lunedì 22 giugno 2009
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È stata segnata da momenti significativi la seconda parte della giornata trascorsa dal Papa a San Giovanni Rotondo, là dove quello spirito grande "afferrato da Dio", parla ancora oggi a chi ha la pazienza di raggiungerlo dove riposa o di provare ad ascoltarlo tra i gemiti di quanti, sofferenti, cercano sollievo nella Casa da lui voluta più di ogni altra cosa.
Il primo di questi momenti è stato vissuto proprio nell'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, da cinquantatré anni monumento all'amore, alla carità operosa, alla generosità. Oltre mezzo secolo di lacrime e di speranze, in ginocchio dinanzi alle tante croci quotidiane del dolore e della malattia. Questa è la storia dell'ospedale di padre Pio.
Era il 5 maggio del 1956 quando, su un piazzale gremito da migliaia di persone, il santo cappuccino presentava al mondo "la creatura che la Provvidenza ha creato", un luogo "di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrova con il Cristo crocifisso come un solo gregge con un solo pastore". Oggi quella singolare cittadella della carità, sorta ai piedi del monte Castellano e affacciata sui luoghi della straordinaria avventura spirituale del santo del Gargano, accoglie il popolo che, dei trascorsi cinquantatré anni, è stato autentico protagonista. Accoglie i malati, i disabili che qui, senza distinzione alcuna, trovano attenzioni e cure, conforto e dedizione senza limiti. Accoglie medici, infermieri, operatori sanitari con diverse mansioni, religiosi e religiose, volontari. Insieme costituiscono la grande famiglia che si è presentata all'appuntamento con il Papa in un singolare pomeriggio di prima estate, caratterizzato da pioggia a dirotto e sprazzi di sole. Come si conviene in una famiglia perbene, ognuno dei componenti si è presentato al Papa: l'arcivescovo D'Ambrosio, in qualità di presidente, il direttore generale Crupi, e Anna Daniele alla quale il destino ha mischiato le carte: da infermiera al servizio dei malati a malata essa stessa, oggi servita e assistita con un tale amore "da darmi la forza ha detto al Papa di affrontare serenamente il cancro, senza chiedermi perché abbia colpito proprio me". Ad Anna, e con lei a tutti i malati, Benedetto XVI ha ricordato che "la sofferenza fa parte del mistero stesso della persona" e ha chiesto a tutti i membri di quella grande famiglia, che costituisce l'anima vera dell'ospedale di padre Pio, di essere "una riserva di amore".
Infine l'incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e soprattutto con i giovani. Tutti insieme lo hanno accolto nello splendore della chiesa costruita da Renzo Piano.
Ciascuno ha incaricato un proprio rappresentante di parlare al Papa. Prima, per i sacerdoti, l'arcivescovo verso il quale i sangiovannesi non hanno perso occasione per dimostrare un affetto straordinario poi il ministro generale per i cappuccini e infine Maria Celeste Buenza e Luigi Gravina per quella grande platea di giovani che non ha cessato un solo istante di acclamare al Papa. Maria e Luigi comunicavano al Papa le loro gioie, le loro ansie, le loro attese. Sull'assemblea svettava uno striscione enorme sul quale i giovani avevano scritto il loro messaggio per il Papa: "Noi siamo con te".
Benedetto XVI ha avuto una parola per tutti. Ha esortato i sacerdoti a non arrendersi dinanzi ai confessionali vuoti e a cercare l'uomo con ogni mezzo per riportarlo alle origini, cioè a Cristo. Ai religiosi - dopo che in mattinata aveva raccomandato loro di non farsi distrarre dall'attivismo - ha chiesto di non lasciarsi prendere dallo scoramento dinanzi "all'affievolimento e persino all'abbandono della fede, come accade nella nostra società secolarizzata". La forza la devono trarre dalla grande eredità spirituale del loro santo confratello, che, insieme al curato d'Ars, dovrà essere preso - come ha ricordato più volte il Papa nel corso della giornata riferendosi alle due grandi figure - come modello da seguire e da imparare a imitare lungo tutto l'Anno sacerdotale appena inaugurato.
Infine si è rivolto ai giovani con i quali ha voluto condividere le preoccupazioni per ciò che rischia di soffocare il loro tipico e sano entusiasmo "il fenomeno della disoccupazione". Il Papa ha denunciato la drammaticità della situazione di "non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d'Italia". "Non perdetevi d'animo - ha cercato di incoraggiarli -. Siate giovani dal cuore grande". E ancora: "La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa!". Quasi una promessa reciproca, un patto d'amore e di fiducia, l'ennesimo, tra il Papa e i giovani.
L'ultimo atto prima della partenza è stato la benedizione dei mosaici di padre Marko Ivan Rupnik nella nuovissima cripta della chiesa di San Pio. Si tratta di opere di straordinaria bellezza che vanno ad arricchire una maestosa realizzazione voluta per ospitare le spoglie di padre Pio.
(©L'Osservatore Romano - 22-23 giugno 2009)
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1 commento:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1338988
=)
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