mercoledì 10 giugno 2009

Il Papa all'udienza generale: fede e ragione non sono in contrasto, la conversione permette di cogliere il senso del sacro (Radio Vaticana)


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Il Papa all'udienza generale: fede e ragione non sono in contrasto, la conversione permette di cogliere il senso del sacro

E’ tornato a parlare Benedetto XVI - stamani all’udienza generale in piazza San Pietro - del rapporto tra fede e ragione. Il servizio di Roberta Gisotti.

Il dovere di discernere in modo appropriato su ciò che viene presentato come ‘auctoritas vera’: così raccomandava il teologo irlandese Giovanni Scoto Eriugena, vissuto nel IX secolo, le cui “stimolanti riflessioni” suggeriscono – ha detto il Papa – “interessanti approfondimenti” anche ai nostri giorni. Secondo lo studioso non è “vera autorità se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione”. Per cui “l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può contraddire una vera autorità”. “L’una e l’altra provengono” – sosteneva il pensatore irlandese – “dalla stessa fonte, che è la sapienza divina”. Ed è questa “ancora oggi la strada giusta - ha osservato Benedetto XVI – per una corretta lettura della Sacra Scrittura”.

“Si tratta infatti di scoprire il senso nascosto nel testo sacro e questo suppone un particolare esercizio interiore grazie al quale la ragione si apre il cammino sicuro verso la verità. Tale esercizio consiste nel coltivare una costante disponibilità alla conversione”.

“Conversione del cuore” – ha sottolineato Benedetto XVI – che deve progredire insieme alla “corretta analisi concettuale” della pagina biblica, sia di carattere cosmico, storico o dottrinale.

“E’ infatti solo grazie alla costante purificazione sia dell’occhio del cuore che dell’occhio della mente che si può conquistare l’esatta comprensione”.

Entriamo in un “cammino impervio ed entusiasmante, – ha spiegato il Papa - fatto di continue conquiste e relativizzazioni del sapere umano”, che “porta la creatura intelligente fin sulla soglia del Mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito”.

“In realtà l’intero pensiero di Giovanni Scoto – ha rilevato Benedetto XVI –è la dimostrazione più palese del tentativo di esprimere il dicibile dell’indicibicile Dio, fondandosi unicamente sul mistero del Verbo fatto carne in Gesù di Nazaret”, come si evidenzia in uno scritto del teologo irlandese “che – ha detto il Papa - tocca in profondità l’animo di noi credenti del XXI secolo”.

“Egli scrive: “non si deve desiderare altro se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di Lui. Questa infatti si dovrebbe ritenere causa unica di totale ed eterna tristezza”.

Tra i numerosissimi fedeli di ogni parte del mondo, presenti oggi in piazza San Pietro per incontrare il Papa, alcuni dei partecipanti alla “Maratona per la Pace” da Macerata a Loreto, che si svolgerà nella notte tra sabato 13 e domenica 14 giugno, accompagnati dai vescovi Claudio Giuliodori e Giancarlo Verrecica. Al termine dell’udienza Benedetto XVI ha acceso la torcia simbolo della manifestazione, indossando simpaticamente il cappellino bianco dei maratoneti.

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