martedì 10 marzo 2009
Papa Ratzinger: tutelare i diritti, ma anche la legalità (Giansoldati)
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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Ratzinger: tutelare i diritti, ma anche la legalità
«L’integrazione degli stranieri è faticosa, però Roma non snaturi il suo volto accogliente»
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO
Papa Ratzinger si affaccia dalla Loggia del Palazzo Senatorio e si lascia andare: «vivendo a Roma da tantissimi anni, ormai sono diventato un po’ romano». Si vede che la città nella quale vive dagli inizi degli anni Ottanta gli piace tanto, benchè il suo cuore, in fondo in fondo (lo sanno tutti) continua a battere per l’amata Baviera, la terra che gli ha dato i natali. «Il cuore romano è un cuore di poesia, a sottolineare che la bellezza è un suo privilegio» dice. A fianco del sindaco Alemanno sorrideva e salutava, guardando affascinato dall’alto lo spettacolo del Marc’Aurelio a Cavallo sotto il sole. Non c’era tanta folla ma solo per via dei controlli rigidissimi. Chissà se dietro i malati in carrozzella accompagnati dai volontari dell’Unitalsi è riuscito a scorgere la delegazione di funzionari camerunensi arrivati apposta dal Camerun, il paese africano che visiterà la prossima settimana, mentre sventolavano fazzoletti e bandierine. L’Urbe, Benedetto XVI, l’ha pennellata con pochissimi aggettivi: accogliente, solidale, generosa. Agli amministratori capitolini ha ripetuto che se dovesse trasformarsi divenendo intollerante, chiusa, egoista, incapace di fronteggiare le sfide culturali ed economiche, o i cambiamenti sopravvenuti in questi anni, ne risulterebbe tristemente impoverita. Snaturata. Ormai è una metropoli sfaccettata, multietnica e multireligiosa, benchè l’«integrazione degli stranieri - ammette - sia talvolta faticosa e complessa». La Chiesa, però, assicura, non farà mai venire meno la cooperazione per «trovare le modalità adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità». Benedetto XVI si dice convinto che, alla fine, il governo di Roma saprà trovare la forza per «esigere da tutti», immigrati e non, il rispetto delle «regole della convivenza civile» e «respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione».
Nell’Aula Consigliare, sotto la statua di Giulio Cesare, ha poi parlato diffusamente delle conseguenze più vistose della perdita di valori. Persino i recenti stupri manifestano, a suo dire, un disagio che cova laggiù nel profondo; «il segno di una vera povertà spirituale». «L’eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo», non fa altro che privare la gente di certezze spirituali e prospettive certe. «L’uomo svincolato da Dio resterebbe privo della propria vocazione trascendente».
E’ chiaro che vorrebbe aggiungere di più, dire tante cose, riflettere sui molteplici disagi o, al contrario, fare affiorare gli esempi positivi che fioriscono nel silenzio ma il tempo è tiranno ed è ormai mezzogiorno. «Quanto più maturerà in ciascun cittadino la coscienza di sentirsi responsabile in prima persona della vita del futuro degli abitanti della nostra città, tanto più crescerà la fiducia di poter superare le difficoltà del momento presente». Che non sono poche. A cominciare dalla crisi economica che lievita il numero dei disoccupati e dei precari, i quali non riescono più a far fronte al mutuo per la casa, alle spese per gli studi dei figli, all’affitto, alle bollette la fine del mese. «Occorre allora uno sforzo fra le diverse istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà». La collaborazione delle parrocchie e delle strutture caritative già impegnate a «sostenere quotidianamente le famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore di vita» non verrà meno. In periferia l’equilibrio sociale di interi quartieri si regge sulle parrocchie dove operano volontari. «Quando una persona incontra Cristo, si apre alle necessità degli altri e, in ogni ambito della società antepone al proprio interesse il bene di tutti». I valori della solidarietà e della solidarietà «sono radicati nel cuore dei romani» e «potranno essere sostenuti dalla luce del Vangelo perchè tutti si facciano nuovamente carico delle esigenze dei più disagiati». A 11 anni dalla visita del suo predecessore, Papa Wojtyla, Papa Ratzinger sale in Campidoglio in un clima di «forte intesa anche personale» con il sindaco, come Alemanno stesso ha confessato a bilancio dell’evento.
A chiusura della giornata, una puntata al monastero di Santa Francesca Romana a Tor de Specchi. Prima di lasciare il Campidoglio, sul Libro d’Oro ha lasciato una scritta: «Omnibus qui sunt Romae, pax a Deo», a quanti sono a Roma, pace da Dio.
© Copyright Il Messaggero, 10 marzo 2009 consultabile online anche qui.
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