mercoledì 4 marzo 2009
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COME CAMBIA LA PENITENZA
Giacomo Galeazzi
Città del Vaticano
«Un po’ di penitenza non guasta mai e, poi per fare quaresima ogni rinuncia è buona». L’ammonimento di Giulio Andreotti lega e assolve due epoche e due modi di vivere i quaranta giorni che precedono la Pasqua. Ai «fioretti personalizzati» e dedicati spontaneamente alla purificazione dell’anima nelle parrocchie di un tempo si sono affiancati i proponimenti lanciati attraverso campagne mediatiche. Come dire, per i fedeli con scarsa fantasia che non sanno «autogestirsi la quaresima» né come dimostrare il proprio ravvedimento nei giorni più sacri, il pacchetto «all inclusive» possono fornirlo i creativi della fede (associazione ecclesiale o ufficio diocesano che sia). Peccato, però, che non tutti accolgano di buon grado l’innovazione. E’ il caso dei venerdì santo senza sms brevettati a Modena ma che fanno litigare i credenti spaccando il mondo cattolico tra favorevoli e contrari. Aderisce «senza se e senza ma» all’iniziativa «made in Modena» l’emiliano Pierluigi Castagnetti, «cattolico adulto» del Pd, che ne esalta l’utilità. «E’ un modo intelligente e molto positivo di educare alla rinuncia- spiega-.A Reggio Emilia la diocesi ha proposto l’astinenza televisiva durante la quaresima, ma ormai i messaggini sono un bisogno artificiale ancora più invasivo della tv. L’uomo moderno non sa rinunciare, è intrappolato in queste dipendenze che lo abituano a una falsa normalità». Privarsi per un giorno degli sms ricalca «la lezione per disciplinare gli stili di vita» impartita dal monaco Giuseppe Dossetti. «Abbiamo disimparato a riconoscere i limiti perciò va tutto bene pur di recuperare autentici spazi di libertà personale- aggiunge Castagnetti-.Lo stop ai messaggini è un piccolo gesto ma produrrà un grande beneficio psicologico e farà scoprire un’altra dimensione della vita, un rapporto più misurato con la tecnologia». Insomma «un black out salutare che ci riporterà all’equilibrio precedente all’invasione degli sms», diventati «uno strumento condizionante che non abbiamo scelto ma che si è imposto alla nostra quotidianità». Molto più scettico il genetista Bruno Dallapiccola, presidente dell’associazione Scienza & vita, roccaforte delle battaglie bioetiche della Chiesa. «Dal punto di vista operativo sarà un flop- osserva-.Pochi giovani ascoltano le indicazioni ecclesiali e ancor meno rinunceranno a comunicare tramite sms. Ma davvero crediamo che non contatteranno gli amici perché glielo propone il vescovo?». E oppone una contro-ricetta: «Preferisco rinunciare nei quaranta giorni della quaresima ai dolci e al vino, due piaceri della vita che prediligo. Perdo quattro chili, ci guadagna la mia linea e tengo vigile la mia capacità di fare rinunce». Al contrario, «gli sms sono parte irrinunciabile della nostra vita, soprattutto per le nuove generazioni». Aggiunge lo scienziato di fiducia del Vaticano: «In laboratorio lavoro con studenti di 25-26 anni e, tranne i Papa-boys o appartenenti a gruppi religiosi, nessuno farà a meno dei messaggini il venerdì santo». Al posto di «una iniziativa ingenua, destinata ad ineludibile fallimento», Dallapiccola lancia «una pausa, disintossicante e terapeuticamente efficace». Ossia, «quaranta minuti per riflettere, pensare e mettersi al riparo dalla routine quotidiana».
Prova a mediare tra «pro» e «contro», lo storico del cristianesimo Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano: «Gli sms sono uno strumento, quindi sono per loro natura neutri, né buoni né cattivi. Dipende tutto dall’uso che se ne fa. Se i messaggini sono un corretto modo di comunicare non si vede perché privarsene il Venerdì santo. La rinuncia, poi, assume un significato diverso a seconda di chi la fa e delle sue motivazioni». Boccia l’«originale» iniziativa di Modena un altro cattolico «doc» come il sociologo Giuseppe De Rita. «La religione serve quando dà un senso alle cose altrimenti non ha legittimazione- afferma il presidente del Censis-.In quaresima potevano escogitare qualcosa di più attraente e allusivo. Così appare come una rinuncia solo in negativo che non propone nulla sul soprannaturale, il mistero, il sacro. Mettere al bando gli sms è puro rito, è come accendere candele». Invece di richiamare significati superiori, «ci si accanisce contro tecnologie che sono ormai parte integrante della vita di ciascuno di noi». Stigmatizza una «trovata frou frou» anche Gianni Gennari, teologo ed editorialista di «Avvenire», quotidiano della Cei. «Il venerdì santo esprime il dolore di Cristo e suggerire lo sciopero degli sms come modo di commemorarlo è un’invenzione ridicola- sostiene-. E’ come lanciare una campagna per staccare la luce elettrica e restare al buio. Talvolta gli uomini di Chiesa se ne inventano di cose improbabili e fanno peggio dei pubblicitari». Cavalcare «l’onda delle proposte bizzarre banalizza il senso della quaresima», precisa Gennari, «come se nel deragliamento di un treno si analizzasse il centimetro di ruggine sulla ruota dell’ultimo vagone». E ammonisce: «Le improvvisazioni lasciamole alle attricette, ai creativi delle case di moda e a “Striscia la notizia”». la predicazione anti-sms sono è un controsenso: «E’ meglio se le parrocchie personalizzano le rinunce. Per esempio proporre ai fedeli di fare a meno per un giorno del caffè e donare i soldi risparmiati ai poveri».
© Copyright La Stampa, 3 marzo 2009
Clicca qui per leggere l'articolo di Giubilei.
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