mercoledì 25 marzo 2009

L'apprezzamento del Pontefice per le manifestazioni culturali e liturgiche locali (Osservatore Romano)


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L'apprezzamento del Pontefice per le manifestazioni culturali e liturgiche locali

Per un cristianesimo africano

Ogni incontro del Papa con i popoli del mondo ha una sua dimensione speciale, un suo motivo particolare. La caratteristica della visita al continente africano sembra essere un ponte gettato sul domani. È andato a consegnare l'Instrumentum laboris per il prossimo Sinodo speciale per l'Africa, ma è andato anche a proporre ancora una volta agli occhi del mondo i drammi dell'Africa. Drammi in gran parte causati dall'egoismo di africani, pochi, e dalla bramosia di un buon numero di stranieri.
Benedetto XVI ha denunciato senza mezzi termini il disegno di chi fomenta l'esplosione delle guerre per aumentare il commercio delle armi; così come ha denunciato gli accordi tra uomini forti africani e quanti, non africani, hanno interesse a defraudare il continente delle proprie ricchezze. Ha denunciato le violazioni dei diritti dei bambini, consumate spesso tra le mura domestiche, le diverse forme di violenze contro la donna, le morti per fame. Ha smascherato quanti, dietro il concetto di salute riproduttiva della donna, nascondono in realtà politiche di controllo della natalità. Ha richiamato le potenze internazionali a dare seguito ai recenti accordi di Doha con una reale e concreta politica di solidarietà in favore dello sviluppo.
Non si è limitato tuttavia alla denuncia. La sua testimonianza in Africa ha avuto anche e soprattutto il valore del pieno riconoscimento del cammino intrapreso da una popolazione che sta alacremente costruendo il suo futuro.

Ha chiuso ormai il capitolo di un passato difficile ma non ha ancora inaugurato il capitolo nuovo. Si procede tra incertezze, squilibri, pericoli. Tuttavia si lavora con entusiasmo e con passione, anche davanti a nuovi ostacoli che sembrano insormontabili. La Chiesa sostiene questo sforzo e cammina accanto al popolo africano.

È una comunità viva, giovane, in fase di crescita, quella che ha accolto il Papa. Cresce non tanto dal punto di vista quantitativo quanto piuttosto da quello della maturità. Cerca di realizzare il concilio Vaticano II, dando impulso alle attività del laicato, al dialogo ecumenico con gli altri credenti. Insomma, si tratta di una comunità ecclesiale che da tempo è incamminata sulla via dell'uomo. E per raggiungere l'uomo africano intensifica un'attenta opera di inculturazione del Vangelo e di inserimento della espressività culturale tipica del continente nelle celebrazioni liturgiche.
Durante il viaggio, in alcune occasioni gli africani hanno manifestato a Benedetto XVI il loro progredire su questa strada. Il momento più importante in questo senso è stata la celebrazione della messa nello stadio Amadou Ahidjo, a Yaoundé, per la consegna dell'Instrumentum laboris ai vescovi africani. Canti sacri ritmati dagli strumenti tradizionali delle tribù africane, intronizzazione del Vangelo su una portantina di legno, sorretta da giovani nei costumi tradizionali, preceduti e seguiti da due schiere di giovani che agitavano piume e rami di palmizi. Ma sono stati soprattutto i canti, eseguiti coralmente dalle sessantamila persone presenti, a dare l'esatta dimensione di quanto gli africani abbiano bisogno di rimanere se stessi per ritrovarsi nella casa del Padre come nella loro casa.
Del resto, incontrando questi popoli, appare aleatorio il concetto di civiltà e di cultura che abitualmente riferiamo al modello europeo o comunque occidentale. Quando il Papa parla di unicità della cultura africana, ne indica le radici nella dimensione spirituale. Nella visione africana del mondo, da sempre, il sacro occupa una posizione centrale. La consapevolezza del legame tra il creatore e le creature è profonda. Ne derivano un grande rispetto per la vita, in tutte le sue manifestazioni, e uno spiccato senso della famiglia e della comunità. Il che spiega la stessa carica di affetto dimostrata al Pontefice in ogni istante della sua permanenza tra di loro. Ed è inutile andare a cercare paragoni con quanto avviene in qualsiasi altro continente del mondo.
Tutto nasce proprio dal cuore africano. "Direi che nasce - ha spiegato il decano della facoltà di teologia dell'Università cattolica dell'Africa centrale, padre Joseph Nbuè - sulla scia del movimento di decolonizzazione dell'Africa. Proprio seguendone i motivi ispiratori, gli autori del documento "Dei preti neri s'interrogano" hanno sollevato il problema dell'evangelizzazione del mondo nero che doveva tener conto dei valori della cultura africana. Questo adattamento del cristianesimo occidentale all'Africa si doveva tradurre, secondo loro, in un vero cristianesimo africano. In questi ultimi cinquant'anni le idee per giungere a un cristianesimo autentico e autenticamente africano hanno compiuto un loro cammino, lasciando scie che, almeno nel campo della riflessione teologica, hanno aperto nuove prospettive".
Prospettive che hanno avuto eco nell'esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Africa, dove sono raccolte idee e riflessioni dei vescovi del continente riuniti nella prima assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, celebrata nel 1994. "Dopo quel documento - conferma padre Joseph - il radicamento del Vangelo nella cultura di ogni popolo è divenuto una delle sfide più urgenti per la Chiesa. La dinamica dell'inculturazione ha in sostanza come fine quello di esprimere nella fede dei cristiani d'oggi l'evento di Gesù Cristo nelle condizioni culturali, economiche e di giustizia del nostro tempo. L'Africa ne ha bisogno se non si vuole correre il rischio che il grande serbatoio si svuoti". In effetti "è tutta la vita cristiana che ha bisogno di essere inculturata - conclude - in modo che sia realmente trasformata dai valori del Vangelo alla luce del mistero pasquale. Di fatto, qui in Africa, se non è affine alla cultura tradizionale, non è pienamente accolta, interamente pensata e fedelmente vissuta". Il Papa ne è consapevole. Ha giudicato con favore le manifestazioni della cultura africana proposte durante il suo viaggio. Ha solo raccomandato che non venga mai meno la solennità, l'integrità e la compostezza della celebrazione stessa. (mario ponzi)

(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,cercando nell'archivio del Corriere ho trovato una notizia molto molto interessante vista la situazione di oggi dove la stampa distribuisce soddisfatta sondaggi contro il Papa.
Ecco l'indirizzo:

http://archiviostorico.corriere.it/1997/agosto/21/soltanto_otto_per_cento_sente_co_0_9708216480.shtml


Antonio