giovedì 19 marzo 2009

D'Agostino: Il Problema del preservativo. Proteggere gli altri una scelta nell'orizzonte della verità


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Il Papa: "L’esempio e la parola del loro Vescovo è per i sacerdoti un aiuto prezioso per dare alla loro vita spirituale e sacramentale un posto centrale nel loro ministero, incoraggiandoli a scoprire e vivere sempre più profondamente che lo specifico del pastore è essere innanzitutto un uomo di preghiera e che la vita spirituale e sacramentale è una straordinaria ricchezza dataci per noi stessi e per il bene del popolo che ci è affidato" (Discorso del Santo Padre ai Vescovi del Camerun)

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Anche nella Chiesa c'è chi voleva mettere il bavaglio al Papa ma ha fallito. La stanza del potere e quella della dottrina (Quagliariello)

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"

Il Problema del preservativo

Proteggere gli altri una scelta nell'orizzonte della verità

Francesco D'Agostino

Il diritto ci impone di rispettare l’al­tro. L’etica ci impone di rispettare l’altro e di rispettare noi stessi. In ge­nere non ci crea alcuna difficoltà ca­pire le ragioni del diritto; ben più dif­ficile è capire le ragioni dell’etica: non è forse vero che ' io sono mio'? E se "sono mio", perché non dovrei fare di me stesso tutto ciò che voglio? Così ragionano gli individualisti radicali, senza rendersi conto di erodere l’eti­ca dal suo stesso interno, fino a farla implodere.
Prendiamo come esempio l’esperien­za della sessualità, che è tornata pre­potentemente di scena, col recentis­simo e critico riferimento che il Papa ha fatto all’uso dei preservativi. Il di­ritto proibisce ogni forma, anche lie­ve, di violenza sessuale sull’altro: que­sto lo capiscono tutti. L’etica sessua­le è ben più esigente: pretende che io controlli i miei desideri e le mie pul­sioni non solo quando sono violente, ma ogni qual volta esse, pur se non violente, pur se poste in essere col consenso del partner, possono incri­nare o farmi perdere qualcosa della mia umanità. Non posso infatti ab­bandonarmi all’atto sessuale metten­do tra parentesi la mia dignità e la di­gnità di ciò che sto facendo: unendo­mi all’altro, trascendo la mia anima­lità di individuo dotato di una pulsio­ne sessuale inserendo nell’atto ses­suale la dimensione personalissima e quindi propriamente umana del do­no che di me faccio all’altro e nel mo­mento stesso in cui ricevo dall’altro il dono di sé. In questa prospettiva, il no della Chie­sa all’uso dei preservativi è in realtà un sì alla compiutezza umana dell’at­to sessuale, un atto che fisiologica­mente può essere considerato del tut­to analogo da quello compiuto dagli animali (soprattutto dai mammiferi superiori), ma antropologicamente è radicalmente diverso, per il significa­to globale che veicola.
L’uso del pre­servativo, pur giuridicamente lecito, è moralmente problematico, perché toglie alla sessualità umana, almeno in parte, la pienezza del suo orizzon­te, frantumandone l’unitarietà in una molteplicità di aspetti destinati a re­stare separati e non connessi tra loro. Ma in tutte le sue funzioni ( sessuali, familiari, sociali, estetiche, lavorative, ecc.) l’uomo deve restare sempre pre­sente a se stesso nell’unità del suo es­sere: è a questo che la morale ci chia­ma. Si obietta: ma l’uso del preservativo ha un’essenziale funzione profilatti­ca, soprattutto in Africa, dove l’Aids è endemico e dove ogni atto sessuale non protetto è rischiosissimo. I pre­servativi, si è detto, salvano la vita. È vero, come è vero affermare che tutti gli atti sessuali posti in essere da per­sone contagiate dal virus sono poten­zialmente portatori di morte.
Situa­zione disperata e paradossale, quella in cui l’impegno per la vita, cioè l’im­pegno per il massimo bene umano immaginabile, si pretende che sia af­fidato, prima che alla responsabilità delle persone, adeguatamente forma­te e informate sulla malattia, a stru­menti tecnici così elementari e così fallosi come i profilattici! La lotta per la vita merita di essere presa ben al­trimenti sul serio, come dimostra il fatto che fino ad oggi nessuna cam­pagna per la diffusione dei preserva­tivi in funzione anti- Aids ha registra­to alcun concreto successo per il con­tenimento dell’epidemia, né in Afri­ca, né in altri Paesi. È per questo che il cuore della questione paradossal­mente non è sanitario, ma antropolo­gico, cioè in definitiva etico.
Le paro­le del Papa: «I preservativi aumenta­no i problemi» vanno capite in questo contesto e hanno una profondità che tanti frettolosi commentatori non so­no riusciti a cogliere.

© Copyright Avvenire, 19 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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