giovedì 12 marzo 2009

Lefebvriani, la lettera del Papa ai vescovi: il commento di Marco Tosatti


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Il Papa ai vescovi: sui lefebvriani commessi degli errori, ma ci vuole più tolleranza

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

Il Papa scrive ai vescovi di tutto il mondo per fare il punto finale sulla vicenda delle scomuniche tolte ai quattro vescovi lefebvriani. La lettera verrà resa nota oggi a mezzogiorno dalla Sala Stampa vaticana; ma il Foglio la pubblicava già ieri in prima pagina, segno evidente che ancora una volta la blindatura dell’appartamento pontificio ha qualche crepa.
Benedetto XVI riconosce alcuni errori, in realtà più dei collaboratori che suoi, ma rivendica l’opportunità di un gesto che non significa il ritorno nella Chiesa della Fraternità di San Pio X. E coglie l’occasione per denunciare lo stato della Chiesa, dove anche oggi «ci si morde e ci si divora a vicenda, come espressione di una libertà male intesa».
Il Papa cita una lettera di San Paolo ai Galati, in cui si dice «se vi mordete e divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri».
«Sono stato sorpreso come questo parli dell'ora presente». Il Papa inizia ricordando che il caso «ha suscitato all'interno e fuori della Chiesa cattolica una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata».
Parla della «valanga di proteste» e dell'accusa a lui rivolta di voler tornare indietro rispetto al Concilio. «Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica.
Il gesto discreto di misericordia verso quattro vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all'improvviso come una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa».
E’ un’accusa che lo ha ferito, perché la riconciliazione tra cristiani ed ebrei «fin dall'inizio era stato un obiettivo del mio personale lavoro teologico». Benedetto XVI ammette che la Santa Sede ha mancato nel «monitorare» le dichiarazioni di Williamson e aggiunge: «Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un'ostilità pronta all'attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l'atmosfera di amicizia e di fiducia».
Secondo errore: il fatto che la stessa revoca della scomunica, «la portata e i limiti del provvedimento» non siano stati «illustrati in modo sufficientemente chiaro». Precisa ora che la scomunica colpisce persone, e i ministri della Fraternità anche se «sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica, non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa».
La Commissione Ecclesia Dei, che finora si è occupata dei lefebvriani, verrà affiancata dalla Congregazione per la dottrina della fede, nelle trattative. E a proposito del Concilio dice: «Non si può congelare l'autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962 - ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità». Cerca l’unità: nel momento in cui Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini, bisogna «avere a cuore l'unità dei credenti», perché la loro discordia e contrapposizione «mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio», e anche «riconciliazioni piccole e medie» fanno parte del suo mandato. Ma il «sommesso gesto di una mano tesa» ha invece dato origine a un grande chiasso, trasformandosi così «nel contrario di una riconciliazione».
Dalla Fraternità sono venute «molte cose stonate». Ma anche nell'ambiente ecclesiale sono emerse note negative: «A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio.
E se qualcuno osa avvicinarglisi - in questo caso il Papa - perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo».

© Copyright La Stampa, 12 marzo 2009 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Caterina63 ha detto...

La Commissione Ecclesia Dei, che finora si è occupata dei lefebvriani, verrà affiancata dalla Congregazione per la dottrina della fede, nelle trattative. E a proposito del Concilio dice: «Non si può congelare l'autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962 - ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità».

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Noto con "piacere" (detto ironicamente) che ora si sta estrapolando la frase del Papa sull'accettazione del Concilio, ignorando IL FINALE DELLA FRASE che richiama anche I DIFENSORI DEL CONCILIO e dice:

" Non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 - ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive."

quanto ci scommettiamo che questa frase del Papa verrà taciuta da molti commentatori?
^__^

Anonimo ha detto...

Commentatori???? Mestatori di bassa lega, piuttosto!!!! L'evidenza è sempre più... "evidente"!