venerdì 20 marzo 2009

Africa, continente della speranza. Il terzo giorno del viaggio apostolico in Camerun e Angola (Sir)


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Il Papa: "In presenza di sofferenze atroci, noi ci sentiamo sprovveduti e non troviamo le parole giuste. Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce, il silenzio rispettoso e compassionevole, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto, uno sguardo, un sorriso, possono fare più che tanti discorsi" (Discorso ai malati)

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PAPA IN AFRICA - Continente della speranza

Il terzo giorno del viaggio apostolico in Camerun e Angola

L’incontro con i rappresentanti della comunità musulmana in Camerun, avvenuto il 19 marzo nella Nunziatura apostolica di Yaoundé, ha aperto il terzo giorno del viaggio apostolico del Papa nel continente africano.
“Un segno eloquente – ha detto il Pontefice - del desiderio” di “cercare occasioni per scambiare idee su come la religione rechi un contributo essenziale alla nostra comprensione della cultura e del mondo ed alla coesistenza pacifica di tutti i membri della famiglia umana”. Nel suo discorso ai rappresentanti musulmani il Papa ha indicato “un compito particolarmente urgente” per gli uomini di religione, “aiutare gli altri a scoprire le tracce discrete e la presenza misteriosa di Dio nel mondo”. “Che l’entusiastica cooperazione tra musulmani, cattolici ed altri cristiani in Camerun – è l’auspicio conclusivo - sia per le altre nazioni africane un faro luminoso sul potenziale enorme di un impegno interreligioso per la pace, la giustizia e il bene comune!”.

Continente della speranza.

“Figli e figlie d'Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita”. L'Africa “è chiamata alla speranza attraverso voi e in voi! Con Cristo Gesù, che ha calpestato il suolo africano, l'Africa può diventare il continente della speranza”.
Così Benedetto XVI si è rivolto ai vescovi del Camerun e ai rappresentanti delle Conferenze episcopali d'Africa, ai sacerdoti e ai fedeli, durante la Messa in occasione della pubblicazione dell'Instrumentum Laboris della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi - che si terrà in Vaticano nel prossimo ottobre - presieduta nello Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé. Soffermandosi sulla crisi della famiglia e dei valori che investe anche il continente africano, il Papa ha esortato a “ridare senso all'accoglienza della vita come dono di Dio”. “Ogni essere umano, anche il più piccolo e povero – ha detto -, è creato ‘ad immagine e somiglianza di Dio’” e per questo “deve vivere!”.
Dopo la Messa, consegnando l’Instrumentum Laboris ai presidenti delle Conferenze episcopali nazionali e regionali di Africa e Madagascar, il Pontefice ha auspicato: “I lavori dell'Assemblea sinodale contribuiscano a far crescere la speranza per i vostri popoli e per il Continente nel suo insieme; contribuiscano ad infondere a ciascuna delle vostre Chiese locali un nuovo slancio evangelico e missionario al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.

Difensori della vita.

Salutando nel Centro card. Paul Emile Léger coloro che sono portatori di handicap, “coloro che nella loro carne portano i segni delle violenze e delle guerre” e ”tutti i malati”, specialmente “quelli che sono vittime di malattie come l’Aids, la malaria e la tubercolosi”, Benedetto XVI ha incoraggiato la Chiesa cattolica, “fortemente impegnata in una lotta efficace contro questi terribili flagelli”, a “proseguire con determinazione”. “Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce – ha detto - il silenzio rispettoso e compassionevole, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto” possono fare “più che tanti discorsi”. Ai medici l’esortazione a “mettere in opera tutto quello che è legittimo per alleviare il dolore” e “in primo luogo a proteggere la vita umana” dal suo concepimento fino alla sua fine naturale.

La fierezza di essere africani.

Incontrando i membri del Consiglio speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi, il Papa ha ripercorso le origini del cristianesimo in Africa e della sua espansione su tutto il continente. “Dio – ha detto - ha scelto il vostro continente perché diventasse dimora del suo Figlio”. Per il Papa, l’Africa “ha ricevuto una chiamata particolare a conoscere Cristo. Che gli Africani ne siano fieri!”. I nomi della riconciliazione, della giustizia e della pace risuonino in tutto il continente africano che “conosce purtroppo in molti luoghi conflitti, violenze, guerre e odio” ha quindi chiesto Benedetto XVI auspicando “una vera riconciliazione tra i popoli, le etnie, gli uomini”. “Nel contesto sociopolitico ed economico attuale del continente africano – ha poi aggiunto -, che cosa c’è di più drammatico della lotta spesso cruenta tra gruppi etnici o popoli fratelli”. “I conflitti locali o regionali, i massacri e i genocidi che si sviluppano nel Continente devono interpellarci in modo tutto particolare: se è vero che in Gesù Cristo noi apparteniamo alla stessa famiglia”, “che fa di noi figli di Dio, membri della Famiglia di Dio, non dovrebbero dunque più esserci odio, ingiustizie, guerre tra fratelli”. Il Papa ha ricordato l’appello del card. Bernardin Gantin, per “una Teologia della Fraternità, come risposta al richiamo pressante dei poveri e dei più piccoli” e ha quindi invitato i vescovi a realizzare “un’opzione preferenziale per i poveri”. “Essa – ha concluso - manifesta così che la situazione di disumanizzazione e di oppressione che affligge i popoli africani non è irreversibile; al contrario, essa pone ciascuno di fronte ad una sfida, quella della conversione, della santità e dell’integrità”.

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