domenica 7 dicembre 2008
Mosca piange il patriarca Alessio II (Coen)
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Mosca piange il patriarca Alessio II
Repubblica — 06 dicembre 2008 pagina 15 sezione: POLITICA ESTERA
LEONARDO COEN
MOSCA - Oggi alle cinque del pomeriggio la cattedrale moscovita di Cristo Salvatore accoglierà le spoglie di Alessio II che nel suo testamento ha chiesto espressamente d' essere seppellito dentro la chiesa dell' Epifania, il tempio ortodosso principale della capitale prima che venisse ricostruita la cattedrale (Stalin la trasformò in una megapiscina). La data dei funerali sarà annunciata oggi: si parla di martedì prossimo. Ma già ieri, le campane delle 30mila chiese russe hanno suonato a morto e centinaia di migliaia di fedeli sono accorsi reggendo in mano una candela accesa, secondo l' uso ortodosso in tempo di lutto. Nastri neri hanno avvolto i ritratti del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie che si è spento ieri mattina poco prima delle nove, quando il cuore stanco e malato di Alessio II ha smesso di battere, stroncato da un infarto. Il Patriarca si trovava nella sua residenza di Peredelkino, il famoso "villaggio degli scrittori e degli artisti" voluto da Stalin, poco fuori Mosca, dove è sepolto Dostoevskij, che Alessio II amava moltissimo: leggere e rileggere i grandi classici era una delle sue passioni. Aveva cominciato a soffrire di seri disturbi cardiaci già nel 1991, l' anno del golpe: stressato dalla situazione politica, aveva invitato i russi a non «spargere il sangue dei fratelli» e si dedicò totalmente alla preghiera. Nel 1993 svenne durante una liturgia solenne. Nel 2002 finì in sala rianimazione alla clinica centrale di Mosca. Da allora, è stato costretto a parecchi ricoveri in cliniche svizzere e tedesche. Come quest' estate, in Germania. Lunedì scorso, Alessio II era rientrato piuttosto affaticato da un viaggio in Germania, ma giovedì aveva voluto officiare lo stesso una messa al Cremlino. Poi, era rientrato a Peredelkino per preparare il sinodo della Chiesa ortodossa, convocato proprio questo sabato, lo stesso giorno in cui l' Italia avrebbe restituito alla Russia il complesso ortodosso di san Nicola di Bari: per i russi, un avvenimento epocale, sancito dalla presenza di Medvedev. Per Alessio II, l' occasione di verificare all' interno delle gerarchie ortodosse la controversa questione delle relazioni con la Chiesa cattolica e del disgelo con il Vaticano. «Apprendo la triste notizia memore del comune impegno sul cammino della reciproca comprensione fra cattolici e ortodossi», ha scritto ieri Benedetto XVI. La sua morte ha rimescolato le carte. E rinviata - ma non annullata - la visita di Medvedev a Bari: «E' morto un vero leader spirituale, ha vissuto tutte le esperienze durissime di un secolo cruciale per il nostro Paese», ha detto il capo del Cremlino. Segno di rispetto nei confronti del Patriarca e della Chiesa ortodossa, che si è concretizzato anche con l' interruzione del viaggio in India. «E' una grande perdita, un avvenimento tragico e triste», ha dichiarato Putin che è apparso molto turbato: «Alessio II era un uomo luminoso, un vero Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Non solo un uomo importante nella storia della chiesa ortodossa russa, ma anche uno statista». L' epitaffio di Putin riassume efficacemente il ruolo e la figura di Alessio II, il primo Patriarca della Russia post - comunista, colui che ha riportato la Chiesa ortodossa nella vita pubblica russa dopo settant' anni di ateismo di Stato. «E' la fine di un' era» hanno titolato i telegiornali russi, sotto il ministero di Alessio II «sono state riaperte, santificate e spesso ricostruite ventimila chiese», sottolineano i media russi, ricordando come fosse stato pure deputato al Soviet pre-crollo e come avesse scritto nel 1986 una lettera a Gorbaciov perché modernizzasse le leggi Chiesa-Stato (Gorbaciov la distribuì a tutti i membri del Politburo: la lettera costò ad Alessio il posto di intendente al Patriarcato e fu spedito alla diocesi di Leningrado). La vita nei monasteri, in questi ultimi anni, è ripresa con fervore quasi messianico, le canonizzazioni (soprattutto tra le vittime del Terrore staliniano) hanno scandito le tappe della Rinascita e la nomenklatura della nuova Russia si è sempre mostrata in prima fila agli appuntamenti religiosi più importanti dell' anno, dimostrando platealmente di apprezzare la gestione politica del suo ministero, cominciato il 7 giugno del 1990: «Credo che la religione sia la base della cultura nazionale», ha detto poche settimane fa Alessio II nella sua ultima intervista, «così come credo che il mondo debba essere unito e non unipolare», ribadendo la sua affinità con la «linea» putiniana. Di origine estone - era nato a Tallinn nel 1929, figlio di un pope - Alessio Mikhailovic Ridiger fu ordinato sacerdote nel 1950. In quell' anno, per evitare il servizio militare, si sposò ma il matrimonio fu sciolto dopo pochi mesi. Nel 1961 lascia l' Estonia e comincia la sua scalata ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Sarà il primo patriarca liberamente eletto in Unione Sovietica, succedendo a Pimen I. Grazie alla strategica alleanza con Boris Eltsin, ma soprattutto con Vladimir Putin, il Patriarcato riacquista visibilità e prestigio. Era un compromesso indispensabile? La posizione «centrista vigilante» di Alessio II era stata al centro di aspre polemiche: aveva emarginato le tendenze fondamentaliste senza accontentare le richieste dei liberali, che lo accusavano d' essere un conservatore. Alessio II non si turbava per queste polemiche. Sognava di riunire la Chiesa russa e quella in esilio. Gli riuscì il 17 maggio del 2007, «ciò fu possibile dopo che la Chiesa aveva riguadagnato il suo ruolo», spiegò il Patriarca.
© Copyright Repubblica, 6 dicembre 2008 consultabile online anche qui.
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