mercoledì 18 marzo 2009
Il Papa: la Chiesa lotta contro l'aids. L'Iman: la sua visita è una benedizione (Izzo)
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DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo bel servizio di Salvatore Izzo:
PAPA: CHIESA LOTTA CONTRO AIDS; IMAM, SUA VISITA E' BENEDIZIONE
Salvatore Izzo
(AGI) - Yaounde', 17 mar.
La risposta del Papa sull'Aids, frettolosamente riassunta dai media, era completata invece dall'osservazione che "la realta' piu' efficiente, piu' presente e piu' forte nella lotta contro Aids e' proprio la Chiesa Cattolica con le sue strutture, i suoi movimenti e comunita'. Penso - erano state le parole del Papa - a Sant'Egidio che fa tanto nella lotta contro l'Aids, ai camilliani, alle suore a disposizione dei malati. Non si puo' superare il problema dell'Aids solo con i soldi, che pure sono necessari, se non c'e' anima che sa applicare un aiuto. E non si puo' superare questo dramma con la distribuzione preservativi, che al contrario aumentano il problema. La soluzione puo' essere duplice, l'umanizzazione della sessualita' e una vera amicizia verso le persone sofferenti, la disponibilita' anche con sacrifici personali ad essere con i sofferenti.
Questa - secondo Papa Ratzinger - la nostra duplice forza: rinnovare l'uomo interiormente, dargli forza spirituale e umana per avere un comportamento giusto e insieme la capacita' di soffrire con i sofferenti nelle situazioni di prova. Mi sembra la giusta risposta che la Chiesa da', un contributo importante". Un impegno riconosciuito dagli esponenti delle altre chiese e religioni presenti a Yaounde', che hanno voluto dare oggi il loro benvenuto al Pontefice.
"Nel Corano, il profeta Maometto ci raccomanda di accogliere bene gli stranieri, perche' spesso vengono in pace. Per noi, quindi, l'arrivo del Papa e' una benedizione", ha dichiarato il grande Imam di Yaounde', sceicco Ibrahim Moussa, al sito cattolico Zenit.org. In occasione dell'arrivo del Pontefice, lo sceicco Moussa ha rivolto un appello ai fedeli musulmani a "rispettare la religione degli altri e a unirsi per accogliere
questo grande uomo". Il leader islamico ha assicurato che i musulmani considerano il Papa "un grande Imam". "Preghiamo - ha aggiunto - perche' il suo soggiorno si svolga positivamente e torni a casa in pace". "Noi abbiamo una
buona considerazione di lui, e soprattutto conviviamo pacificamente con i fedeli cattolici. Di fatto, preghiamo l'unico Dio. I musulmani, quindi, sono contenti come loro di ricevere il Papa qui, nel nostro Paese".
Insieme ai responsabili della comunita' musulmana del Paese, la seconda per numero dopo quella cristiana, oggi hanno dato il benvenuto al Papa anche le comunita' protestanti. "L'arrivo del Santo Padre nel nostro Paese e' una grazia che non puo' lasciare un cristiano indifferente", ha sottolineato in particolare il reverendo Jean Emile Ngue', segretario generale del Consiglio delle Chiese protestanti del Camerun, che considera l'arrivo del Papa "un avvenimento di grande portata spirituale". Da parte sua, gia' sull'aereo che lo portava in Africa, il Papa ha voluto rendere omaggio a tutti i credenti dell'Africa. "Riconosciamo tutti che in Africa il problema ateismo quasi non si pone. La realta' di Dio e' cosi' presente che non credere in Dio o vivere senza Dio non e' una tentazione".
"E' vero - ha ammesso - ci sono anche problemi di sette. Noi non annunciamo come fanno loro un vangelo di prosperita' ma un realismo; la sobrieta' di vita cristina, non miracoli; ma siamo convinti che proprio questa sobrieta', un Dio fatto uomo, profondamente umano, che soffre con noi, da senso a nostra sofferenza, ha un orizzonte piu vasto e un futuro".
"Sappiamo - ha concluso - che queste sette non sono molto stabili.
Promettono prosperita', guarigioni, miracoli ma poi si vede che la vita e' difficile e un Dio umano che soffre per noi e' piu' promettente, piu' umano, di grande aiuto nella vita. E poi abbiamo la struttura delle Chiesa, non un piccolo gruppo che alla fine si perde. Una grande rete di amicizia che ci unisce, aiuta a superare il tribalismo e ad arrivare all'unita' nella diversita' che e' la vera promessa per il futuro".
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