domenica 1 marzo 2009

Il carisma di San Paolo. Una pubblicazione sorprendente per essenzialità teologica (Di Fazio)


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Il carisma di S. Paolo

Una pubblicazione sorprendente per essenzialità teologica

Salvatore Di Fazio

patti

Dotato di straordinaria grandezza d'impegno, di memoria fuori del comune, di animo generoso e di personalità tenace e carismatica, e capace inoltre «di quel lampeggiare di concetti sublimi, di quelle immagini potenti e di quell'incalzante mareggiare di idee che a volte fanno gorgo e scavano spazi di oscurità», Paolo di Tarso, l'apostolo delle genti, è la personalità certamente più singolare della storia del Cristianesimo e una delle figure più geniali della civiltà umana.
In occasione del bimillenario della nascita, la Diocesi Patti ha ripubblicato il volume di mons. Giuseppe Petralia, San Paolo, Apostolo e Maestro, corredandolo di una dotta e pregevole Prefazione di mons. Ignazio Zambito, di una interessante Postfazione di Nino Barraco e della revisione, impaginazione e cura tipografica di Basilio Scalisi.
«Un libro sorprendente – scrive S.E. Zambito – per essenzialità teologica e qualità letteraria», dal momento che l'autore fu giornalista, scrittore e amico di famosi intellettuali. E infatti le 200 pagine di cui si compone lo scritto si fanno leggere come un romanzo appassionante, come il racconto avvolgente di un'avventura che non ha l'eguale nell'universo letterario della cristianità, in virtù di quella «visione globale, non generica, che penetra l'azione e il pensiero del Vinto di Damasco» e di quell'universalismo che abbatte tutte le barriere fra ebrei e romani, barbari e greci, schiavi e uomini liberi. Giudeo della diaspora, ma romano secondo il diritto, Paolo, o Saulo, fu una di quelle menti speculative che più di Aristotele e di Seneca determinò il capovolgimento della civiltà dello spirito.
Di famiglia ebrea, ma greco di educazione e di formazione, nato a Tarso, capitale della Cilicia, questo acceso attivista della fede veterotestamentaria fu inizialmente un accanito, rapace e violento persecutore dei cristiani. Chiuso nel suo fanatico razionalismo giudaico, ma profondo conoscitore della cultura classica, la prima idea che si fece di Gesù fu quella di un sovvertitore dell'ordine pubblico per cui, come un implacabile predatore, «entrava per le case e quanti suoi seguaci trovava, uomini e donne, tutti li cacciava nelle prigioni» (Atti, VIII, 3).
Era l'anno 34. Gesù era morto da pochi mesi, allorquando, recandosi a Damasco per continuare lo sterminio di quella setta, venne folgorato da una luce che lo accecò e lo fece precipitare da cavallo: «Saul – gli disse una voce che veniva da quel fulgore – perché mi perseguiti?». E fu subito conversione: immediata, sconvolgente totalizzante.
«Ma costui – diceva a Damasco la gente, scandalizzata da quel repentino cambiamento di vita e di pensiero – non è l'uomo che a Gerusalemme perseguitava quelli che invocano il nome di Gesù?». Perciò i giudei cominciarono, da quel giorno, a odiarlo di un odio mortale, ma Paolo rispondeva: «Il Vangelo da me predicato non è secondo l'uomo, e infatti non l'ho ricevuto affatto da un uomo, né da un uomo ne fui istruito. Ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal. I, 8-12).
Fattosi apostolo del Messia, girò in lungo e in largo l'Oriente e l'Occidente, in mezzo a mille pericoli, predicando, conversando, pronunciando eloquentissimi discorsi, compiendo ovunque prodigi.
Scrisse 14 Lettere che sono il massimo monumento della cristianità per sapienza teologica, solennità di eloquio e incandescenza stilistica. Gli fu mozzata la testa con la spada, a Roma, sulla via Ostiense, il 29 giugno del '67, sotto l'impero dello spietato Nerone.
Un libro magistrale, quello di Petralia, non apologetico ma argomentativo, non retorico ma serrato nell'analisi dei fatti. Affascinante come sono i libri dello spirito, e traboccante di arte letteraria, come sono le opere dei veri scrittori.

© Copyright Gazzetta del sud, 1° marzo 2009 consultabile online anche qui.

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