venerdì 19 giugno 2009
Il magistero del Papa sul Sacro Cuore di Gesù: rendergli culto vuol dire vivere la vita in compagnia dell'amore di Dio (Radio Vaticana)
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Il magistero del Papa sul Sacro Cuore di Gesù: rendergli culto vuol dire vivere la vita in compagnia dell'amore di Dio
Una devozione cara alla Chiesa di ogni parte del mondo, che rivela lo smisurato amore di Dio per l’umanità. E’ quella del Sacro Cuore di Gesù, di cui oggi si celebra la solennità e al centro di ricorrenti riflessioni da parte di Benedetto XVI. Alessandro De Carolis ne ripropone alcune delle più significative in questo servizio:
Dai tempi della rivoluzione industriale, che spezzò la millenaria sintonia dell’esistenza umana sui tempi della natura, una delle metafore più comuni per descrivere la vita contemporanea - specie delle metropoli occidentali - è sempre stata quella della corsa. L’uomo moderno è in corsa per tutto: quando lavora e, in molti casi, anche quando riposa. In questo faticoso scenario, pensare a uno spazio per concedersi una sosta diventa complicato, per stare con se stessi un lusso, per stare con la propria anima un’esigenza sconosciuta o ridicola. Eppure, spiega Benedetto XVI all’Angelus del primo giugno 2008, da duemila anni la Chiesa ripete lo stesso insegnamento. L’uomo senza interiorità è un uomo “dimezzato”. Solo quando sceglie di sottrarsi all’arbitrio dell’affanno ad oltranza, riacquista la dimensione donatagli da Dio, e negata da sé stesso, quella dello spirito:
“Quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo”.
Il Sacro Cuore di Gesù è il cuore sacro del mondo. Nessuna corsa potrà mai soffocare questo battito. E’ il centro di gravità sul quale chiunque può calibrare la propria vita, può ri-umanizzarla e dunque renderla più serena. Il Papa lo riafferma all’Angelus del 10 giugno 2007, ricordando quale sia il codice, da molti oggi smarrito, per comunicare con la dimensione del divino:
“Nella vita di oggi, spesso rumorosa e dispersiva, è più che mai importante recuperare la capacità di silenzio interiore e di raccoglimento: l’adorazione eucaristica permette di farlo non solo intorno all’io, bensì in compagnia di quel ‘Tu’ pieno d’amore che è Gesù Cristo, ‘il Dio a noi vicino’”.
Nel cuore del Cristo, spiega Benedetto XVI all’Angelus del 5 giugno 2005, noi adoriamo “l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia”. Tutti doni, soggiunge, pagati al prezzo di un dolore-amore smisurati:
“Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova”.
Un anno più tardi, è domenica 25 giugno 2006, Benedetto XVI nota come la grande popolarità della devozione al Sacro Cuore di Gesù si unisca “felicemente alla profondità teologica”. E’ una festa cara alle famiglie che, dice, usavano e talora in alcuni Paesi usano ancora consacrarsi al Sacro Cuore. Ma è soprattutto una festa che mette in risalto la vita del clero, che ora l’inizio dell’Anno sacerdotale pone in nuovo, maggiore risalto:
“La solennità del Sacro Cuore di Gesù è anche la Giornata Mondiale di Preghiera per la Santificazione dei Sacerdoti: colgo l’occasione per invitare tutti voi, cari fratelli e sorelle, a pregare sempre per i sacerdoti, affinché possano essere validi testimoni dell’amore di Cristo”.
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