mercoledì 21 gennaio 2009

Chiesa ed internet, don Pompili: Nella Rete vogliamo «starci» e non «capitarci» (Sir)


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CHIESA IN INTERNET: POMPILI (CEI), “NELLA RETE VOGLIAMO STARCI E NON CAPITARCI”

“Non c’è opposizione tra virtuale e reale. Il contrario del virtuale non è il reale ma piuttosto ciò che è attuale. Il virtuale rappresenta dunque una forma potenziale, nel senso che può lievitare fino a stabilire un legame sociale”. Questa “una prima conclusione” del convegno nazionale, promosso dall'Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei, sul tema “Chiesa in rete 2.0”. A tracciare un bilancio dei lavori che si sono conclusi ieri a Roma è don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali. In un’intervista al SIR, Pompili spiega che la “prima acquisizione” emersa durante l’incontro è che “non bisogna scegliere tra virtuale e reale ma semmai integrare. Sono due esperienze che, in qualche modo, si completano a vicenda; l'importante è che dalle connessioni telematiche si giunga a delle relazioni compiute”. A questo dato, prosegue il direttore dell’Ufficio Cei, “si aggancia una seconda conclusione: l'individualismo networkizzato (secondo la definizione del sociologo Castells) dice che certamente la fruizione quotidiana di Internet è fatta da singoli individui ma paradossalmente questa produce relazioni. L'individualismo può essere superato attraverso una trama di socialità che è propria dei social network, come avviene con Facebook, dove più che lo scambio di semplici contenuti ci s'incontra personalmente”.
“La terza conclusione” del convegno, prosegue Pompili, “è che, in ambito ecclesiale, bisogna curare l'identità, ma anche i linguaggi. Ancor prima di navigare occorre avere un'identità precisa e, per questo, riconoscibile. Questo vuol dire utilizzare tutti i linguaggi che la tecnologia oggi offre. La disanima dei siti presenti nelle diverse realtà ha mostrato una ricchezza impressionante di linguaggi. C’è una grande creatività diffusa: attualmente sono in Rete circa 12 mila siti cattolici. Questo dà la misura di quanta ricchezza ci sia". La Chiesa, quindi, è presente nel Web con diverse iniziative: secondo un’indagine sulle parrocchie italiane e Internet, commissionata dall’associazione webcattolici (www.webcattolici.it) e presentata durante il convegno, il 16% delle 26 mila parrocchie ha un proprio sito e 7 su 10 hanno una connessione ad Internet. “La Chiesa – spiega il direttore dell’Ufficio Cei – intende abitare il nuovo territorio virtuale. Nella Rete vogliamo «starci» e non «capitarci». La Rete è una scelta e non semplicemente un caso”. Per Pompili, “il virtuale rappresenta il luogo dove poter incontrare molte persone, in particolare i giovani. Prescindere da Internet – conclude il direttore – vorrebbe dire precludersi di dialogare con le generazioni più digitali”.

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