martedì 17 febbraio 2009
Gerhard Wagner: troppo conservatore per essere vescovo (Rodari)
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Su segnalazione di Alessia leggiamo:
Gerhard Wagner: troppo conservatore per essere vescovo
feb 17, 2009 il Riformista
di Paolo Rodari
È dall’episcopato austriaco, oltre che tedesco e francese, che sono arrivate nelle scorse settimane le critiche più aspre alla decisione del Papa di revocare la scomunica ai lefebvriani (un caso ancora non risolto: ieri, infatti, è intervenuto il superiore della Fraternità San Pio X, monsignor Bernard Fellay, a chiedere «chiarimenti urgenti» sulla revoca e sulla reintegrazione nella Chiesa Cattolica). Tra le critiche austriache, quella del vescovo di Salisburgo, Alois Kothgasserm, il quale senza mezzi termini ha detto che con Papa Ratzinger la Chiesa «si sta riducendo a una setta».
Parole gravi, in merito alle quali, il presidente della Conferenza episcopale austriaca, il cardinale Christoph Schönborn, non ha preso alcun provvedimento.
E, sempre Schönborn, nessun provvedimento ha pensato di prendere nelle scorse ore a seguito della notizia che riguarda un altro suo confratello, il vescovo Gerhard Wagner. Questi, soltanto due settimane fa (il 31 gennaio), era stato nominato dal Papa vescovo ausiliare della diocesi austriaca di Linz. Un po’ come è avvenuto con Richard Williamson, Wagner, appena nominato, ha subìto da parte dei media del suo paese una serie violentissima di accuse per colpa di alcune sue vecchie dichiarazioni. Se nel caso Williamson le dichiarazioni contestate erano quelle negazioniste sulla Shoah, qui a essere sotto torchio sono quelle che Wagner dedicò tempo addietro al ciclone Katrina che distrusse New Orleans e alla saga di Harry Potter (proprio così: alla saga di Harry Potter). Nel 2001 Wagner aveva messo in guardia i giovani dalla lettura dei romanzi del ciclo di J. K. Rowling perché, a suo dire, portano a forme di «satanismo». Mentre, nel 2005, il presule (allora era ancora un semplice sacerdote) disse apertamente che l’uragano Katrina era una sorta di punizione divina per l’immoralità di New Orleans: «Non per caso - spiegò - sono state distrutte le cinque cliniche dove si pratica l’aborto e i postriboli». «La catastrofe naturale - si chiese ancora Wagner - non è forse la conseguenza di una catastrofe spirituale?».
Le accuse a Wagner sono montate giorno dopo giorno. Sui media austriaci il caso ha avuto sempre più spazio. I giornali lo hanno bollato come “ultraconservatore”, etichetta che in certi Paesi pesa come una maledizione.
E, di fatto, visto anche il silenzio in merito dei suoi confratelli vescovi, hanno obbligato il presule alle dimissioni.
Poche ore fa, infatti, Wagner ha deciso di rinunciare all’incarico affidatogli da Roma: «Alla luce delle pesanti critiche - ha detto - ho deciso, dopo preghiere e un consulto con il vescovo, di chiedere al Santo Padre di ritirare la mia nomina». Così, ha detto, «mi potrò sentire più leggero in confronto alle scorse notti».
Questo sta succedendo alla Chiesa: mentre presuli e porporati possono liberamente attaccare il Pontefice per la revoca della scomunica ai lefebvriani, un presule ausiliare (dunque un monsignore che svolge semplicemente una funzione di supporto a quella del vescovo titolare) deve dimettersi per dichiarazioni rese in passato sui romanzi di Herry Potter e sull’uragano Katrina.
Dichiarazioni (soprattutto quelle su Katrina) gravi ma che, rilasciate tempo addietro a dei media in modo estemporaneo, non dovrebbero costringere un vescovo appena eletto a dimettersi.
In Vaticano si è indecisi sul da farsi. Anche se, secondo l’agenzia di stampa cattolica Kathpress, la Santa Sede avrebbe già acconsentito alla richiesta di Wagner, pare che le cose siano ancora in stand by. Da una parte c’è chi ritiene che non sia possibile che la congregazione dei vescovi non fosse a conoscenza, prima della nomina, delle dichiarazioni rese in passato da Wagner. E, quindi, c’è chi pensa che, avendo giudicato Wagner eleggibile, ora non si debba fare passi indietro e, anzi, occorra non accettare la richiesta di dimissioni. Dall’altra, c’è chi fa notare come non soltanto i media, ma anche la leadership dell’episcopato austriaco stia mantenendo una condotta parecchio critica nei confronti di Wagner e, dunque, per non provocare tensioni all’interno dell’episcopato, occorra accettare la volontà espressa dal presule.
Ieri pomeriggio Schönborn ha convocato una riunione straordinaria dei vescovi per parlare del caso. In questa sede nessuno l’ha difeso.
Anzi, il documento finale dell’assise di fatto sconfessa la scelta di Roma di nominarlo vescovo e, incredibilmente, chiede che il Vaticano (e quindi il Papa) faccia proprio un migliore processo di scelta ed esame nelle nomine episcopali. I vescovi hanno scritto che non vogliono un ritorno ai tempi del Kaiser, quando era l’imperatore a scegliere i vescovi. E nemmeno un balzo in una sorta di democrazia ecclesiastica, ma più che altro che prima che le decisioni del Papa vengano prese vi siano «fondamenti affidabili e ampiamente provati sui quali egli possa appoggiarsi». Si sente, dietro queste parole, il disappunto austriaco sul caso Williamson, e, insieme, si avverte un certo malcontento contro l’attuale governo vaticano.
Nei prossimi mesi in Austria vi saranno parecchie nomine importanti e l’episcopato, con le parole scritte nel comunicato, ha lanciato un messaggio inequivocabile a Roma.
Nella Curia romana, coloro che ritengono che non si debbano accettare le dimissioni di Wagner pensano che si debba mandare un segnale forte diretto alla leadership dell’episcopato austriaco. Un segnale che faccia capire chi è che comanda. Un segnale che arrivi sia alle orecchie del nuovo nunzio, l’arcivescovo Peter Stephan Zurbriggen, sia a quelle di Schönborn, un porporato considerato più ratzingeriano di Ratzinger.
© Copyright Il Riformista, 17 febbraio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
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6 commenti:
Sono veramente sconcertato. I vescovi austriaci contestano apertamente Roma e il Cardinale di Vienna non sente la necesità di chiarire; si impone a Wagner di dimettersi, quasi che a Roma fossero scemi; si minaccia subdolamente Roma per le scelte episcopali del futuro, quasi che fino ad adesso la chiesa locale non avesse contato per nulla. Ma a chi vogliono darla a bere?
i vescovi austriaci dovrebbero cominciare a tessere una copertina di cilicio nella quale coricarsi la notte.
Credo che sia opportuno rendere più trasparenti le procedure per la scelta dei vescovi: le candidature dovrebbero emergere dal seno delle Chiese locali (che sono in grado di valutare meglio i potenziali candidati), mediante consultazioni ampie che vedono coinvolti il clero ed i Consigli pastorali. Il sistema attuale è troppo centralistico.
In passato lo stesso card. Ratzinger disse che nell’elezione dei vescovi bisogna armonizzare due criteri: il coinvolgimento delle Chiese locali (dal basso) e la comunione con la Chiesa universale (che si potrebbe esprimere mediante una “conferma” piuttosto che attraverso una nomina decisa dall’alto).
Se l'allora cardinale Ratzinger, ora Papa Benedetto, decidera' di cambiare le regole di nomina dei vescovi ne prenderemo atto.
Fino a quel momento le regole sono chiare ed i vescovi dovrebbero ubbidire senza fomentare rivolte.
R.
Visto che si interpretano alla stregua di quadri aziendali, invierei tutta la gerarchia cattolica austriaca a fare un bel corso di organizzazione aziendale e di psicologia dell'organizzazione, con serissimi esami finali.
Per quel che si vede, infatti, sembra che siano insufficientemente preparati.
Schonborn,arcivescovo,cardinale,domenicano,amico di Ratzinger:alla faccia.....Come si diceva una volta?Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io!
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