giovedì 5 marzo 2009

Card. Ratzinger: "Le Conferenze Episcopali non hanno una base teologica...hanno solo una fuzione pratica, concreta" (Rapporto sulla fede)


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Su segnalazione della nostra Lapis leggiamo questo brano tratto dal libro-intervista "Rapporto sulla fede" a proposito dei compiti delle Conferenze Episcopali nazionali.
R.

Il Conciio, ricorda il Card. Ratzinger "voleva proprio rafforzare il ruolo e la responsabilità del vescovo, riprendendo e completando l'opera del Vaticano I, interrotto dalla presa di Roma, quando era riuscito a occuparsi solo del Papa.
A quest'ultimo i Padri conciliari avevano riconosciuto l'infallibilità del magistero quando, come Pastore e Dottore supremo, proclama da tenersi come certa una dottrina sulla Fede o sui costumi". Si era creato così un certo squilibrio presso qualche autore di manuali di teologia che non sottolineava abbastanza che anche il Collegio episcopale gode della medesima "infallibilità nel magistero", sempre che vescovi conservino "il legame di comunione tra loro e con il successore di Pietro".

Tutto rimesso a posto, dunque, con il Vaticano II?

"Nei documenti sì, ma non nella pratica, dove si è verificato un altro degli effetti paradossali del postconcilio", risponde. Spiega, infatti: "il deciso rilancio del ruolo del vescovo si è in realtà smorzato o rischia addirittura di essere soffocato dall'inserzione dei presuli in conferenze episcopali sempre più organizzate, con strutture burocratiche spesso pesanti.
Eppure NON DOBBIAMO DIMENTICARE CHE LE CONFERENZE EPISCOPALI NON HANNO UNA BASE TEOLOGICA, NON FANNO PARTE DELLA STRUTTURA INELIMINABILE DELLA CHIESA COSI' COME E' VOLUTA DA CRISTO; hanno soltanto una funzione pratica, concreta".
E' del resto, dice, quanto riconferma il nuovo Codice di diritto canonico, che fissa gli ambiti di autorità delle Conferenze, le quali "non possono agire validamente in nome di tutti i vescovi, a meno che tutti e singoli i vescovi non abbiano dato il loro consenso", e a meno che non si tratti di "materie in cui lo abbia disposto il diritto universale oppure lo stabilisca un mandato speciale della Sede Apostolica".
Il collettivo, dunque, non sostituisce la persona del vescovo il quale -ricorda il Codice ribadendo il Concilio- "è l'autentico dottore e maestro della Fede per i credenti affidati alle sue cure".
Conferma Ratzinger: "Nessuna Conferenza episcopale ha, in quanto tale, una missione di insegnamento; i suoi documenti non hanno un valore specifico, ma il valore del consenso che è loro attribuito dai singoli vescovi".

Da Joseph Ratzinger, "Rapporto sulla fede", San Paolo 2005

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giustissimo.
A me a volte le Conferenze episcopali ricordano più il Comitato politico centrale del PCUS.

Antonio