sabato 7 marzo 2009
Monsignor Fisichella, lezione in stato d’assedio (Tornielli)
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Monsignor Fisichella, lezione in stato d’assedio
di Andrea Tornielli
nostro inviato a Padova
Il caso Sapienza non si è ripetuto e un’aula blindatissima nello storico Palazzo del Bo, sede del rettorato dell’università di Padova, il vescovo Rino Fischella ha potuto tenere la sua lectio magistralis su «Etica e ricerca scientifica», nell’ambito del convegno promosso dalla fondazione «Marina Minnaia» che da anni aiuta i pazienti in attesa di trapianto di fegato e i loro familiari. Solo una cinquantina gli studenti contestatori, tenuti ben distanti dall’aula, dopo che l’intera area era stata transennata e circondata da uno stuolo di agenti in tenuta antisommossa.
La presenza del vescovo, presidente della Pontificia accademia per la vita, invitato dalle autorità accademiche, era stata contestata nei giorni scorsi dai no global, dal movimento studentesco «l’Onda» e da alcuni docenti di sinistra, che avevano protestato per la mancanza di contraddittorio, definendo «politica» l’iniziativa che cade a poche settimane dalle elezioni universitarie.
Quando il monsignore ha però fatto sapere che avrebbe ascoltato volentieri un intervento opposto al suo, i contestatori hanno detto che non avrebbero partecipato.
Così, ieri pomeriggio, a una platea selezionata e controllata, Fisichella ha potuto tenere il suo discorso, affiancato dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e preceduto da ben otto interventi di saluto: vista la polemica montante e il rischio che a Padova si ripetesse quanto avvenuto nel gennaio 2008 all’Università La Sapienza di Roma con la mancata partecipazione di Benedetto XVI, sono intervenuti in favore della libertà di espressione anche il presidente della Regione Giancarlo Galan e il sindaco Flavio Zanonato.
All’inizio della lectio, Fisichella ha abbandonato il testo scritto e si è detto dispiaciuto per «il disagio arrecato alla città»: «Mi sono chiesto se fosse giusto creare una situazione di conflitto, ma non essere presente sarebbe stato peggio».
Poi ha dato una lezione di laicità ai suoi interlocutori più critici: «Mi domando come si fa a giudicare il contenuto di un intervento prima che questo sia stato fatto. Le critiche sono legittime, ma dopo aver ascoltato». Il vescovo ha quindi aggiunto: «Non è detto che un sacerdote non possa pensare laicamente. Io nell’università ci abito, e anche se porto il colletto uso la ragione».
Fisichella ha smentito l’idea che la Chiesa sia contro il progresso scientifico: «Siamo stati nel passato, lo siamo tuttora e lo saremo nel futuro fautori e propugnatori della scienza».
Sui trapianti, ha chiesto attenzione nell’accertamento della morte del paziente perché «in un ambito come questo non può esserci il minimo sospetto di arbitrio e dove la certezza ancora non fosse raggiunta deve prevalere il principio di precauzione».
Infine, con accenno implicito al dibattito sul testamento biologico, ha spiegato che «invocare il principio di autodeterminazione non può essere esteso in modo assoluto» ma questo deve per la Chiesa «restare limitato al diritto di non vedersi imporre terapie sproporzionate e coercitive».
© Copyright Il Giornale, 7 marzo 2009 consultabile online anche qui.
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2 commenti:
Grande Fisichella!!!! Lei è davvero un Signore!!!
Ma scusi si aspettava veramente un contraddittorio??? Scusi, e da parte di chi?? E poi, su cosa??
Lei lo sa megliuo di noi che son capaci solo ad abbaiare, ma un discorso concluso non lo sanno nè reggere nè costruire.
Come succede spesso caro Don Marco ( accademico) mi trova d'accordo sia sul definire Mons. Fisichella sia nel definire la così detta parte opposta.
In feffetti, questa gente ha rifiutato il contraddittorio non solo per partito preso guidato dalla sterile ideologia e pregiudizio ma, soprattutto dall'incapacità di confrontarsi con argomenti altrettanto validi nel contenuto. Tra l'altro come sottolineato anche da Mons. Fisichella, è assurdo dare un giudizio su un discorso quando non se ne conosce ancora il contenuto. Ma, a questi " signori" non importa. Siccome è la chiesa a parlare, è giusto che a priori si condanni e soprattutto, si dia una valenza politica che non ha ragione d'essere.
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