domenica 22 marzo 2009

Il primo giorno del Papa in Angola: il commento di Gian Guido Vecchi


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Ratzinger in Angola: «Non considerare l'aborto una cura»

«Non è questione di salute riproduttiva»

DAL NOSTRO INVIATO

Gian Guido Vecchi

LUANDA (Angola)

Si vede gente pure sui tetti, la papamobile avanza a fatica tra migliaia di fedeli, Benedetto XVI saluta a braccia spalancate ma appare un po' affaticato, del resto gli impegni serrati metterebbero a dura prova un ventenne, ha appena passato l'equatore e a Luanda l'oceano illude, c'è ancora più afa che in Camerun.

Se la voce suona sommessa, quello che dice però non vacilla, con buona pace delle polemiche sui preservativi. L'aggettivazione, anzi, adesso è sferzante: «Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute " materna"! », scandisce nell'incontro pomeridiano con il presidente dell'Angola José Eduardo Dos Santos.
«Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva! ».
Nel caso ci fossero dubbi, il testo ufficiale precisa ciò a cui si riferisce il Papa: l'articolo 14 del Protocollo di Maputo del 2003 sui «diritti delle donne », entrato in vigore nel 2005, firmato da 42 Paesi dell'Unione africana e ratificato da 20, che parla tra l'altro di contraccezione. L'articolo 14 s'impegna a «proteggere i diritti riproduttivi delle donne autorizzando l'aborto terapeutico nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quando portare avanti la gravidanza metta in pericolo la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto». Già due anni fa Benedetto XVI aveva accusato il protocollo di «banalizzare surrettiziamente l'aborto».
Da tempo la Chiesa contesta, anche all'Onu e negli organismi internazionali, questa interpretazione della «salute materna» o «riproduttiva », espressione coniata dall'Oms. Come quando in settembre all'Europarlamento passò una mozione che inseriva aborto e contraccezione tra i mezzi di tutela della salute materna nei Paesi in via di sviluppo.
Ma le parole di Benedetto XVI non si limitano a questa «grave preoccupazione» per «le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l'"edificio sociale", minacciano le sue stesse fondamenta».
Il Papa parla a difesa della famiglia e scandisce: «Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminzione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale».
Nell'Angola «che si sta risollevando» dopo 27 anni di guerra civile («Potete capire quanto sia sensibile al dialogo», dice il Papa tedesco: e ricorda la Germania nazista, la «divisione tra fratelli a causa di ideologie devastanti e disumane») torna a invocare un «approccio etico allo sviluppo», rivolgendosi a politici, agenzie internazionali e multinazionali.
Chiede al mondo che «le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri», e intanto richiama «la promessa dei Paesi sviluppati, molte volte ripetuta, di destinare lo 0,7 per cento del loro Pil» agli aiuti per lo sviluppo. Ce n'è anche per l'Angola, colmo di petrolio, diamanti e miseria. «Non arrendetevi alla legge del più forte», aveva mormorato Benedetto XVI appena atterrato. «Non si può deludere la moltitudine di angolani che vivono al di sotto della linea di povertà assoluta».

La sera il Papa s'affaccia da una finestra della nunziatura a benedire la folla.

L'aveva detto poco prima: «La Chiesa, signore e signori, la troverete sempre, per volontà del suo divino Fondatore, accanto ai più poveri di questo continente».

© Copyright Corriere della sera, 21 marzo 2009

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