lunedì 23 marzo 2009
Lefebvriani, card. Bagnasco: attacchi pretestuosi al Papa
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Lefebvriani/ Bagnasco: Attacchi pretestuosi a Papa e gerarchie
Specie dall'estero. Insolente chi gli fa dire quel che non dice
Roma, 23 mar. (Apcom)
Sul caso dei lefebvriani, Papa Benedetto XVI è stato investito da "un pesante lavorio di critica, dall'Italia e soprattutto dall'estero", che si è prolungato "oltre ogni buon senso" e che ha alimentato "comportamenti diffidenti nei riguardi della Gerarchia", secondo il cardinale Angelo Bagnasco, che punta il dito anche contro l'atteggiamento "un po' insolente" di chi, all'interno della Chiesa, vuole "far dire al Papa ciò che egli con tutta evidenza non dice".
"Si è prolungato, oltre ogni buon senso, un pesante lavorio di critica - dall'Italia e soprattutto dall'estero - nei riguardi del nostro amatissimo Papa, a proposito dapprima della remissione della scomunica ai quattro Vescovi consacrati da Monsignor Lefebvre nel 1988, e al caso Williamson che - ha sottolineato - imponderabilmente vi si è come sovrapposto", ha detto il presidente dei vescovi italiani aprendo il consiglio permanente della Cei (23-26 marzo). "Nessuno tuttavia poteva aspettarsi che le polemiche sarebbero proseguite, e in maniera tanto pretestuosa, fino a configurare un vero e proprio disagio, cui ha inteso porre un punto fermo lo stesso Pontefice con l'ammirevole Lettera del 10 marzo 2009, indirizzata ai Vescovi della Chiesa Cattolica. Di proposito non vogliamo tornare sulle accuse maldestre rivolte con troppa noncuranza al Santo Padre", ha aggiunto Bagnasco, stigmatizzando, comunque, "atteggiamenti e parole che hanno portato a una situazione cui non si sarebbe dovuti arrivare, alimentando interpretazioni sistematicamente allarmistiche e comportamenti diffidenti nei riguardi della Gerarchia".
Quanto alla missiva del Papa, "la sua disanima, per certi versi conturbante, degli ultimi episodi - ma, per analogia, anche di certe discutibili e ricorrenti prassi ecclesiali - ha fatto emergere come per contrasto il candore di chi non ha nulla da nascondere circa leproprie reali intenzioni, le motivazioni concrete delle proprie scelte, la coerenza di una vita vissuta unicamente all'insegna del servizio più trasparente alla Chiesa di Cristo".
In questo senso, Bagnasco ha fatto proprio l'appello di Benedetto XVI "alla riconciliazione più genuina e disarmata" nella Chiesa, "e questo naturalmente - ha tenuto ad aggiungere - esclude che si perpetuino letture volte a far dire al Papa ciò che egli con tutta evidenza non dice. Che è un modo discutibilissimo, persino un po' insolente, per costruirsi una posizione distinta dal corretto agire ecclesiale. Molto meglio identificarsi in quella che è la migliore tradizione del nostro cattolicesimo: stare con il Papa, sempre e incondizionatamente". Nei giorni scorsi il quotidiano 'Il Foglio' aveva criticato il priore della comunità di Bose Enzo Bianchi e lo storico Alberto Melloni con un articolo intitolato 'Catto-opinionisti fanno dire a Benedetto XVI quello che non dice'.
Apcom
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2 commenti:
Che fossero attacchi pretestuosi era del tutto evidente ma, oltre che parlare e definire insolenti chi all'estero fa dire al Papa cose mai dette non sarebbe il caso di dare una tiratina d'orecchi a coloro che lo hanno fatto anche in Italia?
Poteva parlare ben chiaramente prima il card. Bagnasco, sopratutto tirando le orecchie a particolari suoi confratelli dalle Alpi alla Sicilia per il putiferio che hanno fatto nelle diocesi, nelle scuole di teologia, nelle parocchie, negli incontri con i movimenti, scagliandosi con una ferocia ,simile alle belve del circo Massimo, cotro il papa.
Adesso , sono vergogniati, di quel richiamo forte e solenne e insieme umile di Benedetto XVI, che ha avuto più solidarietà dei fratelli ebrei, nonchè messaggi chiari e semplici da Mons Fellay che dai vescovi italiani e stranieri, che si sentono depositari della Verità.
Card. Bagnasco, lasci la prudenza al suo posto e si prenda di coraggio, anzi linvochi questo coraggio dallo Spirito Santo e dagli Apostoli-
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