venerdì 6 marzo 2009
«Civiltà Cattolica»: così Pio XII soccorse gli ebrei (Tornielli)
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«Civiltà Cattolica»: così Pio XII soccorse gli ebrei
di Andrea Tornielli
Nell’archivio storico di Civiltà Cattolica, autorevole rivista dei gesuiti, c’è un documento importante che attesta come l’opera di salvataggio degli ebrei perseguitati a Roma, dopo la razzia del Ghetto, fu voluta da Pio XII. È un documento che lo storico padre Giovanni Sale ha recuperato, e che viene per la prima volta riprodotto su un giornale.
Si tratta di una pagina del diario delle Consulte di padre Giacomo Martegani, direttore della rivista dei gesuiti durante la seconda guerra mondiale. Padre Martegani vedeva il Papa due volte al mese, per discutere di Civiltà Cattolica, ma anche per parlare della situazione del momento. Nell’appunto, steso in data 1° novembre 1943, si legge che il Papa «s’è anche interessato al bene degli ebrei». Una frase altamente significativa. Innanzitutto, bisogna fare attenzione alle date: da due settimane si era svolto il rastrellamento nel Ghetto di Roma. La razzia era stata fermata dopo il primo giorno. Il Papa aveva fatto convocare l’ambasciatore tedesco ed era intervenuto attraverso un canale ufficioso, per bloccare i rastrellamenti. Subito dopo la razzia del Ghetto, i conventi e gli istituti religiosi romani aprono le loro porte ai perseguitati. Al Museo della liberazione di via Tasso c’è una pergamena nella quale si ricorda che 155 case religiose ospitarono 4.447 ebrei e che Papa Pacelli fece togliere la clausura.
L’attività di aiuto messa in atto dai religiosi romani non viene negata dagli storici che contestano l’opera di Pio XII, ma si dice che tutto fu spontaneo, all’insaputa del Pontefice. Ora, la pagina del diario delle Consulte di Civiltà Cattolica, testo originale del ’43, smentisce la tesi di un Papa all’oscuro di tutto. Dal documento che qui riproduciamo emerge l’interessamento personale di Papa Pacelli in favore degli ebrei perseguitati. La frase annotata da padre Martegani attesta i tentativi messi in atto dal Pontefice per garantire l’incolumità dei rifugiati.
Il documento di Civiltà Cattolica si affianca al diario delle suore del convento romano dei Quattro Coronati - pubblicato per la prima volta 4 anni fa - dove si legge: «Il Santo Padre... ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati» ebrei. L’ordine, dunque, ci fu. E L’Osservatore Romano del 25-26 ottobre, scriveva che «la carità del Santo Padre non si arresta davanti ad alcun confine né di nazionalità, né di religione né di stirpe». Questa nuova documentazione verrà presentata al convegno che si svolgerà a Gerusalemme domenica e lunedì prossimo sulla figura di Pio XII. Nel museo dello Yad Vashem è stata esposta una foto di Pacelli con una didascalia che mette in cattiva luce il Pontefice. La Santa sede si augura che l’iniziativa porti a rivedere il testo.
© Copyright Il Giornale, 6 marzo 2009 consultabile online anche qui.
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8 commenti:
Sasso, il mio pc mi impedisce di pubblicare il tuo commento con il link.
Puoi riscriverlo per favore?
Grazie
R.
Segnalo da Avvenire:
http://80.241.231.25/ucei/
Purtroppo il link non passa forse perche' e' numerico.
Come si intitola l'articolo?
R.
" forni crematori,non neghiamo la verità "
ma se non è pratica non riesce ad estrapolarne il link
saluti
Ecco il testo dell'articolo:
testimonianza
«Forni crematori: non neghiamo la verità»
Caro Direttore, il 29 gennaio ho visto in un programma televisivo un monsignore lefebvriano secondo il quale, durante la guerra, i forni crematori servivano non per incenerire gli ebrei ma per motivi igienici. A quel prete, che dal colore dei capelli mi è sembrato men che cinquantenne, e quindi ignora « aetatis causa » , voglio dare una spiegazione. Nel 1943- 1944, nella miniera di carbone di Palemberg ( Aachen) c’era un forno che funzionava per i russi, per i soldati italiani fatti prigionieri ( i cosiddetti « militaer internierte » ) e per le donne russe e polacche schiave nel « frauenlager » . Noi, schiavi affamati, eravamo pieni di pidocchi e pulci e ne erano piene anche le coperte militari da campo che ci portavamo sempre dietro fin da quando fummo catturati nei Balcani dai tedeschi nel settembre ’ 43, per poi essere deportati. Ovviamente, gli italiani senza coperte dormivano senza, su letti a castello di legno a tre piani. Per i bisogni corporali di notte non si poteva uscire, e c’era solo un fetido grosso bugliolo per la bisogna. Le cimici regnavano sovrane in quelle baracche di legno troppo piccole per circa 35 persone cadauna; avevamo rifiutato di arruolarci e tornare in Italia a costituire la divisione Monterosa ( così ci dissero, offrendo subito il rancio della Wehrmacht, ma ci furono ragazzi italiani, pochi, che accettarono). I soldati tedeschi per un paio di volte condussero noi internati in quel forno annesso al vasto sito della miniera. Ivi ci denudammo e ponemmo in ordine ( « ordnung » ) i nostri stracci. Ne uscimmo sempre nudi, per andare al riparo a un centinaio di metri di distanza. Dopo un certo tempo tornammo al forno per rivestirci dei nostri stracci. Sì; pidocchi e pulci erano morti, ma il mio tesserino universitario era rimasto completamente accartocciato in una tasca della giubba. Ma le cimici erano comunque sopravvissute alla disinfestazione. Infatti continuavano a pendere dalla volta lignea della baracca come legate l’una all’altra, in filamenti lunghi mezzo metro. In seguito, da una certa distanza, nell’immenso sito della miniera, assistetti da lontano alla stessa operazione di spidocchiamento a cui noi italiani eravamo già stati sottoposti: non si trattava però di prigionieri russi e polacchi, ma di un gruppo di donne russe e polacche che di corsa andavano al riparo, ed era inverno. I forni di spidocchiamento dei prigionieri e degli internati militari italiani erano diversi da quelli per l’incenerimento degli ebrei , dove i nazisti costringevano altri ebrei a fare da inservienti per l’infernale operazione.
Ilio Di Iorio
Avvenire, 6 marzo 2009
oh! bhe! non me lo aspettavo!ma lo ha copiato a mano?
lei è veramente disponibile e dirige molto bene il suo blog complimenti!spero lo abbia trovato interessante.
saluti
sasso
Ho fatto un copia-incolla dal sito di Avvenire :-))
R.
hahaha!!
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