venerdì 20 marzo 2009

Il Papa è stato coraggioso e forse un pò troppo fiducioso quando ha parlato di preservativo, ma l’ha fatto, dimostrando di non averne paura (Valli)


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Il preservativo non è tutto

ALDO MARIA VALLI

Sebbene quasi tutti i giornali abbiano fatto grandi titoli sostenendo che il papa avrebbe detto no ai preservativi, e nonostante le critiche e le reazioni giunte da Parigi e da Berlino, Benedetto XVI sull’aereo che lo portava in Camerun ha detto un’altra cosa, e precisamente che non si può pensare di combattere l’aids distribuendo preservativi.

È un discorso razionalmente sostenibile al di là di ogni valutazione morale o religiosa.
Ed è un peccato che una valutazione sulla quale sarebbe stato possibile imbastire un confronto serio sia stata ridotta a una battuta
.
È questo un problema che si ripete spesso per quanto riguarda la comunicazione della Chiesa e del papa in particolare. Il pontefice dice una cosa e i titoli la riducono a un’altra. Se è vero che la Chiesa ha problemi di comunicazione, è anche vero che la stampa spesso deforma ciò che la Chiesa dice.
Come ha sostenuto il periodico cattolico francese La Croix sembra quasi che i giornalisti non aspettassero altro che di poter inchiodare il papa sul tema dei preservativi.
Ma un conto è inchiodarlo a parole dette veramente, un conto è inchiodarlo a parole inventate.
La realtà tremenda dell’aids in Africa meriterebbe altri approfondimenti e altre valutazioni. Tutti sanno, per esempio, che ci sono missionari che di fronte a situazioni concrete non diversamente affrontabili permettono l’uso dei preservativi.
Come soluzione d’emergenza, non come metodo generale.
Perché il cristiano, quando c’è di mezzo la vita umana, sta sempre dalla parte della realtà.
Benedetto XVI è stato coraggioso quando ha usato la parola preservativo.
Coraggioso e forse anche un po’ troppo fiducioso, ma l’ha fatto, dimostrando di non averne paura.
Qualcuno ha detto che parlare dell’Africa da un aereo a diecimila metri di quota è troppo comodo e che bisognerebbe mescolarsi ai drammi degli africani, ma è un’accusa assolutamente ingiusta. Il papa parla per linee generali perché questo è il suo compito, ma nessuno può accusare la Chiesa di non mescolarsi.
Se c’è qualcuno che si mescola ogni giorno e si sporca le mani è proprio la Chiesa.
I commentatori tutti presi dalla questione del preservativo sapranno ascoltare anche il resto di ciò che il papa ha da dire? Rimanendo nel campo della Chiesa cattolica, c’è la questione del comportamento di alcuni vescovi e della gestione di comunità e parrocchie. Alcune sono alla bancarotta per incapacità e corruzione, e poi c’è il problema della formazione dei sacerdoti e dei religiosi. Le vocazioni in Africa abbondano, ma troppo spesso la “carriera” religiosa è scelta come mezzo di emancipazione sociale e magari per lasciare l’Africa.
A proposito di sessualità c’è poi la questione della castità dei preti, che nel continente nero è vissuta, diciamo, con una certa flessibilità.

Questi sono tutti temi veri. Il papa, che non ha paura, lancerà messaggi.

Ma bisognerà stare ad ascoltarlo con attenzione e onestà intellettuale.

© Copyright Europa, 19 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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