martedì 24 marzo 2009

Dove porta la sincerità del Papa: articolo "sibillino" di Arrigo Levi


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Dove porta la sincerità del Papa

ARRIGO LEVI

E’ un momento in cui sul capo di papa Benedetto piovono soprattutto critiche. Ma almeno una dote assai rara, quella della sincerità, non gli si può negare. Lo sapevamo ancor prima che salisse al soglio di Pietro, da quel giorno del 2005 in cui Giovanni Paolo II, che aveva gran fiducia in lui, e ciò non va dimenticato, gli affidò il testo per la Via Crucis del Venerdì Santo, testo che, stanco e malato com’era, il vecchio Papa non si sentiva di scrivere. Ascoltammo non senza qualche sorpresa un’autocritica feroce della Chiesa d’oggi, che integrava con accenti nuovi i tanto meritori mea culpa di Wojtyla per le colpe passate della Chiesa. Ricordate? «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa \ Quanta superbia, quanta autosufficienza», e così di seguito, con la moltitudine dei fedeli che ascoltava un po’ stupita l’aspra condanna per «il tradimento dei discepoli».

Ora è venuto il riconoscimento che «anche nell’ambito ecclesiale è emersa qualche stonatura», tanto che perfino il Papa «può pure lui essere trattato con odio, senza timore e rispetto». Il Papa ha spinto la sincerità al punto di ammettere che nella gestione del «caso Williamson» la Santa Sede aveva sbagliato, nel non cercare almeno su Internet (lo faccio perfino io!) notizie che evitassero che «anche i cattolici abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco». Mentre erano da ringraziare «gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere prontamente di mezzo il malinteso».
Con alcune dottrine di papa Ratzinger un laico come me non può non dissentire; cominciando col dire che anche le verità della Chiesa, come le mie, sono il frutto di un sano relativismo, perché senza una buona dose di relativismo gli eretici continuerebbero ad essere bruciati e i nemici politici ghigliottinati o mandati nei lager. Mentre mi sta bene che nel suo discorso, che è quasi una pubblica confessione, abbia riaffermato che la sua prima priorità rimane quella di «condurre gli uomini verso Dio». Se il Papa, la Chiesa e lo Stato vaticano si propongono come scopo primo di diffondere la Parola, annunciando Dio come Amore, non possiamo che compiacerci di averli per compagni di viaggio, noi laici, che non crediamo in Dio ma abbiamo fatto nostre molte delle parole che gli sono state attribuite. Finora siamo tutti sopravvissuti, a bordo della stessa barca, al Diluvio universale, e occorre la buona volontà di tutti per condurla a un sicuro approdo, perché il Diluvio continua. La colomba della pace non si è ancora posata sulla cima del monte Ararat. Per questo dobbiamo parlarci.
Ma pensiamo che al dialogo fra diversi, fra noi e loro, si debba però affiancare un franco dialogo intrareligioso; come auspicava, commemorando quel grande cattolico liberale che fu Pietro Scoppola, un vero credente come Luigi Pedrazzi. Ora che sappiamo che il confronto d’idee diverse all’interno della Chiesa cattolica, e anche nel mondo musulmano o ebraico, è forte e aspro, ci chiediamo se non sarebbe opportuno un momento di confronto aperto e approfondito fra le opinioni contrastanti che si sono manifestate all’interno della Chiesa. I temi del confronto sono evidenti: a cominciare dalle giuste regole di comportamento nell’assistenza ai malati incurabili, o dall’opportunità o meno dell’aborto (vedi il caso della bambina brasiliana stuprata e resa incinta), o dall’uso del preservativo, che il Papa ha condannato (proprio in Africa dove sarebbe più utile), o dall’uso a fini scientifici delle cellule staminali. Il prestigio della Chiesa si accrescerebbe in virtù di qualche altro passo - ne ha già fatti tanti - sulla via dell’«aggiornamento». Sarebbe più costruttivo il rapporto col grande mondo laico, e la Chiesa attrarrebbe forse più fedeli.
Qualcuno dirà: ma a te che sei un ebreo non credente dichiarato, che importa dello stato di salute della Chiesa? Mi importa, invece, per la ragione che ho detto sopra: che stiamo tutti nella stessa barca, che il Diluvio continua a imperversare, e che per salvarci dobbiamo dialogare molto: ognuno per conto proprio e poi tutti insieme.

© Copyright La Stampa, 24 marzo 2009 consultabile online anche qui.

Provo un certo disagio quando un giornalista di fede diversa da quella cattolica si permette di consigliare alla Chiesa che cosa fare o non fare per attrarre piu' fedeli.
Che cosa accadrebbe se un intellettuale cattolico facesse la stessa cosa con l'ebraismo? Domanda retorica...
Detto questo, mi permetto di fare notare che la denuncia dell'allora cardinale Ratzinger nella Via Crucis 2005 poco o nulla ha a che fare con i mea culpa del Giubileo ma molto ha a che vedere con le successive decisioni di Benedetto XVI.
In quelle meditazioni il cardinale Ratzinger affermo': quanta sporcizia c'e' nella Chiesa! C'e'! Indicativo presente. Non disse: c'era, c'e' stata...ma c'e'! Ora e in questo momento.
Il cardinale chiese perdono a Dio per le COLPE ATTUALI della Chiesa, non per quelle passate.
Ed e' su questa stessa linea che Benedetto XVI e' andato avanti: assunzione diretta delle responsabilita' attuali e presenti della Chiesa.
Sui preti pedofili disse: Io mi vergogno! Ancora un indicativo presente.
Nella lettera ai vescovi Benedetto XVI denuncia la situazione ATTUALE della Chiesa: ci si morde e ci si divora...ancora un indicativo presente!
La gerarchia cattolica ha molto da imparare dal Santo Padre in termini di umilta'.
Forse, apprendendo bene la lezioni, si potranno attrarre piu' fedeli, come desidera Levi...

R.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Praticamente Arrigo Levi sta consigliando alla Chiesa di scendere a patti con il mondo. Ma non sa che la Chiesa e nel mondo ma non del mondo? I fedeli non si attraggono con le lusinghe e con lo scendere a compromessi. Fede è adesione totale agli insegnamenti di Cristo che è la Via, la Verità, la Vita. Questo ci ricorda instancabilmente il nostro Santo Padre.
Alessia

Raffaella ha detto...

Concordo al cento per cento, cara Alessia :-)
R.

Lapis ha detto...

grazie per la tua precisazione, cara Lella, sulla differenza tra i mea culpa per le colpe del passato in occasione del Giubileo e le denunce, le assunzioni di responsabilità in prima persona e all'indicativo presente da parte del Papa; temo che a molti sarebbe sfuggita se tu non l'avessi rimarcata. Per il resto noto che si ripete il solito mantra per cui quando Papa Benedetto fa qualcosa che il mondo approva (i mea culpa) è sempre in continuità con Wojtyla, ma quando dice cose che non piacciono quelle, eccome, sono tutte e solo sue, tanto che Levi parla di "dottrine di Papa Ratzinger" per arrivare poi a trattare i soliti temi dell'eutanasia, dell'aborto e del mitico preservativo, su cui più e più volte la Chiesa per bocca di altri Papi si è già pronunciata.
Sarò un po' rimbambita, ma alla fine mi si pone sempre lo stesso dubbio: si finge di non conoscere la dottrina della Chiesa su questi temi, o questo è il primo Papa che riesce a farsi ascoltare davvero?

Raffaella ha detto...

Bella domanda, qualcosa su cui riflettere, cara Lapis!
Mi era sfuggita quella parte dell'articolo :-)
R.

euge ha detto...

Cara Alessia sono d'accordo con te. Qui si sta riproponendo la questione di come riempire le chiese e di come aumentare i fedeli...... lo stesso tarlo deleterio che portò alla spettacolarizzazione della fede ed al Papa trasformato in una star.
I fedeli aderiscono alla chiesa ed alla religione cristiana spontaneamente senza costizioni; ricordiamo il libero arbitrio. Dio ci invita a scegliere se seguirlo o meno. Questo è del tutto fuori dai compromessi con il mondo che vengono ventilati nell'articolo. La fede, il credo non è e non deve essere frutto di compromesso.
Se partiamo da quasto punto di vista allora perchè anche la religione ebraica e musulmana non dovrebbero scendere a compromessi? mi sembra che sono ben lontani dal farlo.

Anonimo ha detto...

apprezzo molto il testo del signor arrigo levi ma ci sono molti ma,a molti ha risposto Raffa e tutti le altre persone che hanno scritto,ma voglio sottolineare il fatto che tutte le volte che un vescovo o il papa parlano delle cose da cambiare o che non approvano del mondo i laicisti si stracciano le vesti urlando a una perduta verginità civica.....però tutti glialtri si possonop permettere di giudicare tutto della chiesa e condannarlo e irriderlo senza la minima consocenza della sua stessa dottrina.
poi se si viene a compromessi con il mondo,sacrificando parti della dottrina non è che si relativizza la dottrina e si perde l'identità???possiamo noi proporre alla religione ebraica di rinunciare alle loro identità per aderire alle mode?io credo fermamente che la perdita di fedeli da parte della chiesa sia sopratutto dovuta dal fatto che la chiesa ha rinunciato a una parte di sè che la identificava chiaramente.se mi sbaglio chiedo di essere corretto,ascolterò volentieri critiche e ci penserò.

Anonimo ha detto...

Non è sibillino, è ebreo.