedetto XVI sarà un ospite onorato e accettato da tutto il popolo. La visita sarà un evento toccante e di importanza primaria dal quale spira un’aria di pace e di speranza”.
Viaggio che non sarà l’unico nella regione. A poche ore dall’annuncio del Papa del pellegrinaggio in Israele, ecco un'altra possibile tappa nella regione: Bagdad. L’invito viene dalle autorità irachene, cioè il presidente Talabani e il premier Al Maliki, curdo il primo, sciita il secondo. La conferma nelle parole del nunzio in Giordania, monsignor Francis Chullikat: “L’invito c’è ma non sappiamo quando si potrà concretizzare. Noi possiamo solo sperare e pregare che accada”.
Ma non solo viaggi nel dopo Angelus del Papa. Benedetto XVI ha pronunciato parole che sono un messaggio alle donne – il “genio femminile” come sottolineava Giovanni Paolo II nella “Mulieris dignitatem” – perché l’8 marzo, ha detto, è invito “a riflettere sulla condizione della donna e a rinnovare l’impegno, perché sempre e dovunque ogni donna possa vivere e manifestare in pienezza le proprie capacità ottenendo pieno rispetto per la sua dignità”. Più dei documenti sono importanti le testimonianze; così Benedetto XVI ripropone la figura di Madre Teresa di Calcutta diventata “esempio a tutto il mondo nell’esercizio della carità e nel servizio alla promozione umana”. Quante donne lavorano nel nascondimento per il bene dell’umanità, si è chiesto il Papa che assicura la sua preghiera “per tutte le donne, perché siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loro positive potenzialità”.
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