giovedì 19 marzo 2009
L'arrivo trionfale del Papa in Africa: il commento di Vecchi e Giansoldati
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Viaggio in Africa Il Santo Padre promuove una «umanizzazione della sessualità»
Gian Guido Vecchi
«La Chiesa combatte l'Aids I preservativi non servono»
Il Papa in Camerun: «La mia solitudine? Un mito» Benedetto XVI accolto da canti e balli di decine di migliaia di fedeli, con vesti multicolori, bandierine e striscioni
DAL NOSTRO INVIATO
YAOUNDÉ (Camerun)
In aereo la domanda l'aveva messo di buon umore. «Se mi sento solo? Per la verità devo un po' ridere su questo mito della mia solitudine». Benedetto XVI parlava dei suoi incontri quotidiani, compresi i vecchi «compagni di messa» che sono appena andati a trovarlo.
Ancora non poteva immaginare l'accoglienza della gente di Yaoundé, decine di migliaia di sorrisi, vesti multicolori, canti, balli, bandierine e striscioni tra il verde lucente dei banani e la terra rossa lungo i trenta chilometri di strada dalla foresta intorno all'aeroporto al centro della capitale del Camerun: «Amo la gioia della fede in Africa».
Il Papa inizia il suo primo viaggio nel continente dimenticato e affronta subito, con l'abituale chiarezza, alcuni temi chiave: parla dell'Aids e dice che «non si può superare questo dramma con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema », cita come esempio «particolarmente encomiabile » che nel Paese «i malati siano curati gratis» dal centro cardinal Léger, scandisce che «di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all'abuso di potere un cristiano non può mai rimanere in silenzio ».
Sbarcato dall'aereo, accolto dai vescovi e dal presidente camerunense Paul Biya — al potere da 27 anni e onnipresente accanto al Papa nei giganteschi fotomontaggi sparsi a Yaoundé — Benedetto XVI sillaba la denuncia più severa: «Il traffico di esseri umani, specialmente di inermi donne e bambini, è diventato una moderna forma di schiavitù ».
Miseria, ingiustizie, malattie. In un Paese dove un quarto degli abitanti è cattolico— e lungo la strada sfilano innumerevoli gli studenti delle scuole della Chiesa » Benedetto XVI elogia la «terra di vita, dove il governo parla in difesa dei diritti dei non nati». Sull'aereo, sereno e imperturbabile davanti ai giornalisti, il pontefice ha risposto all'obiezione di chi considera la posizione della Chiesa sull'Aids non realistica e inefficace: «Io direi il contrario. Penso che la realtà più efficiente, più presente e forte nella lotta contro Aids sia proprio la Chiesa cattolica con le sue strutture, i suoi movimenti e comunità». Perché il dramma non si supera «con i soldi, pure necessari». Ci vuole «l'anima». E i preservativi «peggiorano il problema». La soluzione non può che essere «l'umanizzazione della sessualità e una vera amicizia verso le persone sofferenti».
Benedetto XVI, e prima il cardinale Ratzinger, del resto lo ha sempre detto. Che lo ripeta ora, in un continente che conta il 67% dei sieropositivi del pianeta, può anche essere un messaggio a quei religiosi cattolici che i preservativi, da queste parti, li distribuiscono come «male minore». In generale, il Papa invita la Chiesa alla «purificazione dei cuori». Vale anche per l'economia e la crisi più che mai nefasta in Africa: Benedetto XVI conferma di aver rinviato l'enciclica sociale, ormai pronta, proprio quando «si è scatenata la crisi e abbiamo ripreso il testo» per rispondere in base «agli elementi reali». L'etica, ripete, deve stare «dentro» l'economia e «rinnovarla » dall'interno. Solidarietà, redistribuzione della ricchezza. «Spero che l'enciclica possa essere un elemento di aiuto, una forza per superare la crisi».
© Copyright Corriere della sera, 18 marzo 2009
Papa in Africa, affondo sull’Aids:
«Cure gratis, inutili i preservativi»
«Castità e sesso responsabile per frenare l’epidemia di Hiv»
FRANCA GIANSOLDATI
dal nostro inviato
YAOUNDE’ (Camerun)
Contro l’Aids castità e sesso responsabile (tra coniugi). Altro che preservativi. Lo dice da subito, prima di arrivare a destinazione, quasi volesse sgombrare il campo da possibili equivoci: Papa Ratzinger va in Africa non per illustrare un programma politico o dare ricette economiche ma per fornire indirizzi di carattere morale e infondere speranza. Violenza, povertà, corruzione, sistemi ingiusti e fame. Nella lunga lista non poteva mancare l’Aids, malattia che colpisce 22 milioni di persone secondo i dati dell’Unaids.
Interpellato su quanto sta facendo la Chiesa per fermare il flagello, il Papa prima rompe un tabù e pronuncia la parola «preservativo» (termine curiosamente censurato dall’entourage papale nel testo delle domande ammesse in conferenza stampa), poi lo mette al bando definitivamente. L’uso non è ammesso anche in qualità di male minore, non rientra tra gli strumenti tollerati dalla morale cattolica, nemmeno per limitare il contagio. Il ragionamento papale fa leva sul concetto di «umanizzazione della sessualità», intesa come atto sessuale responsabile, frutto di amore, rigorosamente all’interno del matrimonio. Con orgoglio rivendica poi l’operato delle strutture cattoliche presenti in Africa, l’insegnamento verso i giovani, l’attività dei dispensari dei missionari, gli ospedali dei camilliani, i programmi di recupero di Sant’Egidio, l’azione generosa delle suore nei confronti degli orfani. In molti paesi, ha detto alla vigilia del viaggio il cardinale Cordes, se non ci fossero le strutture cattoliche il loro sistema sanitario non esisterebbe nemmeno. A rafforzare la convinzione del Papa - castità e sesso responsabile - c’è l’esempio ugandese: il governo ha adottato un programma che insegna, tra i metodi preventivi, anche l’astinenza e i risultati avrebbero dimostrato che il tasso di infezione è sceso progressivamente dal 9,51% all’8,30%. «Non si puo superare il problema dell’Aids solo con soldi, pur necessari, se non c’è l'anima che sa applicare un aiuto. Non si può superare il problema con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano i problemi». La soluzione, prosegue Benedetto XVI, non può essere che duplice, da una parte promuovendo un «nuovo modo di comportarsi, e secondo una vera amicizia con le persone sofferenti». Davanti al presidente camerunense Paul Biya, in carica da oltre vent’anni, alla guida di uno dei governi più corrotti dell’Africa, nella lista nera di Amnesty International per le persecuzioni agli oppositori politici, va tutto il suo apprezzamento per le cure gratuite garantite ai malati anche se sorvola sul resto definendo il Camerun - sic et simpliciter - Terra di speranza, terra di vita, terra di pace, terra di giovani.
L’impatto con l’Africa è forte, fortissimo. A cominciare dai diciotto chilometri di gente allegramente assiepata ai bordi del nastro asfaltato a due corsie che dall’aeroporto in mezzo al nulla alla periferia di Yaoundè si snoda fino al centro della capitale camerunense.
Avranno di certo impressionato il Papa teologo, tanto era l’entusiasmo e la vitalità. Uno spettacolo. Dai bambini in ciabatte e magliette che sventolavano fazzoletti, ai muscolosi suonatori di bonghi, alle giovani madri coi neonati aggrappati al collo, e poi comitive di ragazze con curiosi abiti souvenir, con su stampato lo stemma di Benedetto XVI. L’associazione camerunense SunAids ha subito manifestato imbarazzo per una presa di posizione che sicuramente non mancherà di fare discutere anche all’interno della Chiesa, dato che da qualche anno era in corso un dibattito tra teologi sulla possibilità di usare il profilattico all’interno di una coppia in cui uno dei due coniugi è infetto. Questioni di carattere dottrinale hanno indotto il Papa teologo a fare chiarezza e far calare definitivamente la pietra tombale.
© Copyright Il Messaggero, 18 marzo 2009 consultabile online anche qui.
Mah...la giornalista interpreta un po' troppo le parole del Papa...
R.
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