mercoledì 11 marzo 2009

La lettera del Papa ai vescovi sulla revoca della scomunica ai Lefebvriani: un commento da leggere e meditare


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo commento (purtroppo anonimo) sulla lettera del Papa ai vescovi in ordine alla remissione della scomunica ai quattro vescovi ordinati da Mons. Lefebvre:

Le parole chiave sono: "Umile e forte. Il Papa parla e agisce".

Scopo del Papa è: contribuire alla pace nella Chiesa.

Egli constata: un invito alla riconciliazione con un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione si trasformò a causa della questione "Williamson" nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio – passi la cui condivisione e promozione fin dall’inizio era stato un obiettivo del suo personale lavoro teologico.

Il Pontefice parla come padre, come successore di Pietro che trova al centro del suo ministero il comandamento: "Tu conferma sempre i tuoi fratelli".

Il Papa scrive in positivo. Prende atto del fatto che nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio. E non ad un qualsiasi Dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai, il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine. Il vero problema in questo nostro momento della storia consiste per il Pontefice nella constatazione che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.

Ecco perché il suo amore, la sua carità per l'umanità lo spinge all'atto del perdono, della remissione della grave pena della scomunica, per alleviare la pena di coscienza di coloro che hanno chiesto la remissione, riconoscendo il loro profondo amore per Dio e la Chiesa, per il vangelo che portano nel mondo.

Poi è importante la questione della "dottrina"; constata il Pontefice che non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962, e che questo deve essere ben chiaro alla Fraternità di San Pio X.
Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa.

Dunque: chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive.

E qui subentra il "dialogo teologico", l'esigenza (che riguarda tutta la Chiesa) di riflettere su quelle radici, di occuparsi di una realtà come in concilio fuori dai luoghi comuni e di parole che sono solo capsule vuote, strumentalizzate di volta in volta e a piacere

E mi sembra che quest'ultimo sia il punto saliente.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

e se si aspettasse di leggere il testo per commentare?

Caterina63 ha detto...

"Tu conferma sempre i tuoi fratelli".

*******************************

faccio la pignola a questa frase dell'autore anonimo del testo perchè essendo virgolettata la si attribuirebbe a Gesù ^__^
ma non è così...
il termine "SEMPRE" non è nella frase originale e non potrebbe averla detta Gesù dal momento che mette Pietro a salvaguardia della Fede autentica ergo NON sempre si può confermare gli altri nella fede se questa NON è comune...^__^

Inoltre , la frase così postata, farebbe intendere che la Chiesa e i Papi di prima del Concilio avrebbero "inventato" la scomunica, ma non è così, la scomunica nasce proprio dalle parole paoline: "chiunque predicasse un vangelo diverso da quello da noi predicato SIA ANATEMA..." (Gal.1,8) ergo NON può essere confermato neppure da Pietro ^__^

Indubbiamente Pietro è chiamato a RIPORTARE LE PECORELLE NELL'OVILE non certo a farle uscire...^__^
da qui scaturisce il senso di CARITA' nell'atto della revoca...
Egli ha ricevuto il potere di LEGARE E SCIOGLIERE, sta al suo discernimento decidere per ciò che è meglio PER LA CHIESA...
sono piuttosto non pochi vescovi (i quali NON hanno l'autorità di Pietro, essi la esercitano CUM PETRO) ad aver disseminato ODIO E INSOFFERENZA VERSO LA FSSPX ma non solo loro, anche contro non pochi cattolici favorevoli alla Tradizione i quali sono stati emarginati dalle proprie parrocchie e dalle diocesi...dimenticando che i primi difensori della Tradizione dovrebbero essere loro stessi...

Attendiamo la Lettera, ma si eviti di INTERPRETARLA tirando ognuno l'acqua al proprio mulino...

la "pecorella smarrita" che è indicata NON LETTERALMENTE, ma secondo alcune interpretazioni date oggi tra Tornielli e il Foglio, nella Lettera del Papa, indicherebbe appunto la FSSPX ed è vero, ma la Lettera è indirizzata AI VESCOVI ergo a coloro che si STANNO OPPONENDO ALLE SCELTE DEL PONTEFICE...altrimenti il Papa non avrebbe avuto alcuna necessità di fare questo RICHIAMO...

La Lettera richiama principalmente I VESCOVI (è indirizzata a loro) e poi naturalmente anche all'attenzione della FSSPX per AIUTARLI ad evitare ulteriori spaccature, ergo un richiamo alla COLLABORAZIONE DI TUTTI...

Il Concilio è una realtà VIVA DELLA CHIESA per la quale la stessa FSSPX ha più volte detto e ridetto che è stata ACCETTATA...
Accettare il Concilio però, non è un tacere sugli abusi e sulla falsa ermeneutica denunciata dallo stesso Benedetto XVI davanti alla Curia nel dicembre 2005 ^__^
altrimenti qui si eleva il Concilio a DOGMA impedendo una sana riforma voluta dal Concilio stesso...

Anzi, siamo ad una riforma della riforma? Si potrebbe sperare e dire di SI! Utilizzando sempre QUEL CONCILIO che ancora deve essere applicato correttamente a causa di anni trascorsi ad inventare Liturgie e a fare esperimenti sulle varie pastorali...qualche settimana fa il card. Ruini AMMETTEVA E RICONOSCEVA IL FALLIMENTO DI ALCUNE PASTORALI SULLA FAMIGLIA, ma allora siamo capaci di riconoscere gli errori? ^__^


Questo vuole la FSSPX e questo dovremo volere anche NOI con Bendetto XVI che ci sta testimoniando con i fatti la strada giusta da percorrere...
se la FSSPX volesse di più, lo spiegasse alle varie Commissioni, è solo PARLANDOSI che si potrà sperare nella comprensione dei PROPRI ERRORI COMMESSI da tutte le parti...

Stare con il Papa NON significa "non sbagliare MAI" come una volta si diceva alludendo alla sua infallibilità^__^
significa che anche sbagliando CON LUI E RESTANDO CON LUI, la presenza ATTIVA DELLO SPIRITO SANTO CI RIPORTA SEMPRE SULLA STRADA GIUSTA....


Fraternamente CaterinaLD